lunedì 6 agosto 2012

Il bocconiano e il superenalotto

Fra le tante notizie sulla crisi messe in fila dai tg nazionali - calo degli acquisti, aumento di quanti preferiscono gli hard-discount ai supermercati di marca, caccia ai 2x3, crescita dei consumi di energia elettrica negli ultimi giorni che vuol dire che la gente in ferie non solo non parte, ma non va nemmeno al cinema o a prendere la pizza e se ne sta tappata a casa (facendosi venire l'artrosi cervicale e ammazzando l'ambiente con il condizionatore a palla) - ieri ce n'era una forse passata un po' più inosservata delle altre, sebbene rappresentasse la novità rispetto alla routine da economia del dopoguerra. Notizia metà buona e metà cattiva. La notizia è che la gente ha smesso di sputtanarsi i soldi al superenalotto: a giugno di quest'anno rispetto allo stesso periodo del 2011 c'è stato un calo di puntate del 25%. Vuol dire che casalinghe, pensionati, disoccupati (bastava entrare in una qualunque ricevitoria per rendersi conto che a giocare erano proprio i più disperati, chi pensava di risolverla così, chi sperava di aiutare i figli ad andare avanti per qualche tempo, chi all'idea di trovare un lavoro ci aveva già rinunciato da un po') hanno capito che dovevano smetterla di rischiare quei quattro soldi che avevano e vuol dire che il loro bivacco quotidiano non era ancora un "vizio". E questo è il pezzo di notizia "buona". L'altro pezzo, quello cattivo, ci fa pensare che forse gli italiani non hanno più nemmeno quei quattro soldi da giocarsi per sperare nella botta di culo che li faccia svoltare e soprattutto ci dice che non hanno più nemmeno la speranza di sperare in una botta di culo. E di questo dovranno ringraziare l'esimio professore, il grande economista salvatore della patria: quello che agli italiani non soltanto chiede "oro alla patria", ma ora gli ruba pure i sogni, piccoli sogni da economia del dopoguerra. Lo stesso grande economista che con i tagli di stipendi e pensioni e con l'Imu sulla prima casa anche per i poveracci l'economia l'ha sepolta in fondo al mare con una pietra al collo. Forse quando ci andava da studente il superenalotto non esisteva e quindi alla Bocconi non devono averglielo spiegato (e comunque lo capirebbe anche un analfabeta) che quei 40 milioni in meno di giocate in giugno sono 40 milioni in meno nelle casse dello Stato. Si faccia dare un consiglio, professore: torni a studiare. Ma studi la vita: vada a pagare le bollette, vada a fare la spesa al supermercato, paghi le tasse e il mutuo, ma lo faccia avendo a disposizione mille euro al mese. Che già sarebbe una botta di culo che manco al superenalotto.

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