martedì 29 dicembre 2020

Lui, solo

 «Voglio che lui senta qualcosa».

Dice così Andrea. Dice che ogni giorno sale sul palco e si mette a parlare a voce alta oppure a cantare, malgrado sia stonato, perché vuole «che lui senta qualcosa». Come si fa con l’amico o il parente più caro, ricoverato in coma in un reparto di terapia intensiva, quando gli parli e gli parli e gli parli perché ti hanno detto che la tua voce e i ricordi possono rianimarlo e tu ci credi, ci vuoi credere, e non te ne importa di passare le ore a parlare da solo come un pazzo se c’è anche una sola, debolissima speranza che lui possa ritornare a vivere.

Anche Alberto ci va ogni giorno, lo accarezza, lo saluta, un po’ sta in silenzio a guardarlo, un po’ gli parla, accende una luce per provare a rianimarlo, per le feste comandate mette gli addobbi come se fosse casa, porta i suoi bambini a trovarlo, come se fosse nonno.

Perché lui è effettivamente casa, nonno, famiglia, l’amico a cui confidi le tue angosce e i momenti di felicità: è quello che capisce sempre ciò che stai provando.

Io ci vado da sola, non riesco a dividerlo con nessuno, con pochissime eccezioni. Ci andavo, in realtà. Ora non ci vado più, come milioni di altre persone. E mi sento molto più sola ora che non ci vado insieme a milioni di altre persone rispetto a quando ci andavo da sola. 

Sola. Solo. Solo nei migliori cinema si intitola il video girato dal regista Marco Pirrello in due sale cinematografiche catanesi – di cui Andrea e Alberto sono gestori, padri, figli, fratelli, nipoti – che in meno di dieci minuti mostra tutto lo smarrimento di chi, da marzo di quest’anno che sta per finire, ha dovuto rinunciare a uno degli affetti più cari: lui, il cinema.

Vi consiglio di guardarlo, perché anche questo è un modo per farlo uscire (e per farci uscire) da questo insopportabile e innaturale stato comatoso. Poi magari ci andiamo tutti insieme a trovarlo – lui –, facciamo una bella festa e non sarà più solo, non saremo più soli. E per una volta, forse, non mi incazzerò se durante la proiezione commenterete, chiacchiererete, risponderete al telefono, chatterete, sgranocchierete. Ho detto «forse», eh!

 

Lo trovate su Facebook: https://www.facebook.com/pirrellomarco/videos/5128649257175062

venerdì 4 dicembre 2020

Sanificare le teste

 Lentamente questo Covid mi ha tolto la voce. 

Le parole. Le parole non vengono più. 

Gli altri continuano a usarle; giornalmente tutte e tutti continuano a dire tutto su tutto. Io no. Forse per il sovraffollamento. Mi sembra superfluo aggiungere le mie parole a quelle degli altri. 

Mi sembrerebbe imbarazzante come la ressa a un buffet matrimoniale. 

Mi sembrerebbe pericoloso come un assembramento. Fastidioso come il vociare degli investitori in borsa. Inutile e fuori luogo come la ressa per accaparrarsi l’ultimo modello di cellulare. O come lo sgomitamento per aggiudicarsi la prossima ospitata in tv, per far salire le proprie quotazioni, appunto.
Forse la verità è che l’angoscia mi impedisce di esprimere l’angoscia. 
Forse è perché mi sembrerebbe incoerente: ho scelto di non vedere più le trasmissioni che parlano di questa bestia maledetta e mi sto drogando di film e serie tv, anche se non riesco mai a staccare del tutto, a non sussultare per la scena di un bacio o di un gruppo di persone che conversano a pochissima distanza l’una dall’altra o di una mischia durante un incontro di rugby.

Eppure lo so che le parole sono terapeutiche, che altre volte mi hanno guarita, che basterebbe prenderne un paio di volte al giorno, ore pasti. Eppure so che in questo momento sarebbero come quelle medicine che, senza gastroprotettore, aggiustano una cosa e ne sfasciano un’altra. Perché sull’angoscia si innesta la rabbia che mi brucia lo stomaco: rabbia verso chi spaccia l’interesse economico per desiderio di libertà; rabbia verso chi – incapace di governare persino la propria casa – vorrebbe lucrare politicamente su questo cataclisma anche allo stupido costo di farci morire tutti e restare senza elettori; rabbia verso coloro che in nome del profitto invocano aperture senza criterio, scoprono parenti solitamente serpenti da incontrare anche in condizioni estreme, rivendicano ipocrite feste da santificare. Quando invece ci sarebbe da sanificare le teste.