venerdì 15 aprile 2011

Après lui, le déluge

L’avrà detto? Non l’avrà detto? L’avrà detto in italiano ed è stato frainteso perché il traduttore simultaneo ha tradotto fischi per fiaschi? L’avrà detto in inglese e, siccome il suo è un inglese maccheronico, il cronista britannico non ha capito? Avrà detto “al nano” e il suddetto cronista britannico, debole d’udito, ha capito “al fano”? Era un ballon d’essai per vedere di nascosto l’effetto che fa?
E chi lo sa. Neanche una schiera di oracoli della sibilla cumana, di presaghi, auspici e aruspici, di lettori di fondi del caffè, di carte e di linee della mano, di maghi con la palla di vetro, di indovini e previsori del tempo (per non parlare di psicologi, psichiatri e psicanalisti, che hanno già gettato la spugna da un pezzo), può dire con certezza cosa passi per la testa a Berlusconi quando fa dichiarazioni, come quella – appunto – rilasciata alla stampa estera per annunciare il suo futuro ritiro dalla politica, l’investitura di Angelino Alfano come nuovo leader del Pdl e la propria ambizione a ricoprire il ruolo di “padre nobile” del centrodestra.
Ora, a parte quest’ultima affermazione doppiamente inquietante sia con riferimento al termine di padre (pedofilo?) sia relativamente alla cosiddetta nobiltà (e miseria?), innanzitutto lui non ha detto quanto sia futuro il suo futuro ritiro dalla politica. E, siccome è convinto di essere immortale, può darsi che per lui il pensionamento sia fra quarant’anni: così, superato Mussolini, oltre ad essere il premier più perseguitato dalle procure di tutto il mondo e il miglior presidente del consiglio degli ultimi centocinquant’anni, sarà anche il dittatore più longevo del sistema solare – battendo il suo compagno di merende Muhammar Gheddafi - e lo scriveranno nel guinness dei primati, cosa che lo fa andare in brodo di giuggiole. Nel frattempo Angelino Alfano sarà un ottantenne con l’alzheimer, dunque non più in grado di governare, forse persino ricoverato in una casa di riposo per anziani, sicché il piccolo dittatore potrà uscirsene nominandolo simbolicamente – a mo’ di ringraziamento – alla guida del partito. Ma intanto l’obiettivo primario sarà stato raggiunto. E forse è inutile che commentatori e politologi si affannino nelle interpretazioni. Sapete che c’è? Forse non è nemmeno la presidenza della Repubblica che gli interessa.
E’ sufficiente un codice a sua immagine e somiglianza. Perciò ad Angelino si fa vedere il premio finale in modo che, passo dopo passo, glielo cucia addosso quell’abito che chiamano riforma epocale della Giustizia. Già un bel pezzo è pronto, ma – step by step – Angelino lo completerà, con il miraggio della leadership. Alla fine tutte le leggi saranno state cancellate e ci sarà solo una legge: il dittatore potrà rubare, corrompere, non pagare le tasse, possedere tutti i mezzi di comunicazione di massa, licenziare tutti i magistrati, nominare senatore il proprio cavallo e deputata la propria troia, violentare le minorenni, e nessuno potrà metterlo sotto inchiesta, indagarlo, condannarlo e nemmeno esprimere giudizi morali. Vietato criticare, vietato pensare. Così non ci sarà nemmeno bisogno di fare il presidente della Repubblica. Ma sai quanto gliene frega! Importante non essere arrestato per i prossimi quarant’anni. Après lui, le déluge.

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