Quanto sono larghe le spalle di un bambino di tre anni? Voi lo sapete? Io sono andata a controllare su quei siti che ti danno tutte le misure per cucire un vestitino a casa: le spalle di un bambino di tre anni sono larghe una ventina di centimetri, millimetro più millimetro meno. Prendete un righello, se non avete a portata di mano un bambino, e guardate con i vostri occhi quanto possono essere pochi venti centimetri. Non sono spalle per sollevare pesi quelle di un bambino di tre anni, nemmeno quando il bambino è tutto intero e le spalle sono ben nutrite e tornite: mettiamo un bambino occidentale, di famiglia agiata, che già fa piscina e allena i muscoli.
Poi c’è un bambino che viene dalla Libia, fame, guerra, detenzioni, salvato insieme ad altri 39 naufraghi dalla nave Alan Kurdi della ong Sea Eye: ha tre anni (proprio come il bimbo siriano morto annegato a cui l’imbarcazione è intitolata), ha più o meno anche lui una ventina di centimetri di spalle, ma un c’è un problema: di quello spazietto che si misura con un righello metà è squarciato da una ferita. Dieci centimetri di ferita alla spalla provocata da un’arma da fuoco proprio in Libia. Dieci centimetri. Tre anni. Mentre Salvini prende e mostra le proprie misure da macho impotente facendo lo sguardo truce e impedendo (ancora una volta) di sbarcare nei porti italiani ai quaranta naufraghi salvati da Sea Eye che preferirebbero annegare pur di non tornare in Libia, c’è un bambino di tre anni che sulle proprie spalle porta tutto l’orrore del mondo.
Forse dovrebbe bastare questo a qualunque essere umano per vergognarsi di esistere. Forse dovrebbe bastare questo per fare svegliare un intero paese e dire che no, noi sulle nostre spalle il peso di tutta questa cattiveria non vogliamo più portarlo.
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