domenica 7 aprile 2013

Zaia il contadino

Se non bastassero i sindaci e gli albergatori della Versilia (e come se non ci fosse niente di meglio da fare), ora pure il "governatore" del Veneto, Luca Zaia, ce l'ha con il meteo. O, meglio, con i meteorologi. E in particolare con quelli non padani, ai quali attribuisce il calo delle presenze durante le prime vacanze di primavera e contro i quali scaglia - e che altro? - fulmini e saette. Insomma, sembra che la gente abbia prenotato ma poi ci abbia ripensato. Ufficialmente a causa delle previsioni che davano pioggia. Magari, chissà, nel frattempo gli è arrivata una bolletta non prevista, una multa inattesa, una tarsu da capogiro, e ha preso la scusa del meteo per disdire. Guarda caso, prima la gente partiva pure con la pioggia; ora, dal 2008 all'incirca (data presunta e orientativa dell'inizio della crisi), la gente parte meno. E compra meno vino. Oggi i dati che arrivano dal Vinitaly ci dicono che, sempre da quell'anno, il consumo in Italia è calato del 14%. Ma i produttori di vino non è che se la prendono con Giove pluvio o con il global warming che forniscono acqua in quantità, dandoci un'alternativa analcolica e a basso costo. Anzi: loro hanno innovato, hanno diversificato i prodotti, in qualche modo hanno corretto la rotta e, anche se gli italiani sono alla canna del gas, sembra che il loro fatturato sia aumentato notevolmente perché vendono all'estero dove la crisi - in quanto globale - c'è pure, ma evidentemente non hanno avuto governi di merda come quelli che sono capitati a noi negli ultimi anni e il cui obiettivo primario sembra sia stato quello di affamarci. Zaia invece, diplomato enologo e che ha anche fatto il ministro dell'Agricoltura, sembra come quei contadini che bestemmiano il cielo perché piove troppo o troppo poco, facendo marcire il raccolto o non facendolo maturare, ma di più non fa. Nemmeno sfiorato dall'idea che nel mare in tempesta si deve fare qualcosa per non affogare: magari ridurre i prezzi degli alberghi (e dei ristoranti, dei musei e di tutte quelle cose che fanno turismo) rendendoli alla portata degli esseri umani e non solo di sultani e califfi. Perché sul turismo italiano piove, sì, ma piove miseria. E quella i meteorologi non possono prevederla.

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