mercoledì 30 maggio 2012

Siamo tutti bastardi

Certo, il papà all'inizio s'è incazzato alla grande. Incazzato nero, direi. E i medici devono aver faticato non poco prima di convincere l'uomo, con dati scientifici e accertamenti inconfutabili, che quel bambino biondo e con gli occhi chiari nato qualche giorno fa al Policlinico di Palermo era proprio suo, che sua moglie non era una poco di buono e che non era il caso che si mettesse a fare "il siciliano. Mamma e papà nigeriani: figlio biondo (anzi, rosso: normanno) e con gli occhi chiari, Un caso su 14.000, ha spiegato il professor Antonio Perino, direttore del reparto. E non c'è bisogno di nessun esame del Dna per provare scientificamente che i razzisti e i cultori di presunte razze purissime solo delle teste di cazzo e che nessuno nasce con il sangue da signore o da poveraccio, che il sangue non è blu, verde, giallo, ma è rosso per tutti. Siamo tutti bastardi. E questo è bellissimo.

Budino al cioccolato

Nemmeno Giovanni Leone c'era riuscito. Giovanni Leone era pessimo ma non c'era riuscito a farmi disprezzare la figura del Presidente della Repubblica. E nemmeno...no, no, non esageriamo, Cossiga con la kappa c'era già riuscito. Il fatto è che io appartengo a quella generazione che è stata educata al rispetto per la figura istituzionale e però se dentro non ci metti una cosa buona non puoi pretendere che il rispetto sia acritico. Proverò con un esempio terra terra: lo stampo per il budino non è necessariamente e a prescindere una cosa da leccarsi i baffi. Lo è se dentro ci metti il budino al cioccolato, ma la cosa cambia se invece ci metti dentro qualcosa che al cioccolato somiglia soltanto se sei miope e guardi da lontano. Perché se ti avvicini la puzza la senti e lo capisci che non è budino. Ecco, quel signore che ha firmato tutte le leggi che facevano comodo al vecchio maniaco corruttore e frequentatore di mafiosi, che adesso sta firmando le leggi ammazza-Italia e ammazza-lavoro, che ha mandato i militari italiani a fare la guerra alla Libia, che ha negato il diritto di voto agli italiani (e, dunque, la democrazia) tessendo tutte le trame necessarie a mandare a Palazzo Chigi un governo che gli italiani non vogliono e per mantenere in Parlamento una maggioranza che gli italiani non hanno votato, quel signore quindi che ha violato costantemente e sistematicamente quasi tutti gli articoli della Costituzione italiana di cui avrebbe dovuto essere garante e che per questo in un Paese civile si sarebbe guadagnato l'impeachment, quel signore che reitera la violazione dell'articolo 11 con una dispendiosa buffonata di regime dei colonnelli che è come prendere i carri armati e farli passare sulla gente dell'Emilia a completare il lavoro del terremoto, ecco: quel signore non è un budino al cioccolato.

martedì 29 maggio 2012

L'autogoal di Monti

E così alla macchina antropomorfa è andato in tilt un chip e ha fatto autogoal. Insomma lui va lì in televisione e, forse in astinenza da riflettori, la butta lì: "SO-NO-MA-RIO-MON-TI DI-PEN-DES-SE DA ME FER-ME-REI IL CAL-CIO PER DUE-TRE AN-NI". Autogoal clamoroso, ma non tanto per aver scatenato l'ira di drogati e spacciatori, quanto perché probabilmente non ricorda (o è talmente arrogante da pensare di poterne fare a meno) che il calcio e la chiesa - estratti dallo stesso papavero - sono i due strumenti chirurgici fondamentali della lobotomizzazione collettiva e senza quelli né lui né tutti gli altri che prendono (hanno preso o prenderanno) decisioni sulla pelle della gente possono sperare di farla franca. Veda, prof, fosse per me io li chiuderei per sempre il calcio e la chiesa ma lei non può farne a meno perché senza l'ottundimento delle menti a lei avrebbero già strappato le palle cinque minuti dopo l'insediamento a Palazzo Chigi. Io li chiuderei e butterei la chiave anche e soprattutto per quel grumo orrendo di commistione fra denaro a fiumi che è uno schiaffo per chi va avanti con 800 euro al mese, corruzione, poteri occulti, rapporti con le mafie, banche, ma io a differenza di lei non ho bisogno (anzi, proprio non lo voglio perché mi fa schifo) del loro consenso né di creare consenso attraverso loro. Autogoal ultraclamoroso perché se gli toglie il calcio questa è la volta buona - e non sarebbe male - che prende centoventi milioni di calci (in culo). Non perché li ha affamati tutti, non perché ha tolto il futuro ai giovani e il passato ai vecchi, ma perché gli toglie l'anestetico. E poi c'è pure rischio che gli italiani si accorgano finalmente di tutte le sue puttanate. E poi, Monti ci pensi: quelli che si sono sollevati contro le sue dichiarazioni hanno usato le sue stesse argomentazioni e onorano il suo stesso dio che poi è lo stesso della chiesa cattolica (e tutto si tiene), la pecunia. All'unisono, gli hanno urlato: ma lo sa quanti soldi muove il mondo del calcio? Certo. E' come se la mafia si indignasse per la confisca dei beni e tuonasse: ma come vi permettete, non lo sapete che noi siamo la prima SpA del Paese? E infatti...

