martedì 17 aprile 2012

Fatti...da un monaco sordo

Lo so, non è gentile infierire contro una persona anziana e me lo dico da sola, però questa notizia uscita su alcuni quotidiani del nord Italia mi ha fatto venire alla mente la barzelletta del monaco sordo. E il mio anticlericalismo congenito non poteva che esserne solleticato.
Dunque: a Vittorio Veneto, in provincia di Treviso, sembra essere avvenuta una crisi mistica collettiva, una conversione generalizzata, un'epidemia devozionale che spinge tutti i ragazzini ad andare in chiesa a confessarsi. E al parroco dicono di tutto, persino le cose più inconfessabili: hanno sognato di scopare con la prof popputa e glielo raccontano, si sono fatti una canna e glielo riferiscono, hanno rubato la merenda a un compagno di scuola che non mangiava da tre giorni e lo ammettono. Senza timore che il prete, preoccupato per il loro futuro, possa decidere di violare il segreto della confessione e magari andare a riferire tutto ai genitori.
Il fatto è che il prete in questione ha ottant'anni ed è sordo come una campana: loro cominciano a parlare, dopo pochi secondi il suo apparecchio acustico si mette a fischiare come Fred Buscaglione e il parroco è costretto a toglierselo per sistemarlo. Ma quando se lo rimette, loro hanno già finito e lui gli dà l'assoluzione alla cieca e stringe loro la mano.
E se hanno appena lanciato un bestemmione, lui capisce madonna alsaziana.
Forse in questo caso non è del tutto vero il proverbio veneto che dice: "Meyo caminar co 'n orbo que parlar co 'n sordo".

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