sabato 18 luglio 2020

Il paese degli stronzi

A un certo punto ha chiesto a sua madre perché non lo avesse fatto bianco. E a quanto pare da allora lo fa ciclicamente, probabilmente ogni volta che qualcuno gli intima di tornarsene al suo paese. A sua mamma ha chiesto anche dov’è il suo paese. Gli succede da quando aveva tre anni. Ora ne ha soltanto quindici, ha la pelle soltanto un po’ più scura degli altri e un senso civico e di umanità certamente più elevato di molti altri che hanno la pelle bianca. 
L’ultima volta che gli hanno detto di tornarsene al suo paese è stato qualche giorno fa proprio al suo paese, Grugliasco, in provincia di Torino, dove una signora è svenuta e lui l’ha acchiappata al volo per evitare che cadendo sbattesse la testa e si facesse male. E ha chiamato subito l’ambulanza. No, non è rimasto a tirare calci a una lattina vuota insieme ai suoi amici, non ha sghignazzato vedendo la signora cadere, non è rimasto dall’altro lato della strada a riprendere la scena con il cellullare: ha evitato che la signora cadesse e ha chiamato l’ambulanza. Eppure, immancabile come il prezzemolo e velenoso come la cicuta, si è materializzato il solito stronzo che gli ha detto di allontanarsi e di tornarsene al suo paese, mentre lui tentava di spiegare che avrebbe voluto soltanto rendersi utile.
Lo ha raccontato sua mamma su Facebook, perché non ne può più. Di dovergli ripetere in continuazione di stare attento, di non rispondere, di non farsi notare troppo per evitare che (come effettivamente accade) venga controllato continuamente dalle forze dell’ordine perché ha la pelle un po’ più scura degli altri. Di sapere che evidentemente anche alcuni tutori dell’ordine – come un Borghezio o un Calderoli qualunque – pensano che avere la pelle un po’ più scura degli altri significhi automaticamente avere più propensione a delinquere degli altri. 
E di sapere che a quindici anni suo figlio non sa ancora quale sia il proprio paese, ma certamente ha capito benissimo qual è il paese degli stronzi.