lunedì 30 agosto 2010

Stili di vita e punti di vista

Dice il capogruppo del Pdl al Consiglio comunale di Siracusa, Salvo Sorbello, che “Quando personaggi pubblici, su un palco, assumono droghe, fanno passare il messaggio che si tratta quasi di comportamenti e stili di vita normali”.
A fare gridare allo scandalo il consigliere comunale del partito di Berlusconi (transitato dall’Mpa), è quello che lo stesso Sorbello definisce “un grave sintomo di degrado” e cioè il fatto che, qualche giorno fa, durante un concerto al Castello Maniace, uno dei componenti del gruppo musicale Morcheeba – secondo quanto riferisce l’esponente del centrodestra con terminologia da verbale di polizia – “avrebbe chiesto al pubblico di avere uno spinello e, ricevutolo, lo avrebbe tranquillamente fumato sul palco con gli altri componenti della band”.
Cioè…tutto ‘sto casino per una canna? Su, siamo seri. E, almeno, stabiliamo delle priorità.
Già, perché - lungi da me fare l’elogio delle droghe -, a parte il fatto che gli artisti sono artisti e si sa, a parte che non stiamo parlando di eroina o di cose pesanti, a parte che gli sballatissimi Rimbaud, Verlaine e Baudelaire ci hanno regalato versi impagabili e che forse senza l’assenzio Oscar Wilde non avrebbe dato vita a quella meraviglia che è Il ritratto di Dorian Grey così come possiamo supporre che nemmeno Dante, se non fosse stato strafatto, avrebbe potuto scrivere la sceneggiatura del suo film visionario, ora, premesse tutte queste cose, caro consigliere Sorbello, io sono assolutamente d’accordo con lei: quando personaggi pubblici fanno le peggio cose in pubblico e anche in privato - frequentano i mafiosi assumendoli come stallieri e/o come avvocati difensori e/o come piccoli scrivani di leggi-truffa, evadono le tasse ed incitano a non pagarle, si sottraggono alle leggi dello Stato, pagano le donne per farsi una scopata, fanno salire posteggiatori abusivi sugli aerei di Stato, e potrei continuare all’infinito – “fanno passare il messaggio che si tratta quasi di comportamenti e stili di vita normali”.
Se non l’avesse capito, sto parlando del suo datore di lavoro, quello che va a puttane e se la fa con i mafiosi. E le ricordo che i Morcheeba non hanno la pretesa di governare un paese: si limitano a salire su un palco, cantano qualche brano e se ne vanno. E non sarà certo per colpa loro se i ragazzi cominceranno a farsi le canne, ma forse di un paese di merda e senza prospettive, perché governato da corrotti, corruttori, mafiosi e maniaci sessuali. Dove per vivere e per avere un lavoro devi prostituire te stesso, il tuo cervello e i tuoi voti: e questo - grazie anche all’Mpa da cui è partito e al Pdl a cui è approdato il consigliere Sorbello - è diventato comportamento e stile di vita normale.

martedì 17 agosto 2010

The summer must go on

Dicono che sia stato il terremoto più forte di tutto il 2010 in Italia. Nessun ferito però (puro culo, a giudicare dalle immagini che mostrano pezzi di isola precipitare a un soffio dalle barche), tutto a posto, la vita può continuare, la vacanza può continuare.
Soltanto en passant qualcuno ha detto che nei giorni precedenti nelle Eolie c’erano state altre scosse. Anche all’Aquila. Per mesi c’erano state scosse in continuazione e nessuno aveva fatto e detto niente. Anzi, la Commissione Grandi Rischi della Protezione civile aveva convocato i giornalisti, per dire che non c’era alcun pericolo, che rassicurassero la popolazione. Uno di questi giornalisti, che poi lo ha raccontato a Sabina Guzzanti, ha rassicurato anche i suoi figli e ora non si dà pace perché si sente quasi come se li avesse ammazzati lui. Andate a dormire, non si muore. Sappiamo com’è finita, risate e grandi appalti compresi.
Ora alle Eolie l’unica preoccupazione di tutti – da Schifani (che però, con la scusa del golpista morto, oggi ha tolto le tende) al sindaco di Lipari, alla ministra Barbie – è di dire ai turisti di non andarsene che va tutto bene. L’estate può proseguire e basta ca ce sta ‘sole. Ottimismo di regime. Sembra di essere tornati ai tempi della Stefani. E intanto arriva Bertolaso, con i suoi superpoteri. Si salvi chi può.

lunedì 16 agosto 2010

Cloaca sociale

Il sovraffollamento delle carceri alibi per nuovi appalti?