lunedì 28 maggio 2012

La guerra è pace

A che punto era l'Italia nella classifica mondiale sulla libertà di informazione? Secondo il rapporto 2011-2012 di Reporters sans frontières, pubblicato alla fine di gennaio scorso, era la 61° posto peraltro con un peggioramento di più di dieci posizioni rispetto all'anno precedente. Benissimo, ora può rapidamente precipitare verso il centesimo, più o meno altezza Camerun. Perché, sia pure soltanto per qualche ora, il Ministero della verità ha colpito ancora. Il fatto è - era, è di nuovo perché nel frattempo è stato recuperato altro materiale non ancora censurato - sul "Fatto quotidiano". Blog di Orazio Licandro, che sbugiarda il presidente del consiglio, Mario Monti, e quei diciassette interminabili secondi di silenzio alla domanda di Corrado Formigli, durante la trasmissione "Piazza pulita", su cosa direbbe se avesse un figlio ventenne laureato e costretto a lavorare in un call-center a cinque euro l'ora. Per dare la misura visiva della gran figura di merda del professorone bocconiano - colto nello stesso atteggiamento di uno dei tanti ragazzi che nella sua carriera gli si saranno presentati davanti per un esame senza avere aperto libro e che lui sicuramente, sia pur metaforicamente, avrà preso a calci in culo -, che si agitava sulla sedia come un cane con le pulci, Licandro si è limitato ad allegare il video di youtube che documentava inequivocabilmente l'imbarazzo dell'uomo che tecnicamente ha già fatto a pezzi l'Italia e la democrazia. Più di quanto non avesse fatto il datore di lavoro di Vittorio Mangano, oltre che di Emilio Fede, Augusto Minzolini, Bruno Vespa, and so on. Superandolo, ieri sul piano della libertà di espressione del pensiero - quando ha definito "vociare" le contestazioni nei suoi confronti - e oggi persino sul fronte dell'informazione. Difatti, a un certo punto, andavi sul blog di Orazio Licandro, leggevi quello che c'era scritto, cliccavi sul filmato e...ops!: "Questo video include contenuti di Rai e La7 che sono stati bloccati da uno dei due o da tutti e due per motivi di copyright. Siamo spiacenti". Siamo spiacenti? Ah, già, come si leggeva sulla facciata del palazzo del Ministero della Verità: La guerra è pace, La libertà è schiavitù, L'ignoranza è forza. E la disoccupazione è lavoro.

venerdì 25 maggio 2012

Chiamate il medico dei pazzi

Ragazzi, ma questo è davvero da barzelletta sui pazzi! Lui sta lì, la mano sotto la giacca altezza sterno, un peschereccio capovolto poggiato sulla testa, fa les cent pas in corridoio corrodendo il pavimento, gonfia il petto, socchiude gli occhietti, sporge il labbro e ripete ossessivamente: elezionedirettadelpresidentedellarepubblica elezione diretta del presidente della repubblica elezionedirettadelpresidentedellarepubblica elezione diretta del presidente della repubblica elezionedirettadelpresidentedellarepubblica elezione diretta del presidente della repubblica elezionedirettadelpresidentedellarepubblica elezione diretta del presidente della repubblica Tralascio le analisi sui possibili effetti del presidenzialismo sulla nostra democrazia mai compiuta e terremotata da vent'anni di regime buffone, ché quelle sono cose da politologi, e mi limito a una considerazione: riforma costituzionale? Elezione diretta del presidente della repubblica? Ma è sicuro che agli italiani in questo momento interessi in maniera così pressante una riforma del genere? Qualcuno gli spieghi che mentre lui pagava le prestazioni sessual-istituzionali delle sue puttane - che si chiamino Mimmo o Nicole, poco importa - con i soldi degli italiani, gli italiani cominciavano prima a togliere la buccia alle patate avendo cura che fosse il più sottile possibile, poi a mangiare le patate con tutta la buccia, infine a cercare le bucce delle patate nei cassonetti. Ed è probabile che in questo momento più che a come si elegge un presidente della repubblica gli italiani siano interessati a come si fa a mettere in tavola un secondo anche una sola volta al giorno, a come si paga la bolletta della luce, a come si evita di farsi pignorare la casa perché non hai pagato una multa. Poi se qualcuno volesse anche dare un'occhiata al video - testa che si muove a scatti, muscoli facciali che ruminano, occhio che non guarda mai la camera (tanto più inquietante per uno nato, cresciuto e soprattutto pasciuto con la tv) - più che la barzelletta occorrerebbe richiamare e chiamare subito il medico dei pazzi. Quanto a Tappetino Alfano che sbaglia e lo nomina presidente della repubblica honoris causa sul campo....lasciamo stare: siate comprensivi. Quello - il suo capo - ha un certo concetto di segretaria: se non gliela dà, la licenzia. E pure lui tiene famiglia.

mercoledì 23 maggio 2012

Beddu, riccu e malandrinu

Molti anni fa, ma non tanti da non ricordarsene e da sperare che la cosa sia ormai svanita nel tempo o si sia persa come i fiumi nel mare, nelle case siciliane, quando si delineava l'identikit dell'uomo da sposare si usavano tre termini: beddu, riccu e malandrinu. Qualcuno usava un tono canzonatorio, così da non farsi accusare di eventuali "collusioni", qualcun altro nemmeno si preoccupava di nascondere la totale adesione a questo principio. Beddu, riccu e malandrinu, cioè prepotente, mafioso. Sarà per questo, per questo nesso, che gli uomini belli non mi piacciono. Li puoi guardare e ammirare, certo, solo per gusto estetico, come si fa ad una mostra di quadri, che sono interpretazioni della realtà. Lo guardi, dici "bello" e continui il giro della galleria, analizzi colori e tecniche pitturali, cogli l'impressione, il sole che sorge, bello, bellissimo, ma è un'impressione. Poi torni a casa e ci sono le foto, che sono la rappresentazione della realtà, e c'è il sole quello vero che forse se non ti metti la protezione 50 ti fa diventare rosa-pig, ma quando ti entra nella pelle è un brivido come pochi. No, decisamente non mi piacciono gli uomini belli. E ancora meno mi piacciono quelli ricchi e malandrini. Perché se sono ricchi, di solito lo sono diventati sfruttando lavoratori, non pagando le tasse, usando il sopruso, la raccomandazione, la clientela, il favore. Tutto questo, per quanto mi riguarda, è mafia, nient'altro che mafia. E dovremmo avere il coraggio di ammetterlo che - ben prima che Berlusconi sdoganasse la mafia, l'evasione fiscale e l'illegalità in genere e le facesse diventare "valori" attraverso il linguaggio delle sue tv - la tradizione orale delle nostre famiglie ha fatto altrettanto danno proponendo quei disvalori come valori e pasticciando tutto, facendo passare per "favore" il diritto di tutti a lavorare, per "amico" un merdoso tangentista e per "famiglia" una congrega di assassini. Facciamo una cosa, oggi che è il ventesimo anniversario della strage di Capaci, facciamo una cosa noi che eravamo già grandi e i nostri figli che lo sono diventati nel frattempo e qualcuno ha anche fatto dei figli: oggi e da oggi cominciamoglielo a spiegare ai bambini che i nonni e i bisnonni (ai quali non per questo vogliamo meno bene) hanno detto e reiterato nei secoli un sacco di cazzate. Spieghiamoglielo alle nostre figlie e alle nostre nipoti che se uno è bello molto probabilmente è anche un coglione; che se uno è ricco molto probabilmente ha schiavizzato qualcuno e rubato allo Stato i soldi che avrebbero dovuto servire per le scuole e gli ospedali; che se uno è "malandrinu", quindi mafioso, non è un uomo da sposare, ma è una merda da cui tenersi il più lontano possibile. Magari, invece, potremmo recuperare un altro identikit antico (e molto meno di moda) dell'uomo se non da sposare di cui certamente innamorarsi: onesto, lavoratore. Cominciamo oggi, rendiamo onore in questo modo da oggi (e non con le parate di assassini e complici in doppiopetto che ci annegano nella retorica) a quegli onesti lavoratori: il magistrato, la magistrata, i tre agenti di scorta.

