mercoledì 27 aprile 2016

Crepe


Il soffitto della mia camera da letto è pieno di crepe. Nelle altre stanze non lo so. Nelle altre stanze, quando le dita galoppano sulla tastiera del computer e i pensieri rincorrono le parole, quando leggi un libro appallottolata dentro una poltrona che ti contiene tutta, quando mangi, prepari l'insalata o guardi la tv, non ti capita mai di sollevare lo sguardo. La camera da letto è l'unica dove stai con il naso all'insù. Stai leggendo, un pensiero aggancia una parola, un filo di fumo lo guida verso l'alto e ti ritrovi a scrutare dentro una di quelle carte geografiche dove sono segnati solo i fiumi, corti, lunghi, sottili, larghi, tortuosi, sempre più lunghi, sempre più larghi: ogni volta scopri che ce n'è una in più e che quelle che già c'erano te le ricordavi più piccole, che si stanno espandendo in maniera inquietante. Prima o poi - pensi - crollerà tutto all'improvviso. Spegni la luce per non vedere; domani te ne sarai già dimenticata; intanto però il cervello continua a seguire il filo, non più di fumo ma di ragionamento. Ed è quello che ti frega: il ragionamento. Il ragionamento che va a briglia sciolta e non vuol sentire ragioni e te lo dice chiaro, sparato come uno schiaffo, che le crepe sul soffitto sono le ferite del cuore: ogni lutto, ogni amore perduto, ogni distacco, ogni delusione politica. Adesso dormi, domani non ci penserai più; domani continuerai a picchiare sulla tastiera del computer come se fosse quella della Lettera32, per sentire forte il rumore dei tasti, a leggere per stordirti di parole, a guardare la tv per coprire i pensieri con il frastuono del vuoto di idee e dell'opportunismo. Sarà per un'altra sera, quando un filo di fumo ti indicherà nuove crepe aperte; quando penserai che forse è arrivato il momento di chiamare qualcuno. Il problema è che non sai se devi chiamare un medico dei cuori o un medico delle case.

martedì 19 aprile 2016

Tradimento di bambinitudine


Io non ci capisco molto, lo ammetto - variazione congiunturale del pil, inflazione, deflazione -, però su alcune cose, anche se ce le dicono in burocratese, ci arrivo.
Per esempio, se ci dicono, come ci ha detto oggi l'Inps, che "Il flusso di trasformazioni a tempo indeterminato è in forte contrazione (-50%)" e che i flussi di rapporti di lavoro nei primi due mesi del 2016 "risentono dell'effetto anticipo legato al fatto che dicembre 2015 era l'ultimo mese per usufruire dell'esonero contributivo triennale", mi è assolutamente chiaro per quanto ci vorrebbe un google translate dall'aramaico: significa che Renzi sulla storia dei nuovi posti di lavoro ci ha presi per il culo e che, come previsto, i padroni hanno trasformato i contratti a tempo determinato in contratti a tempo indeterminato soltanto finché potevano scaricare dalle tasse i "nuovi" lavoratori (che poi scaricheranno senza alcuna giustificazione grazie all'abolizione dell'articolo 18).
E già questo diciamo molto eufemisticamente che mi disturba. Se poi ci dicono che oltre un milione e trecentomila minori sono in condizioni di "grave deprivazione", senza eufemismi: mi girano. Per farvi un'idea: prendete Milano, svuotatela di tutti i suoi abitanti - poveri, semipoveri, benestanti, ricchi e ricchissimi - e riempitela di un milione e trecentomila bambini poverissimi. Sono andata a leggermi in un sito di statistiche gli indicatori dello stato di "grave deprivazione" di una famiglia e devono essere almeno quattro di questi nove:
1. non poter riscaldare adeguatamente l’abitazione;
2. non poter sostenere una spesa imprevista (il cui importo, in un dato anno, è pari a 1/12 del valore della soglia di povertà rilevata nei due anni precedenti);
3. non potersi permettere un pasto proteico (carne, pesce o equivalente vegetariano) almeno una volta ogni due giorni;
4. non potersi permettere una settimana di ferie all’anno lontano da casa;
5. non potersi permettere un televisore a colori;
6. non potersi permettere una lavatrice;
7. non potersi permettere un’automobile;
8. non potersi permettere un telefono;
9. essere in arretrato nel pagamento di bollette, affitto, mutuo o altro tipo di prestito.
Ora, anche a voler considerare beni superflui l'automobile e il telefono e addirittura nocivo il televisore a colori, e dunque ad escluderli dalla lista, resta pur sempre una Milano di bambini denutriti, morti di freddo, verosimilmente al buio e sfrattati, realisticamente malati, i cui genitori non possono nemmeno accompagnarli in ospedale perché non hanno l'auto o chiamare un'ambulanza perché non hanno il telefono. In quel freddo elenco le altre cose - quelle che rendono la vita degna di essere vissuta - non ci sono, ma questo vuol dire comunque che in Italia, nella sedicente civilissima Italia, nello sborone paese occidentale "ad economia avanzata", ci sono bambini che non hanno libri e non hanno giocattoli, che non vanno al cinema a vedere i cartoni e nemmeno al mare a prendere un po' d'aria buona. E già questo dovrebbe bastare a un presidente del consiglio (a uno che abbia un minimo di dignità) per lanciarsi da solo dalla rupe Tarpea con l'accusa di tradimento della bambinitudine. Il peggiore nella scala dei tradimenti.