Prendete una “stanza” di circa sedici metri quadrati, metteteci grappoli di letti a castello – qualcuno persino a quattro piani, che per scendere ti devi paracadutare -, aggiungete il cesso alla turca che è quanto di più schifoso si possa immaginare, un lavabo e un cucinino di quelli con le bombole da campeggio, e alla fine infilateci dodici persone e chiudete la porta a chiave.
La stanza è la cella di un carcere, le persone sono dodici detenuti che in piena estate possono fare la doccia soltanto a giorni alterni e, nello spazio lasciato libero da letti e suppellettili – secondo quanto riferisce Salvo Cannata, avvocato penalista a Catania -, devono fare i turni persino per stare in piedi; e questo “affresco” è la sintesi di quello che chiamano sovraffollamento carcerario, piatto forte del menu telegiornalistico estivo insieme alle precauzioni da prendere per difendersi dal caldo, le corna di stagione, gli anziani soli e i cani abbandonati. Argomento da spiaggia, si direbbe, in cui tutti si affannano a snocciolare dati e che in questi giorni vede lo “straordinario” impegno di parlamentari di ogni colore nella visita annuale a battersi il petto, prima di chiudere il gas e partire per le vacanze. Anche e soprattutto quelli della destra, correi del berlusconiano pacchetto sicurezza inventato per far vedere quanto sono bravi loro a combattere la criminalità. Ma quella dei poveracci e dei diseredati. Perché gli altri, le cricche, i sistemisti, gli Anemone, i Balducci, Berlusconi e i suoi compari, ciascuno dei quali può vantare almeno una legge ad personam costruita per parargli il culo, non faranno mai un solo giorno di galera. A Catania quelli della cricca, quelli che si fottevano i soldi dei servizi sociali, dentro ci sono stati un giorno e mezzo: tempo di confessare il minimo indispensabile per essere scarcerati. Perché, ipotizza più d’uno, la magistratura avrebbe avuto paura di andare avanti; paura che si parlasse di quel sistema inventato per favorire “gli amici” trombati alle elezioni – uomini del Pdl e dell’Mpa, uomini di Firrarello e di Lombardo -; paura che scoppiasse una nuova tangentopoli catanese.
Un giorno e mezzo. Si sono accontentati di quattro cazzate e li hanno rimandati a casa. Gli altri, invece – gli immigrati, un incensurato che si ritrova a spacciare per disperazione -, li lasciano là a marcire: “chi ruba i miliardi – riferisce Cannata – in tre mesi è casa, chi spaccia uno spinello si fa un anno”. Per non parlare dei tempi di attesa quando fai richiesta al Tribunale di sorveglianza per essere affidato ai servizi sociali o per andare a lavorare: sei-sette mesi, che a vivere in quelle condizioni è difficile non diventare un animale rabbioso. Nessuna riabilitazione in carcere e la Costituzione italiana, già messa sotto i piedi da questo governo, ridotta sempre più in brandelli. Cannata parla di leggi liberticide e incostituzionali varate dall’esecutivo che, così come ha fatto per la scuola, porta avanti un discorso di classe: dentro ci stanno i poveracci, gli immigrati, i disperati, gli anziani, persino i malati. E – denuncia ancora - “lì acquisiscono gli elementi per un futuro da malavitoso: il carcere è una cloaca sociale. Tiriamo lo sciacquone e non ci preoccupiamo più, ma quella è merda che ci ritorna indietro, perché la gente esce più cattiva”. O non esce, perché “non vede il futuro” e si taglia la gola da parte a parte con una lametta come ha fatto l’ultimo suicida nel carcere di Bicocca.
Ma, prima delle vacanze, i parlamentari vanno a fare il loro giro turistico in carcere per poi gridare allo scandalo sovraffollamento (e dire che in Sicilia ci sono almeno tre carceri, costruite e mai messe in funzione) e chiedere inciucisticamente all’unisono che si costruiscano nuove carceri. Magari assegnando l’appalto a quelli che se la ridevano la notte del terremoto a L’Aquila.
Lo hanno fatto anche a Catania: sono usciti tutti indignati e contriti dal carcere di piazza Lanza, gridando allo scandalo e chiedendo che la struttura venga “delocalizzata”. Anzi, qualcuno che dovrebbe fare opposizione si è spinto anche più in là sollecitando che vengano presi in considerazione “con attenzione i progetti di finanza presentati”. E i progetti presentati - dietro i quali ci sono gli stessi faccendieri e palazzinari artefici di un nuovo “sacco” di Catania che hanno cementificato la città negli ultimi anni - sono quelli che prevedono di radere al suolo il carcere e costruire un grattacielo da venti piani farcito di 600 vani, centri commerciali e uffici.
La cloaca bipartisan ai tempi della cricca.