domenica 20 maggio 2012

Calamità innaturale

Assicurazione? Ho sentito bene? Assicurazione come quella che ti dovevi fare fino a qualche tempo se eri cittadino americano per avere diritto all'assistenza sanitaria e se eri povero ti lasciavano crepare fuori dall'ospedale? Forse se non ci fosse stata la coincidenza del terremoto in Emilia (che portino pure sfiga?), la notizia sarebbe passata sotto silenzio o accolta da indifferenza, come spesso accade in Italia, e invece è saltata fuori. E' saltato fuori che il 17 maggio scorso il governo dei fascisti servi dei padroni e dei banchieri - evidentemente favorevole all'eutanasia collettiva contro l'accanimento terapeutico/ricostruttivo - ha varato un decreto per ammazzare le popolazioni terremotate o colpite da altre calamità naturali in cui comunica che da ora in poi lo Stato non pagherà più i danni ai cittadini. Anzi, no: non da ora in poi. Siccome sono pure dei vigliacchi, per evitare che i terremotati emiliani se li mangiassero vivi, hanno ritrattato, annunciando che forse si farà dal prossimo terremoto o dalla prossima frana. Ma nella follia di un provvedimento simile ce n'è una se è possibile ancora più folle e criminale: ogni cittadino, per evitare di trovarsi per tetto un cielo di stelle, dovrà stipulare una polizza assicurativa a protezione della propria casa. Dunque, se non ho capito male: l'ottantenne con una pensione sociale a 400 euro - che probabilmente rischia di non avere la forza di sfuggire alle macerie e di fare la fine letteraria di Alfio Magnano senza nemmeno essersi divertito - prende gli ultimi due anni di questa elemosina (presupponendo che in questi due anni non abbia mangiato, non si sia vestito, abbia vissuto al buio, e così via) e li regala a una compagnia assicurativa perché almeno faccia avere delle briciole ai suoi figli e ai suoi nipoti; l'operaio in cassa integrazione a 800 euro al mese, che la casa se l'era comprata quando aveva uno stipendio, manda a cagare sua figlia che gli chiede di andare all'università e invece i soldi se li sputtana nell'assicurazione però "rassicurando" la fanciulla che dopo essere stati seppelliti dalla frana avranno i soldi per l'istruzione superiore; il precario che si fa il culo anche 12 ore al giorno per arrivare al tetto massimo di 600 euro, fra fissi e premi di produzione, firma una specie di delega al datore di lavoro (come quelle che si fanno per i sindacati) perché quell'altrettanto specie di stipendio lo convogli direttamente nelle casse dell'assicurazione di fiducia (che poi è un ossimoro, o è sindrome di Stoccolma). Potrei fare una proposta alternativa? Cari, dispendiosissimi Monti e compari, l'assicurazione con copertura totale per chi abita nelle case e per chi passa per le strade, pagatela voi. E, soprattutto, fatela pagare ai costruttori che fanno gli ospedali, le case e le scuole con il cemento depotenziato (o le case dello studente con la sabbia) e ai mafiosi che prendono gli appalti delle autostrade con i soldi della droga. Magari potreste proporglielo incontrandoli casualmente a casa di amici, nel corso di qualche cena paramassonica. Qua se c'è un'assicurazione che gli italiani dovrebbero stipulare è contro questa calamità innaturale del governo dei ricconi.

venerdì 18 maggio 2012

Attori porno, tagliatevi il pisello

Mettetevi nei loro panni. Se, per esempio, Sergio Marchionne un giorno avesse convocato gli operai della Fiat e gli avesse detto: "Vi licenzio tutti, da Torino a Termini, non vi pago nemmeno la liquidazione, vi prendo a calci in culo e, siccome sono un signore feudale, un giorno prima di cacciarvi esercito lo ius primae noctis e mi scopo le vostre mogli: siete d'accordo?" E quelli che gli devono rispondere, tzì buana? Ovviamente scioperano, fanno cortei, occupano banche e ferrovie. Facciamo un altro esempio: un giorno arriva uno e comunica ai pesci che ha intenzione di prosciugare l'oceano. Concludendo con la stessa domanda: siete d'accordo? I pesci, che non sanno parlare ma muovono le labbra come se dicessero sempre "a" e raramente anche qualche "i" e qualche "e", rispondono "a ai a aae". Che poi, consultando il vocabolario ittico-italico, significa "ma vai a cagare". Poi: un produttore cinematografico convoca gli attori porno maschi più richiesti e li informa che la taglia extralarge non tira più e che per il prossimo film dovranno ridurre gli strumenti da lavoro di una decina di centimetri. E quelli che fanno, prendono una sega circolare e ridimensionano l'attrezzo? Ma manco po cazz (quello, appunto). Oppure: medici evasori fiscali, notai evasori fiscali, commercianti evasori fiscali, proprietari di Suv (è nelle cose) evasori fiscali, mafiosi evasori fiscali.... un giorno si trovano ad assistere a un comizio dei comunisti che gli dicono: votate per noi perché noi vi faremo pagare le tasse e combatteremo la mafia. Li ritrovano l'indomani stesi per strada a pancia in su come gli scarafaggi in overdose di Baygon perché sono morti dal ridere. Oppure ritrovano i comunisti sterminati da evasori e mafiosi che, anche questo, rientra nell'ordine "naturale" delle cose da almeno un secolo. Ora, mettetevi nei loro panni. Ma che dovrebbero fare quei poveretti di parlamentari del Pdl? Perché dovrebbero votare la legge anticorruzione?

