martedì 3 maggio 2016

Questione di desinenze e di potere


Avete presente Qui, Quo e Qua? Ecco: io ho un amico non immaginario, una specie di alter ego, con cui siamo talmente in sintonia che pensiamo una cosa, ce la trasmettiamo telepaticamente e forse persino geneticamente, muoviamo le labbra e la diciamo all'unisono con le stesse parole e persino con la stessa punteggiatura, ciascuno di noi ventriloquo dell'altro.
Però c'è una cosa su cui proprio non riusciamo a metterci d'accordo ed è la mia ostinazione a voler declinare al femminile le professioni esercitate dalle donne. Ogni volta è una battaglia e lui, che pure non mette in discussione il termine femminicidio e la sua valenza di genere (come invece fa questo stronzo del mio computer che me lo segna in rosso) e che è molto politicamente corretto, perde la bussola. Stamattina, per esempio, io ho pronunciato la parola "architetta" e me lo sono subito detto da me che non si può sentire con tutti gli sbavamenti fantozziani che il termine può suscitare in una mente maschile, ma lui non si è lasciato sfuggire l'occasione per ribadire la sua idea: "Lo vedi quanto può essere idiota questa presa di posizione... Inutile tra l'altro". Gli ho detto che può essere inutile per lui e - sottinteso - i pochissimi altri cresciuti a pane e femminismo, ma è indispensabile per farlo entrare in zucca a tutti quelli che pur di negare dignità e parità alle donne si taglierebbero le palle a cui tengono tanto, palle che nel loro retropensiero occorrerebbero ad una donna per assurgere al rango di ministro, con la "o"; oppure che sfidano il ridicolo e persino le leggi della natura affermando che "il ministro è incinta". Quindi, se tanto mi dà tanto, "incinto", come Marcello Mastroianni con annesse nausee e doglie in una commediola francese degli anni Settanta.
Il mio amico mi ha chiesto di scrivere qualcosa ed è per questo che cincischio da un po' su questo foglio cercando di fare un discorso articolato per non ripetere le cose che dico sempre e cioè che per certi mestieri considerati minori - maestra, infermiera, segretaria - a nessuno ormai verrebbe in mente di negare la desinenza al femminile, mentre sulle professioni "superiori" si esercita una sorta di censura: un modo come un altro per negarne l'esistenza. In fondo, a pensarci bene, è l'altra faccia della medaglia del discorso sulla mafia: chi ne nega l'esistenza, lo fa per farci affari ed esercitare il potere proprio grazie alla sua esistenza; chi invece nega l'esistenza di una professione declinata al femminile, lo fa per non perdere potere. Sempre questione di potere è. E quindi dovresti essere d'accordo con me. Per quanto poi certe ministre che ci sono capitate in sorte negli ultimi tempi, appunto per il modo prevaricatorio e classista con cui esercitano il potere, meriterebbero di essere chiamate ministri.
E comunque mia nipote è architetta, fatevene una ragione e smettetela di sbavare. E Qua si chiama Qua anche se è un maschio.

Nessun commento:

Posta un commento