sabato 14 agosto 2010

persone 3

Un po' Blow up, un po' bohémien, poeta romantico consumato dalla vita, un po' Cucciolo dei sette nani con le sue grandi orecchie a sventola, quella sua camicia bianca sbragata e il suo sorriso smarrito....a volte per le strade incontri persone che pensi debbano esistere soltanto nei film. E resti ammaliato come al cinema.

persone 2

Dialogo fra due anziani signori che s'incontrano per caso in via Etnea:
- Au, a cchi parrati sulu?
- A parru sulu. Sulu...cchi 'mbrogghi!

Persone 1

Ci sono persone che ti vedono annegare, tendono una mano, te la poggiano sulla testa e spingono in giù.
Ci sono persone che ti vedono annegare, tendono una mano, ti prendono per mano e ti tirano su senza chiederti niente.
Infatti non sono persone: sono folletti.

sabato 7 agosto 2010

Né con il Pd né con il Pd

Dunque, cerchiamo di capire. Un pezzo del Pd siciliano – Lumia, Crocetta, quelli che hanno costruito la loro carriera politica sulla lotta alla mafia – vuole sostenere Lombardo (coinvolto in un’inchiesta di mafia, anche se per ora non lo arrestano) per fare le riforme; l’altro pezzo del Pd siciliano – Lupo e la sua maggioranza – si incontra con l’Udc di Totò Cuffaro (condannato per mafia) per fare le riforme; Rita Borsellino – europarlamentare del Pd – in questi giorni tace, mentre da una pagina Facebook i suoi seguaci proclamano né con Cuffaro né con Lombardo e dunque e perciò e pertanto e quindi invitano a iscriversi al Pd. Scusate, ma non riesco a cogliere il nesso di consequenzialità.
Quanto alle prime due tipologie di piddini, che evidentemente sconoscono il senso della vergogna, forse sarebbe il caso che la smettessero con questa ipocrisia e dicessero chiaramente di aspirare a rifare la Dc, con tutte le sue dieci correnti e il loro collante: corruzione, clientele e rapporti con la mafia. Anche perché, se continua così, il Pd alle prossime elezioni farà i conti con la legge sullo sbarramento al 5% fortemente voluta per far fuori i comunisti. E lì ci sarà da ridere: qualche volta dio c’è.
Quanto a coloro che hanno seguito le sirene dell’antimafia - kafkianamente metamorfizzatesi in scarafaggi stercorari - e quanto ai seguaci di Rita Borsellino, se è vero che hanno a cuore le sorti della Sicilia, farebbero bene a cambiare il loro slogan: né con il Pd né con il Pd.

