Mi capita spesso che giovani compagni o giovanissimi "amici" di Facebook mi chiedano di leggere i pezzi che stanno scrivendo per il giornalino di partito del loro comune o per quello della scuola e di dare loro il mio parere. Non mi sottraggo mai (anche se non mi ritengo una tale autorità in materia), ma li avverto subito che sono una gran rompicoglioni; che un "po'" con l'accento invece che con l'apostrofo o una virgola fuori posto mi fanno venire i capelli dritti tanto da somigliare all'omino delle matite Presbitero; che alla terza sgrammaticatura smetto di leggere perché mi girano a elica pure se hanno scritto la Divina commedia.
Però quando Selena mi ha mandato un messaggio su Fb per chiedermi di leggere l'articolo a cui stava lavorando le ho detto istintivamente di mandarmelo e ho dimenticato l'avvertimento: forse perché, dalle poche parole scambiate, avevo notato che in questa prateria sconfinata in cui ciascuno apre bocca e dà fiato - immolando la lingua italiana sull'altare della cosiddetta spontaneità - lei è una delle poche persone che sappiano dove si mettono le virgole e dove gli accenti e che all'inizio di una frase si usa la maiuscola. L'istinto non mi aveva ingannata: non c'era bisogno di avvertimenti né di avvertenze prima dell'uso. Il pezzo era buono: c'erano insieme contenuti e rispetto delle regole grammaticali (oltre che di quelle giornalistiche).
Perché scrivo di lei? Perché Selena (Selena Futura, anzi, e bisognerebbe tenerne conto di questo secondo nome per rendersi conto di quanto i suoi genitori abbiano puntato su di lei fin dalla nascita: Futura - oggi glielo devo - come la canzone di Lucio Dalla che dal 1980 ha accompagnato la nascita di tanti bimbi) è una ragazza di diciassette anni, frequenta il penultimo anno del liceo classico "Spedalieri" di Catania, sogna di fare l'avvocato ed è figlia di una coppia di lavoratori licenziata in tronco dalla Elco - insieme ad altri quasi duecento compagni di lavoro - dopo oltre vent'anni senza una motivazione valida (il presunto fallimento è solo presunto) e praticamente senza nemmeno il pagamento del Tfr.
Sentite cosa mi ha detto: "I figli dei Signori adesso sono studenti delle migliori università d'Italia, mentre io fino a questa estate non sapevo nemmeno se sarei riuscita a continuare i miei studi". E sentite cosa ha scritto, fra l'altro, con lucidità terribilmente matura, in una lettera aperta ai signori Ferlito, proprietari della Elco: "... sono quindi una giovane che tra non molto si affaccerà sul mondo del lavoro, e grazie a Voi ho avuto un'anteprima, sebbene amara, di quello che potrebbe aspettarmi". Ecco, per questi "Signori", per questi padroni che licenziano senza motivo e tolgono a ragazzi come Selena la possibilità di iscriversi all'università e l'illusione di pensare al lavoro come diritto, io vorrei che nel codice penale fosse introdotto un reato gravissimo da punire con il massimo della pena: furto di futuro. E di Futura.
http://patriziamaltese.blogspot.com/2011/11/il-settore-tira-la-elco-licenzia-le.html
http://patriziamaltese.blogspot.com/2011/12/lavoratori-elco-diritti-rate-e-zitti.html
http://patriziamaltese.blogspot.com/2011/12/futuro-un-cazzo.html
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