mercoledì 26 settembre 2018

Un politico da Bagaglino

Quindi in Parlamento siede, sotto falso nome, anche Pippo Franco e non ne sapevamo niente? Pippo Franco, ve lo ricordate, no? Quello tutto tette, culi, coglioni e Berlusconi.
Oggi si fa chiamare Massimo Baroni, deputato dei 5 Stelle e componente della Commissione Affari sociali della Camera, laureato in psicologia che (fonte Wikipedia) «ha lavorato per la riabilitazione di pazienti psicotici». E già questo fa ridere di suo.
A giudicare dai comportamenti dei suoi colleghi di partito/azienda, non dev’essere molto bravo.
Insomma, per farla breve, l’esimio professionista per spiegare la presunta utilità dell’altrettanto presunto reddito di cittadinanza, ha pronunciato le seguenti auliche parole: «Metti il reddito di cittadinanza in Italia e vedi come iniziano tutti a trombare come ricci». Roba che, appunto, manco Pippo Franco ai tempi del Bagaglino o Berlusconi quando diceva che bisognava fare girare «la patonza». Con l’aggravante che, sempre secondo l’esimio professionista, l’attività riccesca farebbe nascere tanti bambini e quindi risolverebbe il problema del calo demografico.
Come si mantengano poi questi bambini con un reddito di 780 euro al mese il deputato Baroni non lo spiega, né chiarisce come si dovrebbe andare la sera in pizzeria, che sempre secondo il deputato Baroni sarebbe propedeutica allo scopamento generale.
Ora, io non vorrei dargli un dispiacere, ma sono costretta a svelare a Baroni come (non) si campa con quella somma. Veda, Onorevole, io – disoccupata da una dozzina da anni – vivo (sopravvivo) grazie a una specie di reddito di mammitanza equivalente. Ebbene, tolti il mutuo di una casa acquistata quando non sapevo che sarei stata licenziata, la luce, l’acqua, il telefono, il gas, la rata della spazzatura che nella mia città non viene raccolta e altre cose simili, esimio Onorevole, le assicuro che a stento mi resta di che dar da mangiare ai miei due gatti. E le assicuro che a dover fare tutti i giorni i conti con gli spiccioli, la voglia di «trombare» - come dice lei – e anche quella di andare a prendere una pizza va, lei sì, a farsi fottere.
Ma davvero lei pensa che con quella somma si possa fare figli e mantenerli pure? Come li comprano i pannolini? Come li mandano all’asilo? E come gli comprano il grembiulino, il cestino, la merendina? E poi i quaderni e le matite quando andranno alle elementari? E i vestiti? E il regalino per il compagnetto o la compagnetta che li invita alla sua festa di compleanno? E tutte quelle cose indispensabili perché la vita sia vita e non una merda?
Suvvia, onorevole Pippo Franco, la smetta di dire cazzate, si scusi per avere offeso la nostra intelligenza e la dignità di chi non ce la fa ad andare avanti, getti la maschera e torni da Berlusconi a fare il Bagaglino.

venerdì 7 settembre 2018

Prova generale

Alessandro è alto un metro e sessanta, pesa 43 chili e ha un pisello intercambiabile che va dai 13 ai 18 centimetri. No, non nel senso di «a riposo» e in posizione eretta: proprio nel senso che – a piacere - smonti quello piccolo e monti (!) quello grande. Che poi, potendo scegliere, chi è così scema da optare per il formato piccolo? Poi ha due tette enormi che manco le maggiorate degli anni cinquanta e due capezzoli che sembrano le valvole di un materassino gonfiabile. Come se non bastasse, ha due fori: «bocca e ano». Orecchie non contemplate. Buchi del naso non pervenuti.
Voi lo vorreste un uomo così? Io nemmeno se si fossero estinti tutti. Diciamolo: uno così fa schifo alla fica.
Eppure sul sito di Lumidolls, la società che ha aperto a Torino il primo bordello di bambole, Alessandro - l’unico puttano della squadra – viene magnificato come fosse un Adone. In più, ci spiegano che «è resistente all’acqua»: non dovesse andar bene come partner, te lo puoi sempre portare al mare invece della paperella. 
Poi ci sono le “donne”: Kate, Ilary (così, senz’acca), Molly, Eva, Arisa, Naomi, Bianca. Di Kate ci dicono che è «maneggevole», praticamente il sogno di ogni uomo; su Ilary senz’acca invece specificano che è «incredibilmente realistica». E precisano: «anche al suo interno». Cioè: «lì», come avrebbe detto Anna Marchesini. Poi c’è Eva, che puoi mettere in tutte le posizioni e schiaffeggiare «il suo sedere sodo e ben definito». Tanto non si ribella – altro sogno maschile – e non c’è bisogno di rischiare la galera per ammazzarla.
Vi risparmio il resto, se non per notare che da qualche parte c’è scritto pure che una di queste bambole «è fatta per dare amore». Ora, va bene tutto, va bene che scopare con una donna (o un uomo) di plastica è una colossale presa per il culo – e il giusto castigo per chi è incapace di relazioni con esseri viventi e in un giallo meriterebbe il ruolo del serial killer -, ma arrivare a parlare d’amore mi sembra troppo persino per gli psicopatici che dovessero rivolgersi ai servigi del bordello torinese.
Psicopatici che però, a quanto pare, sono numerosi a giudicare dal fatto che il luogo di incontri erotici ha aperto da pochi giorni e già ci sono prenotazioni fino a dicembre. 
Per ora così e ci assicurano che è «completamente legale», ma ho un sospetto, un presentimento, un timore, chiamatelo come preferite. E cioè che, essendo tornato il fascismo in Italia (sia pure sotto altre forme, almeno per ora), con esso sono riaffiorati dalle fogne tutti gli istinti più bassi - e fra questi quello di usare le donne come fossero cloache - e che questa sia soltanto una specie di prova generale per far rivivere i bordelli: quelli veri con le donne vere. Del resto, il capo del fascismo del terzo millennio lo aveva già detto un paio di mesi prima delle elezioni che fra i suoi obiettivi c’era anche quello di riaprire le case chiuse. E magari chiuderci dentro qualche “faccetta nera”: di quelle che no, dai barconi non possono scendere, ma per il trastullo di qualche danaroso papà cattolico «à la Salvinì» possono essere rinchiuse in una casa di appuntamenti a fare le schiave. E non c’è proprio niente da ridere.