sabato 17 dicembre 2016

Qualità della vita, ma senza la vita

E poi dicono Udine. Bella città Udine. Città da visitare Udine. Ci sono foto che ti fanno venire voglia di prendere il primo aereo. Ci fanno pure i titoli dei giornali: Udine nella top ten della qualità della vita. La classifica del Sole 24Ore la mette al nono posto fra le città italiane e prima della regione Friuli Venezia Giulia.
Indicatori presi in esame? Naturalmente numero di imprese, tasso di disoccupazione, criminalità, e poi ancora ambiente, famiglia, welfare, integrazione, reddito.
Tutto a posto allora, tutto perfetto. E invece no, se proprio a Udine una ragazzina di scuola media è svenuta in classe perché non mangiava da due giorni e perché a casa non c’è l’acqua calda per fare la doccia: in una città dove negli ultimi quindici giorni le temperature sono andate da meno due a cinque.
Senti la notizia e pensi a una di quelle città del Sud dove - oltrepassato il centro, dietro le quinte del teatro, oltre la grande sceneggiata della città piena di turisti - c’è la miseria e la disperazione: come la mia città, dove il sindaco ridicolmente si vanta di quel posto conquistato risalendo da uno degli ultimi posti a uno degli ultimi posti. Senti la notizia e immagini dietro i bei monumenti di Udine, esattamente come dietro i bei monumenti di Catania, un tugurio con gli infissi quasi inesistenti e gli spifferi che ti gelano il cervello, dove magari vivono in dieci in due stanze, dove si alzano nel cuore della notte per fare la fila dietro la porta dell’unico bagno prima di uscire per qualche lavoro in nero che oggi c’è e domani chissà.    
Il preside ha detto che non è un caso isolato, che anche a Udine, città da top ten, ci sono bambini che si lavano con l’acqua fredda e non hanno i soldi per i buoni pasto della mensa scolastica. Anzi, ha aggiunto che negli ultimi anni i casi sono sempre più frequenti e che le famiglie non si affidano ai servizi sociali perché nemmeno sanno di avere questa possibilità. Ti si para davanti la scena di un film ambientato in un nebbioso sobborgo londinese dell’Ottocento, poveri a strati, malattie, cenci sdruciti al posto dei paletot, ma non è fiction: è la realtà di un Paese dove ci raccontano di una ripresa che non c’è e dove sembra che il problema principale di un governo sia la laurea di una ministra e non invece di essere la prosecuzione di un esecutivo di destra che ha fatto solo gli interessi dei padroni; è la realtà di un Paese governato da una forza politica che avrebbe voluto rimuovere la Costituzione pur di non rimuovere gli ostacoli economici e sociali come da articolo 3. Un Paese dove la vita è un lusso.
E dove, a guardar bene, ti accorgi che fra gli indicatori presi in esame dal Sole 24Ore o da chiunque si cimenti in questo genere di classifiche sulla qualità della vita ne manca uno: la vita stessa. Che è altro rispetto ai numeri.


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