Molti anni fa una mia amica,
giovane e preparata insegnante di matematica in un istituto di suore, fu
licenziata perché le sante donne avevano visto sul giornale locale la sua foto
mentre partecipava ad una manifestazione della sinistra extraparlamentare. Vade
retro, comunista.
Chissà
se anche a lei avevano proposto un percorso di riabilitazione, magari una
terapia d'urto tipo elettroshock, affidandone il recupero alle abili mani di
democristiani e mafiosi.
Eugenia
Libratore (quanta ironia in queste due parole!), madre superiora dell'istituto
Sacro cuore di Trento, invece il percorso di riabilitazione, in alternativa al mancato
rinnovo del contratto, lo ha proposto a un'insegnante "accusata" di
essere lesbica: come si fa con un tossicodipendente in alternativa al carcere,
con un alcolista che ha distrutto la vita sua e dei suoi familiari, con chi ha
subìto un gravissimo incidente e rischia di restare handicappato per tutta la
vita.
E
in cosa consisterebbe, di grazia, la riabilitazione dalla lesbitudine? Possiamo
ipotizzare il percorso: prima fase, farle vedere foto artistiche di uomini
nudi; seconda fase, affidarla a un paio di camionisti lontani da casa da
settimane; terza fase, farla scopare tre volte al giorno prima dei pasti da un
prete africano. Al termine di un lungo percorso di mesi, come terapia di
mantenimento, attaccarla a un librat...pardon: a un vibratore.
A
parte che un percorso di riabilitazione, psichiatrico, andrebbe previsto per
chi vede le madonne e altri personaggi di fantasia, evidentemente la suora -
abituata a democristiani e mafiosi, e in più con l'arroganza di chi può
ricattare un lavoratore - era certa che tutto si sarebbe risolto nell'omertà.
Invece la prof ha denunciato l'interrogatorio subìto e la ricerca (morbosa?) di
dettagli da parte della superiora, sputtanandola.
Ora
la santa donna si difende con due motivazioni egualmente ridicole: questioni di
bilancio (le lesbiche, si sa, vengono pagate di più delle insegnanti
"normali") e poi che, essendo il suo un istituto religioso, lei deve
garantire che si seguano i dettami del cattolicesimo. In pratica, dice, a casa
mia faccio quello che voglio. Sì, certo, ineccepibile, ma intanto comincia a
pagarci l'Imu su quella e su tutte le case che avete in territorio italiano e
rinuncia ai contributi pubblici della provincia.
Aspettiamo
di sentire una parola chiara di condanna da parte del capo dell'ufficio
marketing del Vaticano.
Nell'attesa,
mi viene in mente Giorgio Gaber, quando cantava "La chiesa si
rinnova": in effetti, una volta discriminavano i comunisti ora emarginano
gli omosessuali.
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