giovedì 2 agosto 2012

Monti il globetrotter (con i soldi nostri)

Quando, dopo aver vissuto per anni a Roma, mio figlio decise di trasferirsi in Spagna, prima di partire fece il giro delle case - mamma, papà, nonna, zii (gli amici erano già forniti autonomamente) - e installò Skype nei computer di ciascuno di noi: "Così ci possiamo sentire senza spendere troppi soldi". Semplice buon senso di un giovane uomo al quale non è mai mancato niente di necessario e che conosce il valore dei soldi guadagnati nell'unico modo che nella mia famiglia (e ancora, per fortuna, in molte famiglie italiane) si riesca a concepire, cioè lavorando. E probabilmente è anche grazie a questo risparmio che, in un'occasione importante quale quella dei suoi trent'anni alcuni di noi hanno potuto prendere un aereo - con tutte le spese annesse: borsone da viaggio che non ti ricordi più dove hai messo l'altro, cosmetici formato ridotto, abbigliamento da orso polare che non userai mai più - e andare a festeggiare con lui. Perché vi dico questo? Perché poi uno accende il televisore per guardare il telegiornale e sente due notizie in fila: 1) che Mario Monti se ne va in Francia, poi a Helsinki e nei giorni prima era stato a Berlino e poi torna a Berlino e l'indomani se ne va in chissà che altro posto e ci dice che stiamo uscendo dal tunnel; 2) che in Italia ci sono due milioni e ottocentomila disoccupati. E ti girano. Perché non si capisce come fai a dirmi che stiamo uscendo dal tunnel quando ci sono due milioni e ottocentomila disoccupati e quando sai che questo governo se l'è presa e continua a prendersela con i più deboli e vorrebbe uscire dal tunnel aumentando le tasse universitarie dei fuoricorso (cioè quelli che spesso sono fuoricorso perché lavorano per mantenersi agli studi), ma non ha ridotto le spese militari, per esempio. E non si capisce perché se stiamo nella merda lui continua a fare il globetrotter con i nostri soldi con la scusa di farci uscire dalla merda. No, perché è chiaro che ogni viaggio che fai c'è da metter in conto il carburante per l'aereo, il costo della stanza d'albergo a 2.800.000 stelle, il codazzo, e poi ti devi comprare il dentifricio da viaggio che l'ultima volta hai dimenticato in hotel e la schiuma da barba, e il vestito buono, i calzini che non ti puoi mettere quelli bucati, fare risuolare le scarpe (beh, no, forse loro se le comprano direttamente nuove) e tutto il resto che probabilmente viene messo nel conto delle uscite (dal tunnel) di rappresentanza. Allora vi spiego una cosa semplice a voi professoroni con l'arroganza del capoclasse: invece di spendere tutti questi soldi (nostri) in viaggi che servono solo a risolvere i problemi delle banche ma non quelli dei cittadini e invece di tagliare i fondi alla Scuola e alla Giustizia, fatevi installare Skype da un nipote e le cose fondamentali per risanare l'economia ditevele così. Pensate, per esempio, quante figura di merda ci saremmo risparmiati ai tempi del pagliaccio di prima se i vertici internazionali li avessero fatti via Skype. Giusto per dirne una, il vecchio maniaco non avrebbe mai visto da dietro la Merkel ma solo a mezzobusto e ci saremmo evitati le sue battute mondiali da trivio (anche se non è affatto certo che ci avrebbe risparmiato quelle nazionali). E poi, ora che fa caldo, volete mettere il vantaggio di non dover stare vestiti dalla testa ai piedi, impeccabilmente e per tutto il giorno dovendo incontrare questo e quello? Potete fare come quel mio collega che d'estate teneva stabilmente sull'appendiabiti della redazione una giacca, una camicia e una cravatta. Arrivava in calzoncini corti e ciabatte, faceva tutto il lavoro preparatorio in tenuta da spiaggia e, al momento del tg, indossava la divisa da giornalista. Sopra la giacca e sotto praticamente in mutande. Che poi sarebbe una bella soddisfazione sapere che ogni tanto pure Mario Monti resta in mutande, con le sue braghette di tela bianche Perofil, dopo che ci ha ridotti tutti così.

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