Avete presente Qui, Quo e Qua?
Ecco: io ho un amico non immaginario, una specie di alter ego, con cui siamo
talmente in sintonia che pensiamo una cosa, ce la trasmettiamo telepaticamente
e forse persino geneticamente, muoviamo le labbra e la diciamo all'unisono con
le stesse parole e persino con la stessa punteggiatura, ciascuno di noi
ventriloquo dell'altro.
Però c'è una cosa su cui proprio
non riusciamo a metterci d'accordo ed è la mia ostinazione a voler declinare al
femminile le professioni esercitate dalle donne. Ogni volta è una battaglia e
lui, che pure non mette in discussione il termine femminicidio e la sua valenza
di genere (come invece fa questo stronzo del mio computer che me lo segna in
rosso) e che è molto politicamente corretto, perde la bussola. Stamattina, per
esempio, io ho pronunciato la parola "architetta" e me lo sono subito
detto da me che non si può sentire con tutti gli sbavamenti fantozziani che il
termine può suscitare in una mente maschile, ma lui non si è lasciato sfuggire
l'occasione per ribadire la sua idea: "Lo vedi quanto può
essere idiota questa presa di posizione... Inutile tra l'altro". Gli ho
detto che può essere inutile per lui e - sottinteso - i pochissimi altri cresciuti
a pane e femminismo, ma è indispensabile per farlo entrare in zucca a tutti quelli
che pur di negare dignità e parità alle donne si taglierebbero le palle a cui tengono
tanto, palle che nel loro retropensiero occorrerebbero ad una donna per
assurgere al rango di ministro, con la "o"; oppure che sfidano il
ridicolo e persino le leggi della natura affermando che "il ministro è
incinta". Quindi, se tanto mi dà tanto, "incinto", come Marcello
Mastroianni con annesse nausee e doglie in una commediola francese degli anni
Settanta.
Il mio amico mi ha chiesto di
scrivere qualcosa ed è per questo che cincischio da un po' su questo foglio
cercando di fare un discorso articolato per non ripetere le cose che dico
sempre e cioè che per certi mestieri considerati minori - maestra, infermiera,
segretaria - a nessuno ormai verrebbe in mente di negare la desinenza al
femminile, mentre sulle professioni "superiori" si esercita una sorta
di censura: un modo come un altro per negarne l'esistenza. In fondo, a pensarci
bene, è l'altra faccia della medaglia del discorso sulla mafia: chi ne nega
l'esistenza, lo fa per farci affari ed esercitare il potere proprio grazie alla
sua esistenza; chi invece nega l'esistenza di una professione declinata al
femminile, lo fa per non perdere potere. Sempre questione di potere è. E quindi
dovresti essere d'accordo con me. Per quanto poi certe ministre che ci sono
capitate in sorte negli ultimi tempi, appunto per il modo prevaricatorio e
classista con cui esercitano il potere, meriterebbero di essere chiamate
ministri.
E comunque mia nipote è architetta, fatevene una ragione e smettetela di sbavare. E Qua si chiama Qua anche se è un maschio.
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