sabato 30 marzo 2013

Ho vissuto Ustica

"Intanto io ho vissuto Ustica". Ustica è una cosa che ti risucchia da dentro. Parte dal cuore e arriva alla pelle, in pochi secondi. Io Ustica l'avevo vissuta già due anni prima che accadesse. La notizia arrivò prima di sapere che mia sorella, mio cognato e la bambina quel volo per Palermo non l'avevano preso. Ieri quella bambina ormai mamma aspettava all'aeroporto di Roma sua madre e suo figlio, quando su un monitor al posto dell'ora di arrivo dell'aereo è apparsa la scritta "cancelled". Qualcosa ti risucchia da dentro. Cominci a chiedere in giro, al banco informazioni ti confermano che il volo è stato cancellato, eppure era partito... continui a informarti, fino a quando ti dicono che no, che si erano sbagliati. Nel frattempo sul display appare un'altra scritta: "landed". "Intanto io ho vissuto Ustica", mi dice Elena. E io con lei. Ma dico, ma si può? Si può essere così superficiali? Si può rischiare così, aggratis, di provocare un infarto a qualcuno? Si può essere così inetti? Ma immagino che non sia previsto un risarcimento danni da inettitudine.

venerdì 29 marzo 2013

Dissuasore cerebrale

Superata l'overdose da papa, passati indenni (salvo piccole scosse di assestamento) dal terremoto Battiato, grazie al quale abbiamo discusso per giorni sul sesso delle troie senza accorgerci che il Paese andava a puttane, il nuovo dissuasore cerebrale di oggi è il quesito esistenziale per eccellenza: Matteo Renzi deve o non deve andare ad "Amici"? E giù disamine, critiche alla sinistra che non si sporca le mani con le trasmissioni/cassonetto, argomentazioni articolate. Ho già sentito ore di conversazioni su quest'argomento dirimente per la vita dell'Italia più di quanto non lo siano quelli su governo tecnico, governo del presidente, governo di scopo, elezioni anticipate. Fra gli altri, uno interessante e che razionalmente e in linea teorica condivido (in linea pratica, so che già che se dovesse accadere a me, con le mie rigidità vetero, dovrei farmi una flebo di Debridat per evitare i conati di vomito) è il ragionamento in base al quale è giusto proprio andare nella tana del lupo, a casa degli avversari, a dire loro cose che nessuno ha mai detto, suscitare contraddizioni in seno al popolo, insinuare il tarlo del dubbio. Perfetto. Sono d'accordo. Non sarei in grado di metterlo in pratica, ma sono d'accordo. C'è solo un piccolissimo problema, uno spostamento di prospettiva, una bottarella alla barra del timone per correggere la rotta, una quisquilia di nessun conto: Matteo Renzi non è di sinistra. Matteo Renzi non sta andando a parlare con gli avversari politici. Matteo Renzi va ospite a casa di amici.

mercoledì 27 marzo 2013

Mistero della fede

Ma che c'è andato a fare Bersani da Bagnasco? Mistero della fede. E' vero che qualche giorno fa aveva detto che ci vorrebbe un governo dei miracoli, ma da qui ad andare direttamente dal capo dei vescovi per chiedergli una raccomandazione molto in alto ne passa. Comunque non è dato sapere cosa si siano detti: le agenzie si sono limitate a comunicarci l'incontro avvenuto; qualcuna si è spinta fino a scrivere che a darne notizia è stato l'ufficio stampa del Pd e qualche altra ci ha comunicato in esclusiva che a chiedere di vedere Bagnasco è stato proprio il presidente del consiglio incaricato. Fine delle trasmissioni e amen, con l'eccezione di Tmnews che - dotata di capacità divinatorie - legge nell'incontro (o auspica?) un'apertura di credito da parte dei vertici cattolici e si spinge perfino a ipotizzare che siano state trattate "tematiche - come la bioetica o il conflitto di interessi - che potrebbero dividere le forze politiche e minare il già precario percorso verso la formazione di un governo". Quindi, ci pare di capire e sintetizzando, salvare il culo a Berlusconi e farlo invece per l'ennesima volta alle donne. Per il resto, dobbiamo arrangiarci da soli nell'interpretazione da dare a quest'incontro. Visto che ha chiesto a cani e porci di entrare a far parte del suo governo, Bersani avrà chiesto anche a Bagnasco di diventare ministro? Lo avrà pregato di convocare lo spirito santo per la procreazione assistita di questo governo? E' andato a promettergli che non solo non chiederanno alla chiesa di pagare l'Imu ma venderanno con l'Unità in allegato l'album delle figurine di Bergoglio e i due volumetti del papa appena tradotti in italiano versando i diritti al Vaticano? E' andato a proporre una partita a poker fra le quattro B, Bersani, Bagnasco, Bergoglio, Berlusconi? Le ipotesi possono essere molteplici, ma certamente nell'elenco non c'è quello delle consultazioni quanto più ampie possibile. Altrimenti perché non ha parlato anche con i musulmani, i testimoni di Geova, gli ortodossi, Margherita Hack in quota atei e Magdi exCristiano Allam in quota ermafroditi della fede (ma pure della politica), Richard Gere in quota Scientology e gli arancioni di Hare Krishna?

