domenica 5 agosto 2018

Il cliente ha (quasi) sempre ragione

Entro a comprare una lampadina. Prima di me c’è una signora che sta provando a farsi fare due euro di sconto su una cucina che ne costa 27. Sapete, di quelle a quattro fuochi, appena qualcosa di più di un cucinino da campeggio. 
Lo ha chiesto gentilmente lo sconto, eppure la proprietaria del negozio ha risposto in maniera aggressiva (ma il cliente non aveva sempre ragione? Anche perché potrebbe tornare) finché la signora se n’è andata, a testa bassa, come se dovesse scusarsi di qualcosa, magari di essere povera. Solo dopo che la signora era uscita e si era allontanata, la vigliacca le ha gridato dietro l’esortazione che da qualche tempo, da nord a sud, più  di quanto non facciano storia geografia e lingua, fa l’Italia unita: «Tornatevene a casa vostra!».
Sì, la signora era nera ed evidentemente secondo la commerciante, proprio per il colore della sua pelle, non aveva diritto di chiedere lo sconto come tutti gli altri.
Io sono rimasta lì come una scema. Umiliata. Impietrita. Inebetita. Resa impotente da tanta malvagità. Ho solo deciso fra me e me che lì non ci avrei mai più messo piede, ma dalla mia bocca non è uscita una sola parola. Eppure avrei voluto urlare. La rabbia, la paura, l’indignazione a volte paralizzano. Non posso non pensare alle donne violentate o molestate: non ha urlato – dice qualcuno -, non ha chiesto aiuto, si vede che le piaceva. E invece no. E invece vuol dire che il terrore ti toglie il respiro e la parola. Non sembri eccessivo il paragone, perché quella che ha dovuto subire quella signora (e io con lei, che ho assistito) – immotivatamente – è stata una violenza, tanto più cattiva in quanto gratuita, assurda. In fondo, non aveva fatto altro che quello che fanno tutti entrando in quel negozio nel cuore del mercato di una città del Sud, una di quelle città da cui si emigra da secoli e bisognerebbe essere più empatici: lì si contratta. Lo fanno tutti. Perché lei non avrebbe dovuto?
È passato più di un mese ma non riesco a darmi pace: incazzata con la commerciante, ancora più incazzata con me stessa per non aver avuto la forza di reagire. Mi sento una stronza, per non aver difeso quella signora e la nostra stessa umanità. E perché non riesco a capire quand’è successo che siamo diventati così cattivi, che abbiamo fatto saltare tutte le regole della civile convivenza. Persino quella – opportunista – del cliente che ha sempre ragione.

2 commenti:

  1. Forse una risposta positiva a quesuanto accaduto è di darci il nome del negozio

    RispondiElimina
  2. Ti capisco proprio, la violenza di ogni tipo destabilizza anche me. Che resto lì come un'idiota e mi tormento dopo per non aver saputo reagire. In che schifo di mondo dovranno vivere i nostri bambini?

    RispondiElimina