mercoledì 27 luglio 2011

Costituzionalmente omofobi

A volte i politici italiani mi sembrano quei bambini che, essendosi ingozzati di Nutella ed essendo stati costretti a correre in bagno, quando la mamma scopre il barattolo vuoto dicono che dev'essere stato il gatto e loro non ne sanno niente. Poi si scopre che un gatto in famiglia non c'è e allora il piccolo ingordo dà la colpa al cane, anche lui mai entrato in quella casa, e via via al canarino, al pesce rosso, alla tartaruga fino agli scarafaggi e alle formiche.
Arrampicarsi sugli specchi: è quello che hanno fatto e fanno sistematicamente per giustificare una porcata. E dunque il partito dell'immaginazione perversa al potere - e in particolare due suoi esponenti, particolarmente portati a questo tipo di esercizio fisico che vorrebbe giustificare l'ingiustificabile - si è profuso in una serie di motivazioni tragiche ma non serie. L'ultima puttanata messa a segno ieri alla Camera da un ampio schieramento di fascisti, democristiani, nazisti e baciapile - ai quali è stata affidata la gestione della succursale del Vaticano - è stato l'affossamento della legge contro l'omofobia (che prevedeva un'aggravante per i reati penali, se commessi nei confronti degli omosessuali), che questi fascisti, democristiani, nazisti e baciapile, sempre pronti a fare della Costituzione italiana lo stesso uso che Bossi fa della bandiera - da quando negano il lavoro a quando portano la guerra nel mondo -, hanno motivato innanzitutto invocando la Carta fondamentale, con la quale hanno impacchettato e infiocchettato l'ennesima discriminazione nei confronti dai gay. "Ci ha guidato il principio di uguaglianza di tutti davanti alla legge", ha spiegato soddisfatto il presidente dell'Udc, Rocco Buttiglione. Chissà com'è che, quando si tratta di consentire l'autorizzazione a procedere per un parlamentare, i muri li scalano anche a testa in giù pur di farlo diventare più uguale di altri davanti alla legge. Non contento, l'integralista cattolico padre di quattro figlie (non lo fo per piacer mio, ma per far piacere a dio), ha spiegato che "Questa legge nasce sulla base culturale della cosiddetta 'discriminazione positiva': si attribuiscono cioè ad alcuni cittadini più diritti che ad altri, perché si ritiene sia un risarcimento per torti del passato, o perché si vuole favorire uno stile di vita giudicato positivo o da diffondere". Dopo di che, il talebano del crocifisso ci ha messo il carico, ammonendo che bisogna "stare attenti a non fare la propaganda a uno stile di vita omosessuale". Propaganda? Ma cos'è, una questione di marketing? Del resto, già aveva fatto (se possibile) peggio, qualche mese fa, su una vicenda analoga, il bulldog del Pdl, Carlo Giovanardi, anche lui tirando per i capelli la Carta Costituzionale, per il manifesto Ikea con la famiglia gay: "Offende la Costituzione", aveva tuonato, ribadendo che "la famiglia è una società naturale fondata sul matrimonio". Oltre che sulle corna. Ma chissà se gli è mai venuto in mente di sollevare un'eccezione di incostituzionalità nei confronti di Cosa nostra che di quel termine - famiglia - fa un tale abuso da giustificare in suo nome persino le stragi.
Ma, tornando all'omocidio della legge sull'omofobia, campionessa di arrampicamento sui muri senza rete è stata la vestale del cilicio, la pecorella smarritasi nel Pd e la figliola prodiga ultimamente ritornata a casa nell'Udc, Paola Binetti, che ha motivato l'affossamento della norma perché conteneva "l'idea di creare una categoria a parte, quella dei gay" mentre invece - pensate quant'è politicamente corretta! - sarebbe necessario "creare un clima di rispetto e accoglienza nei confronti degli omosessuali". Peccato (!) che, per la Binetti, gay sia sinonimo di pedofilo: non era stata proprio lei, due anni fa, quando il Vaticano ipotizzò test psicologici per gli aspiranti preti allo scopo di individuarne tendenze omosessuali e quindi escluderli dal sacerdozio, a giustificare questa decisione con il fatto che "proprio recentemente si è verificata la situazione drammatica dei preti pedofili"?

Nessun commento:

Posta un commento