venerdì 13 marzo 2015

La riscossa dei leccaculo

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Io mi figlio l'ho mandato alla scuola privata, sia all'asilo che alle elementari. Perché a quel tempo gli asili nidi scarseggiavano e in ogni caso non ne avrei avuto diritto perché non lavoravo (che poi, è la storia del gatto che si morde la coda: se non lavori non puoi mandare il bimbo all'asilo, ma se non mandi il bimbo all'asilo la possibilità di cercarti un lavoro non ce l'hai); perché di tempo pieno neanche se ne parlava; perché a tre anni nella scuola pubblica pretendevano di fargli recitare le preghiere e se - meravigliosamente anarchico com'era già allora - si rifiutava, la maestra gliele suonava; perché se sceglievi di non fargli fare religione, sempre nella scuola pubblica, ti chiamavano per dirti che c'era "un'irregolarità nell'iscrizione".
Scuola laica e all'avanguardia, sia all'asilo che alle elementari, quella dove l'ho mandato: dove insegnavano ai bambini ad essere solidali, ad aiutarsi fra di loro, a non fare discriminazioni fra maschi e femmine né di condizione sociale, dove i maschietti facevano danza senza che nessuno si preoccupasse dei "rischi" per la loro virilità, dove gli insegnanti facevano lavoro di squadra senza invidie o rancorose competizioni e infondevano nei bambini lo spirito di gruppo.
Costretta a mandarlo in una scuola privata laica per essermi imbattuta in scuole pubbliche confessionali. Perché lo so da me che la scuola pubblica è meglio in linea generale e in linea generale quella privata è peggio. Nella mia famiglia abbiamo frequentato tutti le scuole pubbliche - qualcuno ci ha insegnato, qualcun altro le ha pure dirette -, e non la cambierei per niente al mondo. Per tutte quelle cose che sono scritte nella Costituzione italiana.
Poi arriva un cretinetti che si crede dio, butta la Costituzione nel cesso e trasforma in letame la scuola pubblica: preside onnipotente e caporale che sceglie chi deve insegnare e chi no, insegnanti che si fanno le scarpe fra di loro (bell'esempio per i ragazzi), favoritismi, clientelismo, delazione, un bel segno in verticale sulla lavagna per distinguere fra buoni e cattivi. Cioè quello che una volta faceva l'alunno più lecchino designato dal prof a fare da capoclasse (disprezzato dai suoi compagni e dallo stesso insegnante che gli affibbiava il lavoro sporco), ora lo faranno gli insegnanti: la riscossa dei leccaculo.
E già m'immagino (fatte salve le poche scuole in cui i presidi sono persone per bene a prescindere) capi d'istituto che martirizzano le insegnanti con le loro avances, file di clientes maschi o aspiranti Razzi che si prostituiscono assumendo la posizione dello zerbino (dovrebbero aggiornare il Kamasutra), maschi e femmine che si accusano a vicenda per accattivarsi le simpatie del duce, regali costosi per "l'allenatore" a pasqua e natale, la scuola trasformata in un défilé di moda permanente con le professoresse in tacco 12 e abiti scollati come in Parlamento per assecondare le voglie del drago di turno, professori in versione gigolò che daranno sfoggio del loro irresistibile (?) fascino per accaparrarsi i favori della preside. Roba che Dante (a cui probabilmente capiterà in sorte di non essere più studiato) dovrebbe disfare la sua Commedia e rifarla arricchendo l'Inferno di un girone in più: quello della buona scuola. Dove gli studenti impareranno che non bisogna essere solidali con i compagni, che per andare avanti devi metterti sotto le scarpe i tuoi simili, che essere furbi è meglio che essere intelligenti e preparati.
E questa sarebbe la buona scuola? Figuriamoci se l'avessero chiamata la scuola di merda.

1 commento:

  1. Una scuola a immagine e somiglianza di quel Premier che dice "Stai sereno!" e già gli manda il camion dei traslochi ... che dire? Abbiamo visto tutto? Temo ancora di no, temo che adesso si apriranno le strade tortuose degli ammonimenti clientelari e arriveranno i sospirati licenziamenti nel pubblico impiego, solo che a casa andranno chi ha dignità e il pattume insegnerà!

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