giovedì 21 marzo 2013

Riformatorio sanitario

Laboratorio di analisi: Signora, con la ricetta viene 25 euro, senza 20. Come? Ho sentito bene? Mi avvicino a costo di violare la privacy, per sentire meglio la conversazione fra l'analista e la paziente. E' così, me lo confermano quando viene il mio turno. Se lo fa con la prescrizione del medico, paga dieci euro a ricetta, "senza fare niente". Quattro ricette, quaranta euro: senza fare niente. Se non ha problemi, non ha assicurazioni.... va bene, mi avete convinta. Anche se non m'illudo che lo facciate per il mio bene: nessuna traccia del mio passaggio in laboratorio e soldi cash. E qualche giorno dopo mi ritrovo in una sede dell'Asp (chissà perché per anni non vedo un medico nemmeno da lontano e poi, per me o per accompagnare altri, recupero tutto in pochi giorni, gastrite compresa): dei due ascensori ne funziona uno solo, che è come dire che non c'è l'ascensore perché è sempre occupato; sulle porte degli ambulatori a stento c'è la specializzazione scritta con la stampante su un foglietto ma non il nome del medico, a meno che qualcuno particolarmente scrupoloso non si sia stampato un biglietto fai-da-te; tralascio che l'eliminacode è l'artigianale "Chi è l'ultimo?", tralascio l'attesa interminabile e tralascio pure il medico maleducato che non ti guarda nemmeno in faccia a mo' di cenno di saluto quando entri; vado a fare una visita alle toilettes. Ammesso che si possano chiamare così. Dunque: uomini e donne è scritto con un pennarello, scritto, cancellato e riscritto; il contenitore per le salviette è divelto; nel portacartaigienica manca la materia prima; e tutto ha un colore marroncino diffuso, enfatizzato dall'odore altrettanto marroncino. E questa sarebbe la riforma sanitaria? Più che una riforma, mi pare un riformatorio.

lunedì 18 marzo 2013

Cervo a primavera

Ho sentito un giovane uomo qualche giorno fa affermare di essere diventato "grillino" perché sua madre da ragazzo lo portava a vedere gli spettacoli di Beppe Grillo. E da giorni un tarlo - o un grillo? - mi arrovella il cervello: vuoi vedere che è colpa mia? Eh, sì, confesso: anch'io portavo mio figlio a vedere gli spettacoli del comico e ci divertivamo come pazzi. Ma vale anche se guardavi altro e non ti divertivi o ti divertivi meno? Per dire: quando lui era piccolo, capitava di vedere "Drive in" e anche di divertirsi, sia pure in modo meno politicizzato. Ma se, putacaso, Massimo Boldi dovesse fondare un partito (dubito visto che lui il partito ce l'ha già, o meglio: è il padrone del partito che ha lui), da uno a dieci quanto rischio che mio figlio diventi boldista? Ma ora che ci penso, una volta ho persino portato mio figlio a un concerto di Riccardo Cocciante e mi viene un dubbio assai più pascaliano che amletico: vuoi scommettere che mi rinasce cervo a primavera?

lunedì 11 marzo 2013

Gutta cavat lapidem, ovvero: della strategia politica di Matteo Renzi

Questione di punti di vista. Ieri ho sentito gente di quella che potremmo definire, per analogia, droite caviar (la destra con il loden che ti si incula esattamente come quella con il manganello o quella dei balletti rosa, però lo fa in maniera "elegante") che lo lodava per la sua correttezza. Il giovanilista tiene un profilo basso, sta "bono bonino", esagera in fair play, abbraccia il segretario, lo alliscia, mostra lealtà al partito e alla Nazione, fa l'antipolitico contro il finanziamento pubblico ai partiti e fa il politico navigato aumentando il numero di donne in giunta. Gutta cavat lapidem o - come si dice dalle mie parti - "dammi tempu ca ti perciu". Poi sbucherà fuori all'improvviso: "Salve, son Matteo Renzi, professione deus ex machina e cerchiobottista". Purché lo eleggano segretario del partito, presidente del consiglio, presidente della Repubblica, papa e persino padreterno. Questione di punti di vista. Nel mio italiano si chiamerebbe paraculismo.

