Lo sapevate che in Italia l’infanticidio è punito con una pena minore rispetto all’omicidio? Da quattro a dodici anni in tutto se ammazzi un neonato, non meno di ventuno per gli altri casi. Segno che per il fascismo la vita di un bambino appena nato valeva ben poco. Sì, per il fascismo, perché il codice penale vigente nel nostro Paese è ancora quello: il famigerato codice Rocco del 1930. Modificato, certo, in qualche parte nel corso di quasi un secolo, ma evidentemente a nessuno è mai venuto in mente di cancellarlo e rifarlo nuovo. Cosa che invece avviene spesso per il codice della strada, che ciclicamente genera nei governi il bisogno compulsivo di stravolgerlo. In nome della sicurezza, ça va sans dire. E, in nome della sicurezza, dunque, ci si inventa lo specchietto laterale sinistro, poi lo specchietto laterale destro, poi le cinture, i freni con l’abs, gli air-bag, ora pure gli etilometri da installare in ogni locale pubblico. Perché ciclicamente qualcuno avverte il bisogno compulsivo di produrre specchietti, cinture, freni e dunque nuove auto in cui infilarci tutte queste cose di serie – salvo poi dare un calcio in culo ai lavoratori e “delocalizzare” dove ci sono schiavi più schiavi degli italiani – e garantirsi la propria sicurezza economica.
Ora, ricordate per esempio la Rocksoil? E’ l’azienda vincitrice della gara d’appalto per l’alta velocità che dovrà ridurre in briciole la Val di Susa. Ebbene, la Rocksoil è di proprietà dell’ex Ministro delle Infrastrutture Lunardi, quello che auspicava la convivenza con la mafia, e il sospetto che tutto questo sia stato fatto per favorirlo è forte. Sospetto che si insinua anche a sentir parlare di quella che oggi molti giornalisti definiscono “la rivoluzione” (mio dio, come siamo caduti in basso!) del codice della strada voluto dal governo Berlusconi, che fra l’altro prevede appunto l’installazione degli etilometri in ogni locale pubblico. Beh, a parte che alcuni studi ne sostengono l’inaffidabilità (detto in italiano, sarebbe una truffa), bisognerebbe guardare gli assetti societari delle aziende produttrici: sicuramente salterà fuori come azionista qualche ministro o parente di ministro che ringrazierà per il boom delle vendite. D’altra parte, bisogna capirli: per loro la famiglia è tutto.
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