martedì 13 marzo 2012

Cultura non pervenuta

Ma dov'è finito l'assessore alla Cultura del comune di Catania? Hanno abolito l'assessorato? Hanno abolito la Cultura tout court (non sia mai che la gente si evolve e pensa e se pensa vota e c'è il rischio che lo faccia secondo coscienza)?
No, perché io sono mesi che aspetto. Non foss'altro che per divertirmi un po', perché con le amministrazioni di centrodestra a Catania (e non solo) gli assessorati alla Cultura sono stati una vera e propria farsa, dal mortadellaro a Cicca Stonchiti che parlava solo in civitoto fino ad arrivare alla signora degli atelier diventata famosa per avere definito la mafia "un luogo comune" e poi dimessasi (ma restando consulente) ufficialmente a causa dei tagli ai fondi del suo assessorato ma a quanto sembra perché forse voleva anche la delega al Turismo. Ecco, io aspetto esattamente da un anno: da quando, il 10 marzo del 2011, Marella Ferrera si dimise. Periodicamente vado sul sito del comune, ma di un nuovo assessore alla Cultura - che dovrebbe significare una programmazione culturale articolata e non solo qualche mostra fotografica - non trovo traccia.
Ieri pomeriggio per un attimo avevo creduto che finalmente Catania potesse avere di nuovo un assessore quando è uscita la notizia che il sindaco, Raffaele Stancanelli, ha "rimodulato" la giunta e assegnato nuove deleghe. Peraltro, unica attività cerebrale registrata: di tanto in tanto, si sveglia dal suo coma amministrativo e rimodula. Cioè mette in atto una cosa a metà fra un minuetto e il gioco del 15 per - cristianamente - dar da mangiare agli affamati. L'ultimo balletto sembra sia servito a nominare assessore (e con deleghe pesanti: Lavori pubblici, Manutenzioni, Servizi cimiteriali e Protezione civile) l'avvocato penalista Giuseppe Marletta, ex Udc e ora Pid - il partito dell'ex ministro Saverio Romano, accusato di mafia -, già assessore provinciale ai tempi della presidenza Lombardo, nonché difensore nel processo Iblis dell'ex sindaco di Palagonia, Fausto Fagone, e del consigliere provinciale Antonino Sangiorgi, entrambi indagati per rapporti con i boss. Poi c'è un assessore alla Pubblica Istruzione, Sanità e randagismo (nel senso che uno, dopo avere studiato, se ne va a fare il cane randagio perché lavoro non ce n'è) e una al Turismo e Grandi eventi. Ma di Cultura non c'è traccia, non pervenuta. Del resto, come ebbe a dire l'ex ministro Giulio Tremonti, "di cultura non si vive". Di cemento invece sì.

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