Matteo Renzi ha telefonato a Samuele Schiavon per
ringraziarlo.
Schiavon è l’imprenditore veneto che ha assunto
Martina Camuffo, al nono mese di gravidanza, nella sua società di web designer.
L’ha assunta “malgrado” fosse incinta e una cosa del genere – come l’uomo che
morde il cane – in questo Paese fa notizia. E fa notizia nonostante sia ormai
chiaro a tutti che quello lì è un tipo di lavoro che puoi fare da casa: che tu
sia incinta, che sia costretto su una sedia a rotelle, che abbia trent’anni o
ottanta e, pensate un po’, persino se sei una cozza nel mondo dell’immagine
dove prima che le competenze conta l’aspetto. Martina è brava, Samuele l’ha
capito e l’ha assunta, facendo un favore a se stesso e alla sua azienda, tutto
qui.
In fondo ha fatto solo quello che dovrebbero fare
gli imprenditori – se fossero veri imprenditori e non padroni, cioè delle
bestie – quando devono assumere: valutare la competenza dei candidati e
scegliere quello o quella che può far aumentare il profitto.
Però Renzi ha telefonato a Samuele Schiavon e lo ha
ringraziato. Affrettandosi, naturalmente, a comunicarcelo dal suo profilo
Facebook. Ma a che titolo Renzi ha telefonato a Schiavon? In quanto segretario
del partito degli imprenditori? Lui precisa di averlo chiamato “come cittadino
italiano”, ma l’impressione è che lo faccia da presidente del consiglio che si
è allontanato momentaneamente e sia in attesa di ritornare. E infatti ci
racconta una favoletta elettorale - «ho pensato che una delle
più belle e meno conosciute novità del Jobs Act non sono solo i 602.000 posti
di lavoro in più in tre anni. Ma anche aver introdotto di nuovo il divieto
delle dimissioni in bianco, la squallida pratica contro le donne e contro la
maternità» -, dimenticando il 40% di giovani disoccupati, quelli che il lavoro
non lo cercano più, quelli che sono costretti ad emigrare in un altro Paese e
quelli che scelgono di emigrare dalla vita. Come Michele, il precario trentenne di Udine
che si è suicidato perché gli è «passata la voglia», come ha scritto nella lettera
in cui fra l’altro chiama esplicitamente in causa Giuliano Poletti, che di Renzi è stato (e continua ad essere) ministro del Lavoro. Non risulta che Renzi abbia telefonato ai genitori di
Michele, per scusarsi del fallimento delle politiche occupazionali del suo
governo.
E allora il sospetto è che c’è solo un
titolo in base al quale può avere telefonato a Samuele Schiavon: a titolo di sciacallo.
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