mercoledì 16 novembre 2011

Piccolo grande uomo, Partigiano della Costituzione

Non mi piace, non mi pace per niente questa storia. E' un crescendo e sembra che l'unico pericolo per il nostro Paese non sia la crisi, la disoccupazione, la povertà, la mafia, ma chi la mafia la combatte.
Ancora una volta Antonio Ingroia è sotto il tiro di un fuoco incrociato da parte di politici e mafiosi ma perfino dai suoi stessi colleghi e fa impressione che due notizie riguardanti uno dei magistrati più seri e maggiormente impegnati nella lotta alla mafia, l'allievo preferito di Paolo Borsellino, escano a poche ore l'una dall'altra: la prima riguarda l'apertura di un fascicolo nei suoi confronti da parte del Csm per la sua partecipazione al congresso nazionale dei Comunisti italiani e per il suo intervento nel quale si dichiarava - come dovrebbe essere fisiologico per ogni magistrato - "Partigiano della Costituzione"; l'altra si riferisce al ritrovamento di fili elettrici e di una centralina nel Palazzo di Giustizia di Palermo nella stanza del magistrato Lia Sava - anche lei in prima linea nello scoprire i rapporti fra mafia, politica e affari -, dove fino a non troppo tempo fa aveva il suo ufficio anche Ingroia. Tentativo di piazzare una microspia o intimidazione (queste le due ipotesi subito avanzate), ciò che è chiaro è che un magistrato come Ingroia (o come la Sava o i loro colleghi che non smettono di fare il loro lavoro con impegno, passione e dedizione) fa paura a chi fa affari con la mafia, a chi grazie alla mafia trae benefici politici, alla mafia che grazie a politici e imprenditori corrotti espande il suo potere sul territorio.
A questi Ingroia non piace, certo, e basta spigolare fra le notizie dei mesi passati per trovare una sfilza di attacchi nei suoi confronti da parte di esponenti del centrodestra (e non è colpa mia, né di Ingroia, se quelli indagati per rapporti con la mafia stanno quasi tutti da quella parte), a partire dal semisconosciuto Giuseppe Ruvolo - esponente dell'Udc e poi del Pid di Ribera, che si scagliò lancia in resta contro Ingroia prima per sentenziare l'innocenza di Totò Cuffaro, condannato a sette anni in via definitiva per favoreggiamento aggravato alla mafia, e poi per difendere l'ormai finalmente ex ministro Saverio Romano dall'accusa di avere rapporti con i boss - fino al capogruppo del Pdl alla Camera, il piduista Fabrizio Cicchitto, che ne ha chiesto le dimissioni definendolo "un tribuno della plebe che arringa la folla" proprio per il suo intervento al congresso del Pdci.
In mezzo, stuoli di parlamentari e giornalisti servi che vorrebbero fargli la pelle. E adesso - quello che fa orrore - pure i suoi colleghi, quelli che dovrebbero fargli scudo con i loro corpi, lo fanno passare dalla parte dell'imputato, ben sapendo quanto possa essere rischioso lasciare da solo un magistrato come Ingroia. Non tutti i suoi colleghi, per fortuna ("Sono convinto che in certi momenti in cui l'effettivo rispetto di alcuni principi costituzionali è messo in pericolo anche da progetti di riforma in materia di giustizia - ha detto il presidente della giunta dell'Anm di Palermo, Nino di Matteo -, sia non solo un diritto, ma un preciso dovere di ogni magistrato denunciare pubblicamente quei rischi"), e non certo le persone per bene e i siciliani, che conoscono il valore di questo piccolo grande uomo e non permetteranno che qualcuno lo faccia diventare un bersaglio mobile.

4 commenti:

  1. E se cominciassimo noi cittadini a fare esplicite minacce nei confronti di mandanti e sicari della delegittimazione di Ingroia ? Se sempre più persone si dichiarassero disposte dichiararsi pronte a ripagare con la stessa moneta uno o più dei tanti politici, piduisti, giornalisti, servi, eccetera che si sono prestati al massacro nel caso in cui venisse torto anche un solo capello a qualsiasi magistrato faccia il proprio dovere contro la mafia ?
    Se dichiarassimo tutti ad alta voce: chi tocca Ingroia muore ?

    RispondiElimina
  2. Azz, mi scuso per quel "dichiarassero di dichiarare", ma sono talmente indignato che mi si sono accavallati i pensieri. Però se non iniziamo noi a farci sentire in maniera forte, i piduisti l'avranno sempre vinta

    RispondiElimina
  3. No, non sono d'accordo: i sistemi di mafiosi e massoni non mi piacciono e non credo affatto che dovremmo adottarli anche noi. Noi, invece, dobbiamo stargli accanto e, anzi, intorno, a proteggerlo. La nostra forza è nell'onestà e nelle idee e lui deve sapere di avere tanta gente intorno a sé.

    RispondiElimina
  4. E' un pensiero molto nobile, ma non credo che il potere si faccia spaventare da vicinanze generiche, soprattutto un potere che almeno finora ha potuto contare sull'indifferenza di tanta gente altrimenti per bene. Magari sono io ad essere pessimista, ma se sempre più persone delegano ad altri il potere di decidere disertando le urne, o votando con la pancia con argomenti del tipo "Berlusconi è troppo ricco per rubare" o "almeno non va a trans" non possiamo lamentarci se poi ci troviamo Monti al governo e la mafia pensa di rialzare la testa. Se la maggioranza non è interessata a difendere la democrazia almeno con un voto civilmente informato, prima o poi ce la scipperanno. E a quel punto avremo voglia a gridare contro il furto del 25 aprile. Forse non c'è abbastanza gente onesta, e dopo i cicchitti al governo è probabile che ce ne sia ancora meno.
    Forse è solo pessimismo della ragione, sarei il primo a rallegrarmi di avere torto.
    Saluti

    RispondiElimina