venerdì 20 maggio 2011

Il Fatto e i comunisti

Caro Ilfattoquotidiano, ti do due notizie, una di carattere generale e l’altra più personale (anche se, credo, condivisa da molti). La prima è che in Italia esiste una formazione politica che si chiama Federazione della Sinistra, frutto di un faticoso e anche sofferto processo unitario fra due partiti comunisti, il Pdci e Rifondazione: una forza politica che oscilla fra il 3,5 e il 4% dei consensi ma che tu – in buona compagnia di Repubblica e altri giornali e tv – ignori sistematicamente e scientificamente, così come hanno fatto in maniera dolosa durante tutta la campagna elettorale i sondaggisti. E malgrado ciò, non sono riusciti a farci fuori. Per quanto, forse, sarebbe da prendere seriamente in considerazione l’ipotesi di fargli causa e farsi restituire i voti perduti a causa loro che ci davano perdenti o estinti.
La seconda notizia è che smetterò di comprarti, a malincuore, ma lo farò: perché mi sento offesa, umiliata e ferita, da elettrice comunista, per questa scientifica, sistematica e – lo ripeto – dolosa sottovalutazione dei voti comunisti. Il 4% dei voti, se qualcuno non lo avesse ancora capito, non è soltanto un numero: sono persone in carne ed ossa, con le loro idee, i loro desideri, i loro valori, le loro passioni, centinaia di migliaia di persone che hanno il diritto sacrosanto di non essere considerate invisibili.
D’altra parte (non credo di dover essere io a ricordarvelo), in questo Paese in anni passati ci sono stati partiti politici che, pur oscillando intorno al 3% dei consensi (prima che l’ambizione dei due maggiori partiti spacciasse per necessità di governabilità la voglia di fare man bassa di potere, fagocitando i voti degli altri con il trucco dei vari sbarramenti fra il 3 e il 5%), hanno pesato in maniera autorevole nella vita politica nazionale, qualcuno persino esprimendo il presidente del consiglio. Ricordate Spadolini? Il suo partito, il Pri, da quando io ho memoria politica e nel corso della prima Repubblica andava dal 2 al 4% dei voti; i Liberali (che non c’entravano niente con i libertini debosciati di governo) erano sugli stessi numeri; come pure il Psdi che addirittura diede all’Italia un presidente della Repubblica. E, ironia della sorte, questi tre che oggi verrebbero definiti “partitini” e ignorati in nome del bipolarismo a quel tempo furono chiamati a far parte di un governo pentapartito con lo stesso obiettivo perseguito oggi dal vostro giornale, da Repubblica, dalle tv di stato (?), dai sondaggisti, eccetera: fare fuori i comunisti.
Ora, io non pretendo per i comunisti un presidente del consiglio o della Repubblica (anche se mi permetto, sommessamente e lasciandomi andare a un po’ di campanilismo politico, di ricordare un ottimo ministro della Giustizia, di nome Oliviero Diliberto, mangiatore di bambini), ma fra la presidenza della Repubblica e il non essere cagati di striscio ne passa.
Ma forse oggi a dettare legge, anche per voi del Fatto, è l’audience: non tirano più i comunisti, con quelle loro vecchie “fisse” del diritto al lavoro, della difesa dei diritti dei lavoratori, della scuola pubblica, della legalità, dell’uguaglianza e pari dignità dei cittadini davanti alla legge e nella società. E’ uno dei principi fondanti della Costituzione italiana, la stessa alla quale – unica – voi affermate di rispondere ogni giorno confezionando il vostro giornale. Non è che dovreste dare una ripassatina all’articolo 3?

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