Compitazione politica

Nella sala d'attesa del reparto di Radiologia del vecchio ospedale Garibaldi di Catania c'è un televisore che trasmette i cartoni. Ho visto un signore più o meno cinquantenne (dunque di quella generazione che la scuola l'ha fatta, per obbligo) appassionarsi a guardarli; poi, quand'è apparsa la scritta finale - Barbapapà -, con quelle sue lettere panciute e sbilenche, lui ha cominciato a muovere le labbra e a compitare ad alta voce come i bambini in prima elementare: b - a - r - b. Ma lì si è fermato. Cioè, ha fatto l'esatto opposto di quello che fanno i bambini quando, alla quarta lettera, si rendono conto che si tratta di una parola a loro nota e la sdrucciolano in picchiata. Mi sono guardata intorno ad osservare la composizione sociale di quanti affollavano quella sala: ottantenni (anagrafici o psicologici, certamente non gli ottuagenari delle nostre ricche e colte case, scolarizzati o laureati che smanettano con i computer con la dimestichezza di un ventenne) e mamme bambine che, gli uni e le altre, parlavano in dialetto stretto e non capivano le semplici indicazioni in italiano fornite da due impiegate stranamente comprensive e costrette a traduzione simultanea in siciliano. Ora a parte Grillo e la "Rete", nuova divinità da scrivere con la maiuscola (che, delle due l'una: o questi non fanno parte di quel 25% che lo ha votato o, se l'hanno fatto, ho qualche difficoltà a pensare che la loro sia stata una scelta consapevole), credo che ciascuno di noi saccenti analisti politici di sinistra - bravi (?) ad esaminare dati, exit poll, instant poll, percentuali e menate varie - dovrebbe cimentarsi almeno una volta nella vita nell'osservazione di questa varia umanità. Forse qualche dubbio ci verrebbe. Metto in fila i primi tre (ma non ci vuole un concorso di idee per arrivare a tremila): 1) siamo sicuri che questi a votare ci siano andati o che sapessero che c'erano le elezioni? 2) siamo sicuri che noi con queste persone ci sappiamo parlare? 3) siamo sicuri che con queste persone abbiamo mai provato a parlare? Ho il sospetto che siamo ancora (o di nuovo) a quella fase, alla compitazione: p - o - l - i. E lì ci fermiamo. Forse i veri analfabeti siamo noi.

giovedì 7 marzo 2013

L'ipocrisia al potere

Una decina di anni fa a Catania da via Umberto doveva passare una madonna i cui occhi innocenti e vergini non avrebbero potuto reggere la vista di organi genitali, per quanto equini. Che volete? La poveretta era abituata solo al sesso degli angeli e quello di un cavallo, sia pure morto essendo di bronzo, l'avrebbe sconvolta. Il cavallo in questione, con palle in bella vista, era una scultura di Francesco Messina che - in occasione di una processione di baciapile - fu dunque corredata di un bel paio di mutande di ferro ben fissate con bulloni. Qualcuno tirò fuori Brancati, il gallismo, le contraddizioni di una città del sud antica e moderna. Ma di Facebook ne vogliamo parlare? Già perché l'avveniristico social network ha operato un'analoga censura a una foto artistica di nudo, in mostra al museo Jeu de Paume di Parigi e "postata" sulla sua pagina: "Nous avons retiré le contenu suivant, que vous avez publié (ou dont vous êtes l'administrateur), en raison d'infractions à la Déclaration des droits et des responsabilités publiée par Facebook". Prima l'ha ritirata, poi l'ha ri-tirata fuori mettendoci una pezza o, meglio, una pecetta peggiore del buco. No, non quello: quello era coperto. Ad essere scoperte erano le tette della modella: e infatti Fb le ha messo il reggipetto. Ma non un push-up, un balconcino, uno col ferretto: praticamente una mano di vernice, dal collo all'ombelico. Roba che nemmeno mia nonna ce l'aveva un reggipetto così. Come se al Louvre avessero preso uno scafandro da sommozzatore e lo avessero messo addosso alla Venere di Milo o se agli Uffizi al posto della chioma fluente a coprire "le pudenda" (che già fa ridere la sola parola) di quella botticelliana ci avessero messo i mutandoni di lana ascellari alla Stanlio e Ollio. Ora, io dico: ma Facebook Francia, cioè Facebouque (mi ci gioco le pudenda che in Francia qualcuno lo scrive così!), il social network di un Paese dove il 68 diventava facilmente un 69, può ridursi così? Come una qualunque ipocrita cittadina di provincia dove l'unica immaginazione al potere è quella dei parvenus in processione che si battono il petto mentre guardano dal buco della serratura?