mercoledì 16 maggio 2012

Sfruttamentino della prostituzione

Mi sembra di vederli, il labbro arricciato lateralmente in un sorriso malizioso e l'occhietto liquido di eccitazione in stile barzelletta da caserma, certi cronisti maschi mentre scrivono i loro pezzi su un giro di prostituzione. "Donnine" le chiamano, pure se la sfruttata è un trans di due metri per due con voce baritonale oppure un'anziana signora ormai disfatta il cui antico mestiere si intuisce solo da un rossetto malfermo come le gambe di un vecchio, che non riesce a delimitare il contorno delle labbra. Perché le chiamano donnine? A chi serve e a cosa serve chiamarle donnine? Ipocrisia cattolica e solidarietà maschile al limite della correità: serve a diminuire il senso di colpa, a derubricare il reato? O volete farci credere di chiamarle così, "affettuosamente", perché si tratta di donne molto giovani. Sappiate, se sono ragazzine - e spesso lo sono -, che sono ragazzine, bambine, ma la loro vita è già morta e non potrete sollevare il vostro senso di colpa di maschi bavosi né farle ritornare "fanciulle in fiore" con la vostra terminologia da baciapile. Serve a sottintendere il resto della frase, che era "donnine allegre" (Sai che allegria ad essere messe in mostra mezze nude in mezzo alla strada, al freddo e al gelo, essere picchiate, essere costrette ad abortire!)? Così, se sono donnine (allegre) e non donne, meritano meno rispetto? Magari un rispettino? E così chi le sfrutta merita indulgenza perché non ha sfruttato delle donne, ma solo delle donnine? A quando l'introduzione nel codice penale del reato di "sfruttamentino della prostituzione"?

martedì 15 maggio 2012

Fazio e Sanremo

Lo posso dire? Due coglioni infiniti! No, non i conduttori (che sono fin troppo furbi): il programma. Anzi: "Il" programma. Ovviamente quello di Fazio e Saviano, titolo preso da una canzone di De Andrè che basta e avanza per far schizzare l'audience. Per onestà intellettuale premetto che ho visto solo quello che mi permetteva la palpebra, che a una certa ora - qualunque cosa ci sia in tv - cala, irrimediabilmente. Però lo devi guardare, perché Fazio (in coppia con Saviano) ormai è come Sanremo: l'indomani se ne deve parlare. Magari per dire di non averlo visto, ma se ne deve parlare. E dunque ho resistito finché ho potuto, ho aspettato la Littizzetto nella speranza che rendesse un po' più vivace la situazione e me ne sono andata a letto di cattivo umore. Perché la sensazione che ho avuto (ma, ripeto, ne ho visto poco più di un'ora) è che la - pur sacrosanta, legittima e condivisa: da me, per quello che può importare - rivendicazione di restituire dignità alle parole stuprate e prostituite dall'ultimo Ventennio e la diga retorica che ieri sera ha tracimato da tutti i lati altro non siano che un pretesto per titillare l'ego sconfinato dei due amici e alla fine quello che ti resta negli occhi è un atto di autoerotismo collettivo (che già in sé è un ossimoro) con gigantesca tracimazione finale, ma con la differenza che la gente normale (i ragazzi soprattutto) di solito lo fa al cesso, assicurandosi di aver chiuso bene a chiave la porta, e invece a quei due piace farlo davanti a milioni di persone. Questione di gusti. E il guaio è che Fazio (e Saviano) non si accontenta più di essere come Sanremo, nel senso che se ne deve parlare, ma è sulla buona strada anche per la durata del programma: tre giorni, com'era il festival un tempo, quindi con buone prospettive di arrivare a cinque, vallette mute comprese. Alle quali del resto neanche l'intellettuale di sinistra rinuncia. Ho aspettato la Littizzetto, dicevo, e al suo posto si è presentato un pesce che non solo deve subire il castigo di stare imprigionato in un acquario, ma per di più l'acquario aveva un buco di lato e perdeva. E lei giustamente boccheggiava: ho avuto la sensazione che non riuscisse a imbroccare il registro espressivo giusto, che trattenesse la sua comicità per adeguarsi al "parrucconismo" retorico della serata risultando però patetica con quella specie di televendita di mutande che non ha fatto ridere nessuno; e poi, quando ha assunto il tono serio per il ragionamento sul "femminicidio" (che credo le stia sinceramente molto a cuore), non è riuscita ad essere né didascalica né comicamente incazzata come sa essere lei riuscendo a far passare le idee più di mille sermoni dei Fazio-Saviano di turno. Risultato: parlava come un politico consumato che ripete in ogni contesto gli stessi refrain stantii. Sicché, alla fine, è come "Un posto al sole": che sai esattamente cosa succederà e in che sequenza nelle prossime tre puntate.

