venerdì 28 febbraio 2014

Votate chi cazzo vi pare


Devo, ufficialmente e pubblicamente, chiedere scusa a mio cognato. Quando un anno fa, in occasione delle elezioni politiche, mi chiese se potevo garantirgli che Antonio Ingroia non fosse come tutti gli altri, gli risposi senza esitazioni che non potevo dubitarne come si trattasse di me stessa (che, notoriamente, non solo non mi sono arricchita con la politica ma ci ho perso pure il posto di lavoro).
Oggi non ne sarei più tanto sicura. Non tanto della sua onestà "legale", quella che attiene al codice penale, ma della sua onestà intellettuale e politica. Leggo infatti che l'ex candidato premier di Rivoluzione civile ha fatto causa a Pdci, Prc e Verdi per non aver coperto le spese della campagna elettorale.
Sì, va bene, noi ci eravamo impegnati e non abbiamo onorato l'impegno, ma non avremmo potuto prevedere quello che è successo: tutti i segnali (e persino i sondaggi, che comunque sono abituata a prendere con molte pinze) ci dicevano che avremmo avuto dei rappresentanti in Parlamento e siccome nei nostri partiti, come nella tradizione del Pci e senza bisogno di sceneggiate mediatiche, i parlamentari sono soliti versare metà dello stipendio per sostenere l'attività politica, era certo che avremmo potuto far fronte. Poi è arrivata una manina (più d'una), sapete di quelle manine grattaschiena telescopiche, che ha grattato via la pulce dalla parrucca del monarca assoluto e non siamo stati eletti. Sicché il mio partito (il Pdci, ma anche gli altri due), che già era fuori dal Parlamento dal 2008, con quel che ne consegue non avendo guru miliardari alle spalle, adesso è con le pezze al culo.
Dunque, se Ingroia ha deciso di citarci in giudizio perché ha bisogno di soldi - come dire? -, ha sbagliato indirizzo: la sede del Pdci è oggi una capanna al freddo e al gelo e senza telefono e non ci sono neppure il bue e l'asinello; se invece lo ha fatto perché non ha più bisogno di noi e ha siglato bizzarre intese per garantirsi la carriera politica, ha sbagliato tutto nella vita perché sui suoi - presumo - attuali interlocutori non mi sentirei affatto di mettere le mani sul fuoco. Una cosa di cui sono certa, invece, è che non commetterò più l'errore di scommettermi su qualcuno: votate chi cazzo vi pare. E anche se non mi lascerò mai travolgere dall'antipolitica, sento che farò fatica a non aggiungere la frase più qualunquista del mondo: tanto, sono tutti uguali.
Intanto chiedo scusa a mio cognato, a tutti quelli ai quali ho detto che avrei potuto mettere le mani sul fuoco, alle mie mani ustionate e a me stessa. Nella speranza di dover chiedere scusa anche ad Antonio Ingroia per aver pensato male.

P.S.: A scanso di equivoci: io per le europee farò campagna elettorale, andrò a votare e voterò per Tsipras. E chi m'ammazza a me?

