mercoledì 12 ottobre 2016

La via giudiziaria al sindacalismo

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Io un vago sospetto rispetto all'intera categoria già lo avevo, ma finalmente l'hanno certificato anche i magistrati: la padrona è stronza. Cioè, non l'hanno detto così esplicitamente, ma il concetto è chiaro. Non è la via giudiziaria al socialismo, però poco ci manca. Insomma, siccome di socialismo in questo Paese non se ne vede l’ombra, ma nemmeno di “semplice” democrazia, da quando c’è un governo che fa le leggi a favore dei padroni e contro i lavoratori, a rendere giustizia, letteralmente, agli operai ci hanno pensato i giudici. Che hanno preso di peso la suddetta padrona e l’hanno mandata in pensione. Diciamo che è la via giudiziaria al sindacalismo.
La signora in questione, cavaliera del lavoro di quelli che si spaccano il culo (a proposito, ma non sarebbe il caso di toglierglielo questo titolo che offende i lavoratori veri e anzi di sopprimerla quest’ipocrita onorificenza?), si chiama Maria Cristina Gilardoni, ha 83 anni ed è – anzi, era – la capa della Gilardoni Raggi X di Mandello, un’azienda che produce macchinari per aeroporti e ospedali.
Ebbene, la signora - senza nemmeno bisogno di casse integrazioni, mobilità, licenziamenti e jobs act vari (roba da far morire d’invidia Renzi) - era riuscita a ridurre da 209 a 162 i dipendenti che non ne potevano più di aggressioni fisiche e psichiche e avevano preferito licenziarsi, pur senza avere alternative, piuttosto che continuare a subire insulti, minacce, demansionamenti, procedimenti disciplinari immotivati, lancio di oggetti e botte. E piuttosto che convivere con la depressione che a quanto pare nel comune di Mandello, proprio a causa dei metodi criminali della padrona, ha assunto dimensioni da epidemia tanto da far preoccupare pure il sindaco.
Dopo decine di proteste sindacali e denunce penali, una magistrata di Milano, Elena Riva Crugnola, ha contestato alla cara nonnina il reato di maltrattamenti e l’ha sollevata dall’incarico con effetto immediato, mettendo a dirigere l’azienda il figlio della vecchia strega che era già stato direttore generale e si era dimesso perché non condivideva i modi di fare della madre, accusata anche di “distruzione di valore d’impresa” in seguito alla denuncia di un nipote/socio che pure lui non ne poteva più.
Insomma la vecchia malvagia è riuscita in “un’impresa” davvero difficile: rendersi odiosa agli occhi dei lavoratori, dei sindacati, del figlio, del nipote, del sindaco e del paese intero. Dovrebbero darle una benemerenza. Ah, vero, già gliel’avevano data. E sapete chi gliel’aveva conferita fra gli applausi e la soddisfazione del mondo imprenditoriale? Giorgio Napolitano: quello a cui sta sul culo la Costituzione della Repubblica democratica fondata sul lavoro.

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