domenica 13 maggio 2012

Scene da un matrimonio

Oggi voglio festeggiare un compleanno. Non è un compleanno tondo, ma quando ci si avvicina ai quaranta ogni anno è un'occasione di riflessione. E, un po', anche di tristezza. Trentotto anni fa, il 12 e 13 maggio del 1974, quasi il 60% degli italiani disse no all'abrogazione della legge sul divorzio. Quella norma, la Fortuna-Baslini - dal nome dei due parlamentari che l'avevano proposta, il socialista (ed ex comunista) Loris Fortuna e il liberale Antonio Baslini - era stata approvata nel dicembre del 1970, ma i democristiani e i fascisti (sempre contrari a tutto ciò che potesse liberare le donne dalle loro catene) quella legge non la volevano e fu per questo che promossero il referendum abrogativo. L'Italia si divise in due (un Centro-Nord divorzista e un Sud arretrato antidivorzista), ma il referendum voluto dalla parte più retriva del Paese non passò. E ci svegliammo tutti più civili. Accadrà lo stesso il 17 maggio 1981, trentun'anni fa, con il referendum che avrebbe voluto abrogare la legge sull'aborto (che oggi come ieri democristiani e fascisti vogliono abolire, sempre sulla pelle delle donne). E nello stesso anno, il 5 agosto 1981, sedici anni dopo il gesto dirompente di una grande siciliana - Franca Viola, rapita e violentata a 17 anni da un mafioso ad Alcamo, che rifiutò il matrimonio riparatore - l'Italia ebbe un'altra grande legge di civiltà, la 442, che abolì la possibilità di cancellare una violenza sessuale attraverso le nozze. Quando non c'era il divorzio, le donne che si separavano (oltre ad essere considerate delle puttane) non avevano nemmeno il diritto di farsi una nuova famiglia con il loro compagno che non poteva riconoscere i figli nati dalla loro unione. Quei bambini spesso portavano il cognome della madre: cosa che dovrebbe essere "naturale" in un Paese civile ma che in quel caso diventava un marchio d'infamia. Quando non c'era il divorzio, gli uomini si facevano tranquillamente due o tre famiglie parallele. E adesso cos'è diventato quel Paese? In vent'anni di regime berlusconiano l'immagine della donna e le loro conquiste sono state fatte a pezzi, i mariti hanno continuato a tradirle, i politici che difendono la famiglia hanno continuato ad avere due o tre mogli, i governi non hanno smesso un attimo di penalizzarle: niente asili-nido, niente lavoro, niente pensioni, donne ridotte ancora una volta a oggetti, bambole di gomma da usare per il trastullo di vecchi maniaci. Dall'altra, donne che hanno continuato a difendere i loro diritti e la dignità con le unghie e con i denti (le ultime, quelle di Senonoraquando, che hanno risvegliato le coscienze e fatto vacillare la dittatura del sesso a pagamento e chiamato con il loro nome - femminicidio - i delitti commessi da uomini incapaci di accettarne un ruolo che non fosse subalterno), che hanno continuato a brillare negli studi e nella carriera, che hanno messo fine a matrimoni basati sull'ipocrisia. E gli uomini? Gli uomini - non tutti, certo, ma persino quelli più illuminati - hanno continuato a tenerseli i loro matrimoni fasulli finché morte non vi separi con corredo di amanti, confidando nella complicità di una società che fa l'occhiolino al maschio cacciatore. Un mio amico attore, separato da poco, qualche giorno fa mi diceva che aveva la sensazione che "il mondo" costruito negli ultimi vent'anni non esistesse più. Ma gli attori scambiano le quinte teatrali per il mondo e dietro - infatti - non c'è niente. Il fatto, forse, è che gli italiani - e gli italiani maschi in particolare - sono un popolo sì di poeti, forse di navigatori (dopo Schettino vedrei di rivederle un po' 'ste categorie), di santi manco a parlarne, di attori certamente. Alcuni grandi attori, ai quali basta uno sguardo per ammaliarti, altri attori cani che non te ne accorgi solo se hai gli occhi foderati di prosciutto. E di solito sono i protagonisti principali e quelli più attaccati al ruolo di un dramma della solitudine e dell'ipocrisia di cui sono essi stessi - oltre che le loro donne - vittime: scene da un matrimonio.

Il boss e la strafattona

C'era una volta, tanti anni fa e in un paese molto lontano, una ragazza tanto ignorante quanto ingenua. Un giorno il boss del cartello del narcotraffico di quel paese la notò e decise che voleva aggiungerla alla sua collezione di femmine. Non gli fu difficile condurla a sé: un whisky doppio, doppio malto, spacciato per un filtro d'amore (tanto quella, scema com'era, non distingueva la merda dal cioccolato), qualche pasticca e due parole dolci...le fece vedere le stelle e la strafattona lo ricambiò con il più gran complimento che si possa fare a un maschio: "Scopi da dio!" E lui, di rimando: "Ma io sono dio". Chiunque altra lo avrebbe mandato a cagare, ma lei - abituata a bere qualunque cosa - si bevve pure quella. Qualche mese dopo, però, le cose si misero male. Lei aveva sempre mal di pancia e vomitava in continuazione. Ovviamente non aveva la più pallida idea di cosa le stesse accadendo: fu un'amica più scafata a spiegarglielo. Così lei andò dal capo dei narcos a comunicargli la bella notizia e a pretendere il matrimonio riparatore. Quello la cacciò via in malo modo ma, siccome lei aveva cominciato ad andare tutti i giorni sotto casa sua e bussava il campanello ad ogni ora del giorno e della notte, lui chiamò uno dei suoi sgherri e gli diede disposizione di risolvere la questione: "Toglimela dai coglioni, in qualunque modo e in maniera definitiva", precisò. Era estate, faceva già caldo e lo sgherro si presentò a casa della ragazza completamente vestito di bianco che sembrava un gelataio, un paio di Ray-Ban alla Serpico sul naso e due cose svolazzanti sulla giacca, tipo code di un tight ma un po' più su, all'altezza delle spalle. Le chiese cosa voleva, le spiegò che dio in quanto dio è immateriale e non si può sposare e, siccome lei urlava e strepitava, le spiegò che doveva sentirsi onorata di aspettare un figlio dal boss e che comunque avrebbero risolto la questione facendola sposare da un uomo molto più anziano di lei, che sarebbe morto presto lasciandole in eredità la sua fabbrichetta di mobili e in più - con il matrimonio - le avrebbe fatto prendere la cittadinanza di quel paese. L'alternativa era che non le avrebbero ridato i documenti e lei avrebbe dovuto lavorare per loro a vita. Prendere o lasciare. Prese. Da allora, oggi si festeggia santa Fottuta. Però non andate a dirlo in giro, così potranno continuare a vivere tutti, e per molti millenni, felici, contenti, gabbati e mercati. E adesso, su, sbrigatevi ché in questo momento di crisi il mercato ha bisogno anche del vostro contributo: andate a comprare i baci Perugina per la mamma.