domenica 23 febbraio 2014

Album di famiglia


Prima o poi dovrò farci un album con tutte queste foto sbiadite e guizzanti, gettate alla rinfusa (non, insieme alle altre, nello scatolone verde che sta in mezzo ai libri nello studio di mia madre, ma) in un cassetto del mio cervello e che di tanto in tanto affiorano disordinatamente dall'acquario come fanno i pesci quando spargi il mangime.
Stamattina ne è venuta a galla una. Associazione di idee fin troppo banale, ma non ci sono cazzi: Sanremo è Sanremo e hai voglia a fare la snob, la radical chic, l'intellettuale engagée. Lo respiri come le polveri sottili, a prescindere da te.
Soggiorno di casa, riuniti davanti al moderno focolare arrivato da poco (prima si andava dai nonni a guardare la tv), con i compagni di classe di mia sorella moooolto più grandi di me che da lì a qualche mese avrei compiuto dieci anni. A quel tempo cinque o sei anni di differenza facevano la differenza: qualcuno di loro forse già scopava e io ancora... no, non giocavo con le bambole, mai fatto, ma il senso è quello. Finisce Sanremo e io mi lancio in una filippica contro la giuria che non aveva capito Luigi Tenco. Dev'essere stato il mio primo e ultimo comizio: da allora l'idea di tutti quegli occhi puntati addosso mi "imburrisce" le gambe ed evito con tutte le mie forze.
La tengo fra le mani quell'immaginaria foto ingiallita e all'improvviso ne sbocciano altre. In una non riesco a reprimere rabbia e voglia di scoppiare a piangere: sto per esplodere. La mia maestra prende a bacchettate sulle gambe le mie compagne di classe. Sento di odiarla. Non solo per la violenza del gesto (a quel tempo il concetto di abuso di metodi di correzione non era molto di moda), ma soprattutto per la sua valenza classista: picchiava soltanto le mie compagnette povere. In un'altra, già alle scuole medie, sono tutta vestita di nero, pantaloni, scarpe, dolcevita d'ordinanza: ho perso la testa per gli esistenzialisti e la gente mi fa le condoglianze scambiandomi per una povera orfanella da romanzo ottocentesco avvolto nelle brume. Nella terza mi sono appena chiusa a chiave in camera per non rischiare di incontrare certi lontani cugini che mi stavano cordialmente sul cazzo: arroganti e spacconi, istintivamente odiosi. Sarà un caso che crescendo sono diventati fascisti?
Evito di annoiarvi con le altre: mi fanno tristezza quelli che ti invitano a casa a vedere il filmino (minchia, come sono vecchia: ragiono in Super 8!) del viaggio di nozze. Ma comunque il fil rouge è quello e non ci sono cazzi: Sanremo sarà pure Sanremo, ma comunista è comunista. E io modestamente lo nacqui (e, a occhio e croce, lo morirò). Mettetevi il cuore in pace: è questo il mio album di famiglia.

venerdì 14 febbraio 2014

Ci siete o civate?

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Certo che Pippochecazzofai è davvero un personaggio. A completamento di mesi di performance da barricadero stanco, quello che fa la guerra ma solo finché non trova la poltrona su cui riposarsi, oggi ha davvero superato se stesso. Roba che comunque, se la cosa fosse considerata seria, non basterebbe richiamare in vita i padri della psicoanalisi per spiegarla.
Insomma Civati (che in siciliano è il participio passato del verbo "civari", imbeccare, cibare, usato indifferentemente per uccellini e bambini molto piccoli e in alcuni casi, ironicamente, per bamboccioni: tout se tient), all'indomani della direzione del Pd stravinta da Berluschino & his band, dal suo blog lancia la provocazione "Quasi quasi fondo il Nuovo Centro Sinistra" e ci spiega: "Recupero una dozzina di senatori. Poi vado da Renzi e gli dico il contrario di quello che propongono Formigoni e Sacconi, oggi sui giornali. Nuovo Centro Destra contro Nuovo Centro Sinistra (anche Sinistra e basta, che il Centro e dappertutto). Chiedo matrimoni egualitari, stop agli F-35, stop al consumo di suolo (magari anche NoTav), reddito minimo, progressività fiscale, conflitto d’interessi, ius soli, legalizzazione delle droghe leggere. Saranno contenti rispettivamente Formigoni, Lupi, Mauro, Sacconi, Alfano e Giovanardi (sono proposte ad personas, tanto loro di solito le votano). E vediamo come va a finire".
Pippo, non vorrei infierire, ma va a finire che ci fai una figura di merda perché tu tutte le puttanate che hanno fatto finora in un modo o nell'altro le hai sempre avallate. Do you remember Cancellieri?
Ma siccome Pippo non lo sa, chiede spiegazioni. E lo fa con un post scriptum debordante di interrogativi esistenziali: "P.S.: mi spiegate perché, davvero, stiamo facendo un altro governo con questi signori, preoccupati solo di non discutere di unioni civili e di ius soli? Perché stiamo facendo un altro governo che non solo non ha il mandato degli elettori ma non rappresenta nemmeno il 50% dei suffragi dello scorso febbraio? Perché stiamo facendo un altro governo frutto di un ribaltamento della linea, poi di una scissione, poi di un ribaltoni e infine di una staffetta “sul posto”? Perché stiamo facendo un altro governo dopo avere escluso di farlo, preoccupati soltanto di fare una velocissima legge elettorale di cui ora tutti dicono che non è poi così veloce, che bisogna completarla con le riforme e che poi non siamo mica sicuri che passa, dopo aver giurato che passava nel giro di due settimane e che era una mossa geniale perché tutti avrebbero dovuto farla passare così senza fare una piega? Mi spiegate perché abbiamo celebrato l’uscita di scena di Berlusconi e poi abbiamo celebrato il suo ritorno? Mi spiegate perché ci siamo detti ufficialmente contrari alle larghe intese (era ora) e per tutta risposta ne facciamo delle altre, che sono solo più lunghe delle precedenti? Me lo spiegate voi, perché io non ce la faccio? Da ultimo, per fatto personale: ma perché nessuno è coerente con quello che dice e fa il contrario di quello che dichiara? Perché così è un po’ difficile, rimanere coerenti mentre tutti fanno giravolte e testacoda".
Ecco, Pippo, mi spieghi perché (da mesi, non da un giorno) non sei coerente con quello che dici e fai il contrario di quello che dichiari? O la strategia è quella di chi, per non ammettere di ambire a un porto (e a un posto) sicuro, sostiene la necessità di "combattere da dentro"?
No perché, a meno che non restiate "dentro" per somministrare piccole quotidiane dosi di arsenico al Napoleone che avanza (e sarebbe l'unico vostro intento lodevole), la domanda sorge lubranianamente spontanea: ma ci siete o civate?