mercoledì 4 agosto 2010

Evasore patentato

Io una soluzione ce l’avrei. Per risolvere almeno in parte il problema dell’evasione fiscale, intendo. Non vuoi pagare le tasse? Libero di farlo. Però devi dichiararlo pubblicamente e ti verrà rilasciata una patente di evasore consapevole che dovrai portare sempre con te e mostrare ogni volta che sarà necessario.
A cosa serve? Beh, siccome non possiamo pretendere che volino e quindi non possiamo impedirgli di camminare sulle nostre strade, però una serie di cose possiamo imporgliele.
Per esempio.
Hanno bisogno di un certificato dell’anagrafe? Per loro costerà 20 euro.
Vogliono salire su un autobus (non credo: di solito hanno il suv e lo usano anche per andare dal tabaccaio sotto casa)? Prezzo del biglietto 30 euro.
Decidono di partecipare a un concorso pubblico? Devono cacciare mille euro.
E così via, per tutti i servizi pubblici che per gli altri sono gratis o a prezzi ragionevoli perché vengono pagati con le tasse.
E, soprattutto, se stanno male, ma proprio male, e vanno al pronto soccorso...calci in culo. Lasciati in mezzo alla strada a crepare come i poveracci in America.
Sarebbe l’unica volta che non m’incazzo a vedere violato uno dei principi fondamentali della Costituzione italiana.

domenica 1 agosto 2010

Milazzismo 2010. Cinquant'anni fa, dopo, arrivò Tambroni.

Scritto circa un mese fa per il numero di Botteghe oscure in uscita in questi giorni, questo articolo risente dell'impossibilità di "stare sulla notizia". Restano, comunque, le analisi e le perplessità sull'ostinazione di una parte del Pd a proporre un osceno sostegno a Lombardo e sull'opposizione dell'altra parte del partito, non certamente dettata da questioni morali, dal momento che la proposta alternativa è l'alleanza con l'Udc di Totò Cuffaro.

