Una volta si diceva «non sparate sulla Croce rossa». Un paradosso, impensabile e assurdo. Almeno finora. Leggo su un blog in cui viene illustrato il significato di alcuni modi di dire che questo indicava «una delle azioni più vili che poteva essere compiuta durante la guerra»: «Sparare sui soccorritori – c’è scritto – significava andare a colpire delle persone disarmate, innocue all’altro esercito e impegnate nel salvare vite umane. Chi si macchiava di questa colpa era disprezzato come uomo, prima ancora che come soldato».
Ecco, Matteo Salvini l’ha fatto, sia pure metaforicamente, abbattendo l’ultimo muro rimasto contro la crudeltà: il Ministro dell’Interno, uno “statista”, ha interrotto un suo comizio al passaggio di un’ambulanza e si è sentito spiritoso pronunciando queste parole: «Un attimo che c’è l’ennesimo rosicone di sinistra che non riesce a digerire».
Ecco, veda, signor ministro delle interiora, su quell’ambulanza ci poteva essere lei o un suo parente, magari uno dei suoi figli che chiama sempre in ballo quando cerca inutilmente di rendersi credibile, e con lei o con chiunque fosse là dentro è realistico che ci fosse tutta l’angoscia e il carico di sofferenza che si porta dietro un’ambulanza, dalla preoccupazione di medici e infermieri di non riuscire a salvare una vita umana al dolore di un cuore o di una gamba spezzati, all’angoscia dei familiari. Non c’è nemmeno bisogno di averlo provato, per sapere quanto un’evenienza simile possa far stare male. Io sto male anche soltanto a sentire la sirena dell’ambulanza, a immaginare cosa sta accadendo là dentro. Ma lei, con quella presunta battuta di spirito, ironizzando e facendo sciacallaggio mediatico sul dolore altrui, ha dimostrato ancora una volta (ma non è che ce ne fosse bisogno) quanto lei possa essere malvagio in maniera gratuita – roba che neanche in guerra, appunto – e quanto lei non sia all’altezza del ruolo che ricopre. Anche perché di solito uno non è che chiami l’ambulanza per sport: forse non lo sa, ma ci dev’essere un motivo davvero grave per farlo e lei, sparando sulla Croce rossa, merita di essere «disprezzato come uomo» prima ancora che come esponente delle istituzioni, quelle che una volta si scrivevano con la I maiuscola e che ora, con gente come lei al governo, meritano meno rispetto della merda.
Spero per lei che chi era dentro quell’ambulanza si sia salvato, perché in caso contrario lei andrebbe condannato per vilipendio di cadavere, articolo 410 del codice penale, da tre a sei anni di reclusione. In isolamento per di più, perché la cattiveria è una malattia grave e contagiosa (a giudicare da quelli che hanno applaudito). E non basta l’ambulanza.
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