A proposito di P.S.:
P.S.: NCS è l'acronimo del National Clandestine Service, cioè i servizi segreti USA. Forse è il caso di cercare un altro nome.

giovedì 6 febbraio 2014

Saldi di fine stagione


Oggi non ci sono andata alla manifestazione dei lavoratori della Micron, 128 fra le migliaia licenziate ultimamente senza motivo da multinazionali di settori in espansione che hanno colonizzato il territorio e adesso, con la complicità del governo dei padroni, vanno dove i lavoratori si sfruttano ancora di più. Non ci potevo andare perché ero a guadagnare qualche centesimo: sono di nuovo nell'età dei lavoretti. Ti fa sentire giovane - non c'è che dire - andare per tentativi, quando invece dovresti andare all'Inps a farti fare il conteggio per la pensione.
Qualche giorno fa ero stata alla loro assemblea e, quando ho sentito incrinarsi la voce di uno di loro, quando ho sentito il più razionale degli interventi tramutarsi nel più irrazionale moto nell'animo, non ce l'ho fatta più e sono stata costretta ad uscire. Sì, certo, non è la prima volta: sono decenni che vedo lavoratori piangere per la loro vita caduta in pezzi. Ho visto gli operai della Cesame e quelli della Riela, quelli dei supermercati e quelli degli aeroporti, cinquantenni, piangere come bambini nella consapevolezza di essere già morti e di non avere più speranze. In più questi sono dei ragazzi, quelli che ipocritamente vengono definiti "il nostro futuro" mentre non sono il futuro neanche di se stessi: sono poco più che trentenni - hanno l'età in cui la vita andrebbe affrontata con leggerezza, spavalderia, coraggio e fiducia - e in più sono iperspecializzati. Ma in questo Paese della lotta di classe all'incontrario, padre snaturato che odia i suoi figli, dove persino il sindacato sta dalla parte del padrone e tende a fare fuori l'unico pezzetto che ancora fa il suo mestiere, quei ragazzi sanno che la loro vita è finita proprio quando avrebbe dovuto cominciare.
Ho visto le foto con i cartelli che vanno portando a tutte le manifestazioni: "Davide, assunto in St nel 2003, svenduto a Numonyx nel 2008, svenduto a Micron nel 2010, esubero dal 21 gennaio 2014"; un altro "Davide, assunto in St nel 1999, svenduto a Numonyx nel 2008, svenduto a Micron nel 2010, esubero dal 21 gennaio 2014"; "Tiziana, assunta in St nel 2000, svenduta a Numonyx nel 2008, svenduta a Micron nel 2010, esubero dal 21 gennaio 2014"; "Mario, assunto in St nel 2000, svenduto a Numonyx nel 2008, svenduto a Micron nel 2010, esubero dal 21 gennaio 2014"....
Come se fossero annunci dei saldi di fine stagione di un intero Paese in svendita.
O come se fossero lapidi.
E non dovremmo forse "restaurare l'odio di classe", come diceva Sanguineti? "Bisogna invece restaurare l’odio di classe, perché loro ci odiano e noi dobbiamo ricambiare. Loro fanno la lotta di classe, perché chi lavora non deve farla proprio in una fase in cui la merce dell’uomo è la più deprezzata e svenduta in assoluto? Recuperare la coscienza di una classe del proletariato di oggi, è essenziale. E importante riaffermare l’esistenza del proletariato. Oggi i proletari sono pure gli ingegneri, i laureati, i lavoratori precari, i pensionati".
Cioè quasi tutti, a partire dai "ragazzi" della Micron: una quantità spaventosa di donne e di uomini che non hanno mai saputo o non ricordano che una volta i lavoratori più fortunati scioperavano per solidarietà con quelli che rischiavano il licenziamento e che non hanno mai saputo o non ricordano che una volta in Italia c'era un partito che stava dalla parte dei lavoratori. E dire che, oggi più che mai, ci vorrebbe come il pane.