“Pensate: io sono sempre stato comunista, ma così comunista, che quand’ero bambino mi volevo mangiare da solo”.
Battuta strepitosa, chissà quanto ci aveva studiato Rosario Crocetta, supercomunista e supereroe dell’antimafia, prima di lanciarla come un petardo in mezzo alle gambe di centinaia di ragazzi adoranti e incantati nel corso di un comizio a Catania.
Poi dev’essersene dimenticato. Sia di essere comunista che di essere antimafioso. Lui e Beppe Lumia, che gli è stato sempre vicino nelle battaglie contro i boss tanto da essere diventato un pezzo dell’arredamento della stanza dell’ex sindaco di Gela. Crocetta si è trasferito al Pd per traslocare a Strasburgo e se n’è persa traccia, riapparendo solo per dare il placet alla porcheria – in nome dei “bisogni del territorio”- messa a segno nella sua città, dove il suo candidato, Angelo Fasulo, è stato eletto grazie ai voti dell’Mpa. Lumia, che al Pd c’era già, si è trasferito dall’Antimafia in un altrove politico “lunardiano” per approdare a Palazzo d’Orléans. O forse perché gli brucia ancora il risultato delle primarie per l’elezione a segretario regionale del partito: certo della vittoria, si ritrovò con un misero 30% battuto da uno dell’Opus dei.
Anche lui spiega la peggiore delle porcherie – dare legittimazione al governo di Raffaele Lombardo, degno successore di Cuffaro – con superiori necessità dei siciliani, come fece oltre cinquant’anni fa l’allora segretario regionale del Pci, Emanuele Macaluso, dando vita a quell’operazione contronatura (Pci e Msi al governo insieme a un pezzo di Dc) che va sotto il nome di milazzismo. Ora, a parte che governare con i fascisti oggi come allora per uno che si dice di sinistra dovrebbe essere raccapricciante; a parte che questo tipo di inciuci in Sicilia ha sempre ottenuto le attenzioni benevole della mafia (non dimentichiamo Sicilia libera, il partito fondato nel 1993 da Leoluca Bagarella); a parte che Lombardo è indagato per mafia; a parte che sostenitore di un governo del partito del sud guidato da Lombardo è Gianfranco Miccichè, esponente del governo Berlusconi-Tremonti affamatore del Mezzogiorno; a parte che ci vorrebbe lo psicanalista; evidentemente la storia nulla ha insegnato a Lumia.
E’ proprio uno storico, Salvo Distefano, presidente dell’Associazione etnea di studi storico-filosofici, a spiegarci infatti l’analogia “in negativo” con il milazzismo, un’alleanza che “tenne per poco tempo” perché portatrice di interessi molto diversi fra loro, e a sottolineare come nel senso comune si sia perso il concetto che “i partiti devono essere i rappresentanti politici di interessi di classe”. E, pur senza l’ingenuità di pensare che il Pd possa essere il partito dei ceti deboli, fa notare che non può porsi nemmeno alla testa di uno schieramento democratico se non si mette contro il sistema di potere dominante in Sicilia, che è quello della Dc comunque si chiami oggi: perché “Lombardo – ricorda Distefano – è uomo di potere della Dc, cresciuto nella giovanile Dc, a scuola dai salesiani...”. Distefano ricorda che il milazzismo (come molti eventi storici siciliani, determinanti per il Paese, dall’impresa dei mille ai fasci siciliani, fino ai fatti del 1992-93 dai quali derivò il passaggio dalla I alla II repubblica e poi la nascita di Forza Italia per la quale fu determinante il siciliano Marcello Dell’Utri) aprì la strada al governo Tambroni e alla crisi del centrosinistra ed è certo che “la sconfitta di Lombardo e del Pd è nelle cose”. Secondo lo storico, il fallimento sta proprio nella “politica come la fa Lumia, a colpi di personalismi e di emotività” e “dimostra la pochezza di un’antimafia sociale che non parte dall’analisi degli interessi economici”. Mentre “per avere un’altra antimafia bisognerebbe avere i legami sociali che negli anni Cinquanta e Sessanta aveva il Pci”.
Un po’ di dietrologia sulla scelta del senatore abbiamo chiesto a Orazio Licandro, della segreteria nazionale dei Comunisti italiani, che con Lumia ha condiviso il lavoro in Commissione antimafia nell’ultima legislatura dei comunisti in Parlamento. Licandro parla di “torsione pazzesca”, pur escludendo recisamente collusioni o compromissioni, e lancia un’ipotesi che colloca il senatore del Pd in un quadro di ingenuità molesta, premettendo che “tutti la bolleranno come malignità”. Per Licandro, l’idea di Lumia sarebbe di andare a fare il sindaco di Palermo all’insegna di un trasversalismo che rompe gli schemi centrodestra/centrosinistra. “Legittimo – aggiunge -, assai meno con quei compagni di strada. Ma come si fa a proporre un’alleanza nel segno della rottura dei vecchi schemi col Pdl Sicilia che ha i suoi patroni in Miccichè e Dell’Utri? Che si voglia dire che Dell’Utri è il nuovo... perfino i miei figli di sei anni si mettono a ridere!”. Il dirigente della FdS ricorda quindi che Lombardo non ha mai rotto con il centrodestra e che “è sempre in ginocchio a chiedere da Berlusconi”, di cui Miccichè “è l’uomo di fiducia” e prevede che l’unico a farsi male sarà proprio Lumia, perché “resterà invischiato, ostaggio e vittima” e in più “chiuderà definitivamente con la possibilità di ricostruire il centrosinistra in Sicilia. E’ la stessa operazione che ha fatto Veltroni: convinti che dalla loro decisione passi la palingenesi di tutto. Sono fuori dal mondo!”
Mentre scriviamo non sappiamo com’è andata a finire. La direzione regionale del Pd si è appena conclusa con la conferma delle posizioni: un pezzo (Lumia) che continua a seguire le sirene lombardiane, l’altro che prende le distanze; mentre Gianfranco Miccichè, dato come prossimo Ministro dello Sviluppo economico, dice che non aspira a un ministero a meno che non sia – spiega – “per il tornaconto di alcuni miei amici”. E viene il freddo solo a pensare di quali amici si tratti.