sabato 12 maggio 2012

La nomofobia, psicopatologia del terzo millennio

Come se non ci fossero abbastanza motivi di stress certificati. Nomofobia. Si chiama nomofobia l'ultimo della lista, il computer lo dà come errore perché ancora non conosce la parola e - se hai fatto il classico - comincia a metterti ansia nel momento stesso in cui ne senti parlare per la prima volta perché il tuo cervello inizia a contorcersi senza riuscire a capire da quale termine greco derivi (come dovrebbe essere per ogni malattia che si rispetti) e quindi cosa possa significare. Greco? Macché greco! E' l'inglese la lingua del futuro e dunque il primo termine di questa nuova patologia viene proprio da là. Anzi, è la contrazione di due parole: no e mobile. Ergo, nomobilephobia, nomofobia, cioè il panico da cellulare, l'angoscia di averlo dimenticato a casa o di perderlo, che le batterie di scarichino da un momento all'altro, che non ci sia campo e tutte quelle paranoie che noi psicopatici del terzo millennio conosciamo benissimo. Dicono che su mille persone esaminate dagli esperti di un'azienda britannica, il 66% soffra dell'ansia di restare senza telefonino, che i telefoninofobici ne controllino la presenza 34 volte al giorno (poi magari si scordano i bambini a cuocere nelle macchine posteggiate sotto il sole), che i più dipendenti (il 77% del totale) siano i giovani fra i 18 e 24 anni di età - incapaci di separarsene persino quando vanno al cesso -, che il tipo di ansia dato da questa fobia è simile a quello da "giorno delle nozze" e che i più dicono di non poterne fare a meno per questioni di lavoro. Come gli alcolisti che dicono di poter smettere quando vogliono. Eppure oggi ho sentito qualcuno lanciarsi in una sorta di improbabile arringa difensiva del telefonino: che sarebbe un formidabile ansiolitico per chi sta in pensiero per un familiare. Basta una telefonata e ti tranquillizzi. Evidentemente non conosce mia madre. Dunque, lei telefona a casa, al fisso. Nessuno risponde e lei non pensa, nell'ordine: non c'è, sta lavorando, non può rispondere perché è impegnata all'altro telefono, non sente perché sta passando l'aspirapolvere più rumoroso al mondo, si sta facendo una scopata e non vuole rotti i coglioni...no, per lei c'è solo una possibilità: è morta. Allora attiva il suo raziocinio scientifico e passa alla prova del nove (della quale si è già precostituita il risultato): telefona al cellulare. Nessuno risponde e lei non pensa, nell'ordine: è in riunione, è a una manifestazione e non lo sente, è a casa ma si sta facendo una scopata e non ha alcuna intenzione di interromperla rispondendo al telefono, fisso o semovente che sia....no, la risposta è sempre quella: è morta. Quindi passa alla mossa successiva: telefona a tutta la famiglia per sapere se qualcuno ha notizie e, per le ragioni più disparate, nessuno in quel momento può rispondere. Non c'è che una possibilità: una strage.

Potresti fare molto di più

Mi sembra di sentirla, con la sua voce da vecchia gallina pipitante, la prof che dalla cattedra striglia l'allievo: "Potresti fare molto di più". Oggi la profmadonnapiangente è andata a Milano a un convegno su donne e welfare (fra l'altro, non è chiaro perché la invitano, visto che non capisce una mazza né di donne né di welfare) e parlando della "conciliazione" - cioè quella cosa che costringe le donne a essere Fregoli al cubo perché si devono occupare del loro lavoro, della casa, dei mariti, dei bambini, della merda dei bambini, dei gatti, della merda dei gatti, dei nonni, delle piante, del cane, della merda del cane, di preparare il pranzo e la cena, accompagnare i piccoli ormai cresciuti a danza in palestra alle feste, curare i rapporti sociali del marito in carriera, andare dal parrucchiere per non farlo sfigurare alla cena di lavoro, essere sempre pronte a soddisfare i desideri di re Carlo che torna dalla guerra, et coetera, et coetera, et coetera - e, rivolgendosi agli uomini che forse neppure c'erano, ha pronunciato la fatidica frase da professoressa con voce da gallina pipitante: "La conciliazione non è solo un tema femminile ma anche maschile: gli uomini dovranno fare di più in famiglia". E secondo te, siccome glielo stai dicendo tu, d'ora in poi gli uomini/allievi svogliati - reduci da almeno duemila anni di sottomissione delle donne - si batteranno il petto e inizieranno a stud...pardon, a occuparsi della casa e della famiglia? Non ti viene il dubbio che, mentre abbassano gli occhi ammettendo "ha ragione, prof", ti stiano mandando a cagare? Perché il problema è sempre quello: il prof che non ti dà niente e pretende tutto: devi fare molto di più. Magari potrebbe cominciare lei a fare molto di più, mettendo padri e madri in condizioni di collaborare e magari di avere anche un po' di tempo per coltivare il loro rapporto di coppia che - così com'è ora - può solo andare a puttane. E invece loro che fanno? Tanto per dirne una: nella cosiddetta riforma del lavoro approvata due mesi fa dal consiglio dei ministri - se nel frattempo qualcuno non gliel'ha fatta mangiare come il cappello di Rockerduck -, viene introdotto il congedo parentale obbligatorio entro i primi cinque mesi di vita del bambino: obbligatorio solo per tre giorni. Minchia, che sforzo! E degli altri 17 o 18 anni che ne facciamo?

giovedì 10 maggio 2012

Sic transit gloria culi

Sarà che non esistono più i camionisti di una volta, sarà che non ci sono più le mezze stagioni (per colpa di tutti quei deficienti che hanno trapanato l'ozono con una punta da dieci milioni), sarà - più probabilmente - che tette e culi spalmati in abbondanza come la Nutella sugli sguardi degli uomini hanno creato una certa assuefazione e dissafezione, fatto sta che la burrosa non è più di moda: le foto di Marilyn Monroe "senza veli" - secondo la terminologia similpudìca della stampa borghese -, cioè nuda come un verme, per quanto un verme ben in carne, messe in vendita all'asta a New York nel cinquantesimo anniversario della morte, non se l'è filate nessuno. Asta deserta, o quasi, e alla fine qualcuno se le dev'essere comprate per pietà, ma pagandole a un prezzo inferiore di quello di partenza. Sic transit gloria culi. Ma sono fiduciosa che prima o poi il riscatto arriverà. Perché, vedete, Marilyn è come la radio. Mi spiego: io ho una radio - peraltro metafora del mezzo - che mi regalarono i miei zii più di trent'anni fa, forse trentacinque. Quella radio è ancora lì sul mio comodino e - per quanto abbia ormai la voce un po' roca - funziona perfettamente. Forse perché è un apparecchio semplice e primordiale, come le chiappe di Marilyn. E invece in questo trentennio e cocci (se solo sapeste quanti, ma questa è un'altra storia) ho dovuto cambiare non so quanti televisori - pur usandoli il minimo indispensabile -, computer, telefonini...tutti finiti in discarica, I presume. Dunque, anche Marilyn sarà vendicata dalla giustizia del proletariato: perché quando tette e chiappe siliconate esploderanno in aria e si perderanno nel sole come palloncini ad Elio, le sue - vere, per quanto ormai morte, ma immortalate - torneranno a trovare spazio nelle case dei cultori del bello e nei calendari per camionisti. N'est-ce pas?

