Un’anziana signora di quelle che spacciano per diritti i loro privilegi non sempre eticamente sostenibili era ferma da mezz’ora in un parcheggio nella sua auto con il condizionatore a palla. Scesa dalla macchina per incontrare qualcuno, non era stata minimamente sfiorata dal dubbio che forse lasciare acceso l’impianto in sua assenza potesse essere un po’ esagerato. Mi avvicinai e le chiesi di spegnere. Mi rispose di no. Replicai: «Inquina». La sua risposta fu spiazzante, una botta in testa, una coltellata in pieno petto, un aerosol caricato a monossido di carbonio: «E che me ne frega: importante che stia bene io». Così, come se non avesse figli, nipoti e addirittura pronipoti. Come se la sua famiglia non avesse già pagato all’inquinamento il più insopportabile dei prezzi.
Ogni volta che ripenso a quella scena mi viene in mente Taranto, l’Ilva, la famiglia Riva. I Riva che hanno ammazzato l’ambiente, gli operai dello stabilimento, gli adulti e i bambini che abitavano in zona, e gli animali che respirano quel fumo nero e pesante: tutto in nome del profitto, dell’arricchimento qui e ora. Come se anche loro non dovessero respirare quella stessa aria, come se non avessero figli, nipoti e pronipoti: condannati a morte appena nati.
Chissà quanti anni, decenni, forse secoli ci vorranno – ammesso che ci sia la volontà – per restituire l’azzurro al cielo di Taranto. E chissà quanto ci vorrà prima che si possa riparare il danno fatto dalle industrie, dalla benzina delle nostre auto, dal gasolio per il riscaldamento, da quegli obbrobri estetici ed ecologici attaccati sui muri di palazzi ai cui balconi non fioriscono più le piante. Chissà quanto tempo passerà prima che le vecchie generazioni si rendano conto del disastro. Ottusi, egoisti, sordi e ciechi, il cervello obnubilato dallo smog, continuiamo a prendere a martellate l’ambiente pur di non rinunciare nemmeno a un briciolo dei nostri effimeri privilegi. Per questo le nuove generazioni ci disprezzano, perché spesso quelli diopatriaefamiglia che definiscono l’aborto un crimine non si fanno scrupolo di abortire i loro figli facendogli respirare la merda pur di accumulare strati di denaro, perché dovranno pagare il prezzo della nostra vita smodata e irresponsabile. Per questo si stanno mobilitando in tutto il mondo e domani faranno sciopero per il Global Strike for Future: saranno marea e saranno rivoluzione, saranno una nuova Resistenza contro i guasti del capitalismo. Non è un caso se questi ragazzini, nostri figli, nostri nipoti, hanno realizzato per l’occasione un video con le loro parole d’ordine cantate sulle note di Bella ciao.
E noi dovremo esserci. Io ci sarò: lo devo a Greta, questa ragazzina buffissima che somiglia a Pippi Calzelunghe e che con la forza delle sue idee ha sollevato un problema molto più pesante di un cavallo à pois; lo devo a Ludovico e Jacopo, lo devo a tutti i bambini che non hanno chiesto di nascere e almeno potremmo usargli la cortesia di farli crescere in un mondo meno schifoso, dove vivere non significhi rischiare la vita.
Nessun commento:
Posta un commento