giovedì 7 aprile 2016

Vespaio


Zerbino o non zerbino? Non l'ho visto, non vedo mai Porta a porta. Quindi non ho visto l'intervista al figlio di Totò Riina. Il tono di voce pretesco di Bruno Vespa, strisciante e scivoloso da serpe velenosa, mi dà la nausea fin dalla prima sillaba (pensate: mi danno sui nervi persino gli imitatori che ne rifanno il verso) ma sento dire che gli ha fatto alcune domande, dunque che per una volta avrebbe fatto il giornalista. Anche se ne dubito.
Appurato questo (e per niente sciolto il dubbio), si pone la seconda questione: scoop o non scoop? Domanda obbligata, dal momento che alcuni di quelli (giornalisti compresi) che lo difendono dicendo che ha fatto il suo mestiere perché i giornalisti devono intervistare anche i mostri e fanno gli esempi delle interviste di Biagi o Santoro, aggiungono - come nota di merito - che Vespa ha fatto lo scoop.
Scusate, ma dov'è lo scoop? Scoop sarebbe stato se il figlio del porco mafioso avesse detto che rinnegava suo padre e Vespa fosse stato il primo e l'unico a scoprirlo; se avesse rivelato i dettagli di un delitto finora sconosciuto al quale lui stesso aveva partecipato e Vespa fosse stato il primo e l'unico a scoprirlo; se avesse svelato di non essere figlio di Totò Riina e quindi che suo padre era cornuto - grande vergogna per un "masculu" siculo e pure mafioso - e Vespa fosse stato il primo e l'unico a scoprirlo; se avesse fatto coming out raccontando di convivere da anni con il suo compagno (onta da lavare con il sangue per quelle famiglie merdose che parlano di onore e rispetto: guarda caso gli stessi termini che usa la chiesa cattolica, da sempre - salvo rarissimi casi - alleata e complice della mafia) e Vespa fosse stato il primo e l'unico a scoprirlo. Eccetera.
Ci hanno spiegato che scoop è la pubblicazione di una notizia importante che nessun altro ha. Qui la notizia è che oggi esce il libro di Salvo Riina e che ieri Bruno Vespa glielo ha presentato. Per sollevare un vespaio che facesse schizzare le vendite fin dal primo giorno. Dunque, più che di scoop parlerei di marchettone, di pubblicità. Che, nella sua stessa essenza, implica l'essere pagato. Da chi? A chi? Alla Rai? A Vespa direttamente? Probabilmente resterà fra i misteri d'Italia, come la strage di piazza Fontana e quella di piazza della Loggia.
Così come sembra un mistero il motivo per cui una casa editrice della provincia di Treviso, che non a caso si chiama ANordEst, fra i tanti autori del profondo sudovest ha scelto proprio il signor Giuseppe Salvatore Riina, condannato a otto anni e dieci mesi di reclusione (pena già scontata) per associazione mafiosa, figlio adorante della montagna di merda vivente che porta il nome di Totò Riina ed egli stesso montagna di merda. Ecco, probabilmente se si fosse chiamato Peppino Impastato, se avesse rinnegato il proprio padre mafioso, se avesse detto (e fatto) che la mafia è una montagna di merda nessuno avrebbe pubblicato un suo libro. Ecco, la notizia è questa: che la ragione per cui un editore pubblica il libro di un mafioso è che guadagnerà un sacco di soldi. Ma è una non notizia, come il cane che morde l'uomo. Come è una non notizia che Vespa faccia qualcosa senza avere un lucroso secondo fine.