Ricotta e cicoria secondo la nouvelle cuisine

E voi che vi lamentate che in Italia non c'è lavoro! Uomini (e donne) di poca fede, sappiate che oggi a Roma fra le 11 e le 17 si è svolta una selezione di grande prestigio promossa dall'Anm, che non è l'Associazione nazionale magistrati, ma - tenetevi forte -, l'Associazione nazionale maggiordomi. Ebbene, sì: perché - come ha spiegato la presidente del sodalizio, Elisa Del Bosco - "molte famiglie si rivolgono a noi per cercare figure fondamentali nella gestione della casa o delle varie residenze della famiglia stessa". Non si specifica di quali "famiglie" si tratti, ma - a occhio e croce - visto che i soldi in Italia ce li hanno solo le "famigghjie", possiamo benissimo immaginarlo. Aggiungendoci - che poi è lo stesso - anche evasori fiscali e danzatori di balli esotici improvvisati durante "cene eleganti" con statuette priapiche come hors d'oeuvre. Invece ci spiegano che i maggiordomi si prendono cura degli aspetti pratici e organizzativi della casa, che conoscono gli elementi base della cucina e si occupano persino dello shopping esclusivo. Dunque, se tanto mi dà tanto, i maggiordomi dovranno occuparsi della gestione del bunker superprotetto, di inventarsi ricette da nouvelle cuisine nelle quali coniugare ricotta e cicoria, provvedere a commissionare kalashnikov o partite di coca. Come faranno poi a capirsi con i datori di lavoro - visto che i maggiordomi in generale sono persone di discreto livello culturale mentre quegli altri sono delle capre - non è dato sapere.

martedì 8 maggio 2012

Cartoni a Palermo

Crudelia Demon, Gambadilegno e Tip (candidato di un sedicente partito dei topi di centrosinistra, mentre il fratello gemello, Tap, era candidato con il partito dei topi di centrodestra) ieri hanno commentato il risultato elettorale di Palermo, che ha visto Leoluca Orlando nettamente in vantaggio rispetto agli altri candidati a sindaco, sostenendo - chi fingendo fair-play (in realtà era curaro) e chi con due stalattiti di bava che colavano dai lati della bocca - che l'ex e speriamo prossimo primo cittadino di Palermo sia stato votato da quelli che prima avevano votato per Cammarata, l'Attila del Pdl che ha raso al suolo il capoluogo siciliano. Certo, è possibile che qualcuno che nella passata tornata elettorale aveva votato per Cammarata, di fronte alle macerie, abbia deciso di dare la propria preferenza ad Orlando: capita anche in Sicilia, terra di sudditi volontari, che uno a un certo punto si svegli e si ricordi che c'era stato un sindaco, tanto tempo fa, che aveva ridato un po' di dignità al comune, uno che il sindaco lo sapeva fare. Capita pure a Catania: di tanto in tanto sento delle persone - dal tabaccaio, al bar o in un panificio - che, commentando il disastro Stancanelli, rimpiangono il passato. Muovendo le mani in parallelo come a spingere un mobile ingombrante, precisano: "Io non sono di sinistra, ma...". Ma. Ma le differenze ci sono e si vedono e qualche cittadino che pensa al bene della propria città, pur non essendo di sinistra (!), fa la propria scelta senza condizionamenti. Altro è voler far credere - come hanno fatto, senza ritegno, Tip e gli altri, maestri di inciucismo - che chissà quali accordi sotterranei ci sono stati. Dopo di che, azzardo un'ipotesi: che Orlando risulti eletto al ballottaggio - grazie anche ai voti di elettori del partito ex di sinistra che governa con il presidente indagato per mafia, stufi delle minchiate di Crudelia Demon, Gambadilegno e Tip e di presunti eroi antimafia - e loro si affanneranno come topini per contendersi la guida del cocchio, prima che si trasformi in zucca. Purtroppo però c'è anche un'altra possibilità: che dalle viscere di Gotham city emerga Jocker, facendo confluire su Tip tutti i voti in precedenza distribuiti fra il nipote di Topolino e la donna dello schermo. E allora, altro che Batman: ci sarà la Banda bassotti a governare Palermo.

