Io un vago sospetto rispetto all'intera categoria già lo avevo, ma finalmente l'hanno certificato
anche i magistrati: la padrona è stronza. Cioè, non l'hanno detto così esplicitamente, ma il
concetto è chiaro. Non è la via giudiziaria al socialismo, però poco ci manca.
Insomma, siccome di socialismo in questo Paese non se ne vede l’ombra, ma
nemmeno di “semplice” democrazia, da quando c’è un governo che fa le leggi a
favore dei padroni e contro i lavoratori, a rendere giustizia, letteralmente,
agli operai ci hanno pensato i giudici. Che hanno preso di peso la suddetta
padrona e l’hanno mandata in pensione. Diciamo che è la via giudiziaria al
sindacalismo.
La signora in questione,
cavaliera del lavoro di quelli che si spaccano il culo (a proposito, ma non
sarebbe il caso di toglierglielo questo titolo che offende i lavoratori veri e
anzi di sopprimerla quest’ipocrita onorificenza?), si chiama Maria Cristina
Gilardoni, ha 83 anni ed è – anzi, era – la capa della Gilardoni Raggi X di
Mandello, un’azienda che produce macchinari per aeroporti e ospedali.
Ebbene, la signora - senza
nemmeno bisogno di casse integrazioni, mobilità, licenziamenti e jobs act vari
(roba da far morire d’invidia Renzi) - era riuscita a ridurre da 209 a 162 i
dipendenti che non ne potevano più di aggressioni fisiche e psichiche e avevano
preferito licenziarsi, pur senza avere alternative, piuttosto che continuare a
subire insulti, minacce, demansionamenti, procedimenti disciplinari immotivati,
lancio di oggetti e botte. E piuttosto che convivere con la depressione che a
quanto pare nel comune di Mandello, proprio a causa dei metodi criminali della
padrona, ha assunto dimensioni da epidemia tanto da far preoccupare pure il
sindaco.
Dopo decine di proteste
sindacali e denunce penali, una magistrata di Milano, Elena Riva Crugnola, ha
contestato alla cara nonnina il reato di maltrattamenti e l’ha sollevata
dall’incarico con effetto immediato, mettendo a dirigere l’azienda il figlio
della vecchia strega che era già stato direttore generale e si era dimesso
perché non condivideva i modi di fare della madre, accusata anche di
“distruzione di valore d’impresa” in seguito alla denuncia di un nipote/socio
che pure lui non ne poteva più.
Insomma la vecchia malvagia
è riuscita in “un’impresa” davvero difficile: rendersi odiosa agli occhi dei
lavoratori, dei sindacati, del figlio, del nipote, del sindaco e del paese
intero. Dovrebbero darle una benemerenza. Ah, vero, già gliel’avevano data. E
sapete chi gliel’aveva conferita fra gli applausi e la soddisfazione del mondo
imprenditoriale? Giorgio Napolitano: quello a cui sta sul culo la Costituzione
della Repubblica democratica fondata sul lavoro.
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