sabato 1 febbraio 2014

Condanna senza appello

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Vogliamo provare a fare il punto della situazione? Comincerei con degli esempi, se siete d'accordo, così ci capiamo meglio.
Dunque: se uno vuole fare il giornalista, comincia facendo il "biondino" (cioè fa il cane), diventa redattore, caposervizio, caporedattore, vicedirettore e - se è bravo oppure leccaculo (anche questo richiede una certa abilità) - c'è il caso che, dopo lunga e sofferta trafila, diventi direttore.
Così se vuoi intraprendere la carriera universitaria: per quanto michelmartone figlio di papà e raccomandato tu possa essere, puoi non aver fatto l'asilo a causa di genitori iperapprensivi, ma scuole elementari, medie, liceo e università da studente e poi da assistente o ricercatore li devi avere frequentati prima che ti diano la cattedra. Sia pure con un concorso-vestito della tua taglia.
Stessa storia se ambisci a fare il primario ospedaliero: asilo, elementari, medie, liceo, università, reparto a fare lo zerbino e a prenderti responsabilità che non ti spettano, pratica post-laurea, specializzazione e alla fine se sei molto, ma molto bravo diventi primario. Lo diventi anche se sei molto, ma molto raccomandato, ma lo "sconto" sui circa vent'anni che passano dall'asilo alla laurea non te lo fa nessuno.
Ora io vorrei capire per quale ragione uno che ha in mano il destino di sessanta milioni di italiani, prima di arrivare in Parlamento non debba essere passato dal consiglio di quartiere, dal consiglio comunale, da quello regionale, eccetera, magari mettendoci in mezzo anche un po' di scuola di partito. Perché poi il rischio - come è sotto gli occhi di tutti ultimamente - è che finisca a frittatona di cipolla, Peroni gelata, tifo indiavolato e rutto libero, con contorno di pompini e boia chi molla (peraltro al maschilista 2.0 bisognerebbe spiegare che le deputate del Pd - con qualche eccezione  - sono lì non perché si siano cimentate nell'arte prevalentemente femminile della fellatio, ma perché hanno praticato quella totalmente maschile dell'esercizio del potere fine a se stesso). Li hanno scelti immacolati come la madonna - primo caso nella storia di insaputismo coeundi -, mettendo come pregiudiziale il non essersi mai candidati con alcun partito, perché i partiti sono tutti uguali e fanno tutti ugualmente schifo, e si sono ritrovati come un astemio che si è appena scolato una bottiglia di whisky o come un gatto a cui abbiano tagliato le vibrisse.
Il problema vero, però, è che ormai il grillismo è diventato di moda e il vaffanculo riflesso condizionato verso tutto ciò che attiene ai partiti. Anche a quelli che hanno fatto tante cazzate (pagate solo da noi, militanti, dirigenti ed elettori di quei partiti ridotti allo zerovirgola), ma mai porcate (pagate da tutti gli italiani). E dunque mi preoccupa non poco, ora che si sta tentando faticosamente ma sinceramente di farci adulti e ricostruire ciò che si era distrutto, che ci sia chi - dall'alto del suo ruolo di intellettuale che ha passato gli ultimi anni seduto comodamente a scrivere di ciò che accadeva ma mai a sporcarsi le mani o, peggio, a votare Pd pur essendo chiara la deriva che stava prendendo - ponga delle condizioni: ci spiegano che alle prossime europee nella futura lista di sinistra dovranno essere candidate "persone, anche con appartenenze partitiche, che non abbiano avuto incarichi elettivi e responsabilità di rilievo nell’ultimo decennio". Più che un appello, messa così, mi sembra una condanna sommaria (sono tutti uguali, fanno tutti schifo) e senza appello.