domenica 6 maggio 2012

Brainjellying

Stamattina, quando ho letto le dichiarazioni del ministro Cancellieri a proposito della legge sul sequestro e la confisca dei beni dei mafiosi, ho avuto un sussulto. Ma devo essergliene grata, perché l'antistaminico mi stava rincoglionendo e invece questa bella botta di adrenalina ci voleva. Insomma la minestrona riscaldata, dopo aver detto che la legge va rivista perché è stata pensata quando in sequestri erano pochi, annuncia che ha studiato un disegno di legge insieme alla sua collega della Giustizia, Paola Severino, e poi se ne esce con il colpo di genio. Cito testualmente, ma prima mi corre l'obbligo di precisare che è stato proprio il ministro a dire le parole che sto riportando e non un pensionato che spara quattro minchiate in libertà sputacchiando a destra e a manca il tabacco della sua sigaretta mentre gioca a carte al dopolavoro ferroviario. Dunque, ipsa dixit: "Non dobbiamo aver paura di mettere in vendita i beni confiscati. Il rischio che tornino nelle mani dei clan esiste, ma vorrà dire che saranno nuovamente sequestrati e confiscati e lo Stato ci guadagnerà due volte". Dunque, se ho capito bene, sequestriamo i beni ai mafiosi, poi glieli confischiamo, poi glieli vendiamo; risequestriamo i beni ai mafiosi, poi glieli riconfischiamo, poi glieli rivendiamo; ri-risequestriamo i beni ai mafiosi, poi glieli ri-riconfischiamo, poi glieli ri-rivendiamo.... E vi ci siete messe in due, le titolari dei ministeri più importanti, a partorire questa genialata? Visto che vi piace tanto l'inglese, come lo vogliamo chiamare, brainstorming o non, piuttosto, brainjellying? Sì, mi stavo arrabbiando, poi però ho capito: non è il ministro che ha detto cazzate, sono i soliti giornalisti che non contestualizzano (magari potrebbero farsi fare un corso accelerato da monsignor Fisichella). La signora Cancellieri infatti - poi si è scoperto - quelle cose le ha dette mentre stava giocando con i nipotini al gioco dell'oca e, giusto per attualizzarlo un po', invece di dire "vai avanti di una casella", "torna indietro di due", eccetera, faceva il giochino del sequestriamo confischiamo vendiamo. Dia retta, ministro, stia ferma tre giri. Anzi, cambi proprio gioco. Che è meglio!", come direbbe il Puffo Quattrocchi.

venerdì 4 maggio 2012

Nord e Sud uniti nell'ignoranza

Nel profondo Sud, sotto casa mia, nel raggio di meno di una ventina di metri, ci sono un meccanico, un carrozziere e un lavaggista. Brave persone, gran lavoratori, padri che si fanno in quattro per i figli, ma selvaggi totali: assassini inconsapevoli di se stessi, dei loro figli, dei loro dipendenti, di tutti quelli che abitano in questa strada, responsabili dei nostri esaurimenti nervosi. Grazie anche a un'amministrazione comunale di inetti che non vieta (come nei posti mediamente civili) la presenza di questo tipo di attività nei centri storici e nelle zone residenziali. Se dovessi fare un elenco dei reati che commettono, senza neppure rendersene conto, dal momento in cui sollevano la saracinesca fino a quando se ne vanno, non finirei più: inquinamento ambientale, inquinamento acustico, sversamento di rifiuti pericolosi (tutti i loro olii gettati nei tombini che, prima o poi, finiranno nello stesso mare in cui d'estate portano i loro bambini), schiamazzi, disturbo della quiete pubblica.... Ci sono giorni che non riesco a sentire i miei pensieri - perché, come se non bastasse il danno all'ambiente, urlano, mettono la musica a palla, sgommano e suonano i clacson a distesa e immotivatamente -, sono costretta a barricarmi dentro che manco in una guerra atomica perché i rumori e le vernici mi braccano. E mi viene una gran voglia di prendere una fioriera e tirargliela in testa. Poi però non lo faccio. Perché penso che non mi posso incazzare con gente che non ha potuto studiare - e quindi nemmeno si rende conto del danno che fa a se stessa, ai propri figli, ai propri nipoti, all'ambiente, ai timpani suoi e di tutti gli altri, eccetera - quando poi penso che nel profondo Nord c'è un analogo troglodita (un'eccelsa testa di cazzo certificata, se mi è consentito) che non ha voluto studiare e sta scalando le vette della politica nazionale grazie a una laurea comprata in un'università taroccata. No, oggettivamente non mi posso incazzare: ma ho una gran voglia di menare nel mani, nel profondo Nord come nel profondo Sud uniti nell'ignoranza.

giovedì 3 maggio 2012

Spending review: esprimi la tua opinione

Ma come, voi non eravate quelli bravi? Non eravate i professoroni che trattavano tutti come se fossero studenti svogliati e insolenti? Non avevate quella smorfia di disgusto prossima allo sputo ogni volta che parlavate con qualcuno (tutti) che consideravate inferiore e incapace di governare e forse persino di fare un ragionamento elementare? E ora che fate? Da un lato vi affidate a un supertecnico (che, peraltro, non solo si chiama Bondi, come l'aedo del vecchio maniaco, ma somiglia in maniera impressionante a tutti gli altri, dalla madonna piangente all'automa capo, e anche lui ha un paio di orecchie puntute che sospetto siano contenitori di cattiveria liofilizzata) e dall'altro "aprite" lo spazio del governo, cioè il sito, per chiedere suggerimenti agli italiani. L'uno e gli altri, dunque, chiamati a fornire proposte per quella cosa che voi chiamate in inglese per non farci capire, e per non farci capire che non ci capite una mazza: spending review, che in italiano si chiama revisione della spesa o, se vogliamo, tirare la cinghia. Cinghia che, da scienziati quali siete, avete fatto tirare a lavoratori e pensionati. Bella forza: lavoratori e pensionati lo sapevano già fare e lo facevano da tempo e non c'era bisogno di voi. E ora, per di più, chiedete agli italiani, cioè anche a lavoratori e pensionati, di spiegarvi come si fa a eliminare gli sprechi. Cioè Monti - quello che ci ha presi per il culo dicendo di rinunciare allo stipendio di presidente del consiglio ma guardandosi bene dal rifiutare quello di senatore a vita - nomina commissario uno a cui vorrebbe dare centocinquantamila euro lordi l'anno, che potrà avere anche un "subcommissario" per studiare come evitare inefficienze e sprechi nella pubblica amministrazione e che potrà agire "in piena autonomia e con indipendenza di giudizio e di valutazione" (non è chiaro se possa anche farsi dare qualche "ripassata" come un altro che non doveva rendere conto di niente), però intanto precisa che Presidenza della Repubblica e Parlamento (cioè quello che gli ha dato la vita artificialmente e quelli che lo alimentano) non si toccano e dà indicazioni sulle cose - sprechi, dunque - da tagliare subito. No, non le spese militari, le auto blu, eccetera: ma le scuole e i tribunali. Perfetto. E, siccome nel sito del Governo, alla sezione "Spending review", c'è scritto che tutti i cittadini possono compilare il modulo "Esprimi la tua opinione", io la esprimo: tagliatevi voi, tagliate quest'unico, enorme spreco di un governo, commissari, subcommissari, mantenute della finanza internazionale che per di più si prendono stipendi pagati con i soldi nostri.