mercoledì 20 novembre 2013

Ad aequus o ad equus?


E così, Pippo, non ti adegui, eh? Ci hai scritto pure un libro per convincerci (e forse pure per fare soldi) che eri diverso da quelli del tuo partito. Pensa, io ci avevo quasi creduto: ho letto il tuo programma e mi era sembrato di sinistra; avevo apprezzato l'impegno, il fatto di averci perso del tempo; un bel programma di settanta pagine, non aequus a quello dei tuoi contendenti che sembrano avere scritto quelle poche paginette a tirar via, persino con contenuti condivisibili: la difesa della Costituzione, il richiamo alla Resistenza, il lavoro, le donne, le coppie gay, i diritti, perfino la felicità, fino a quel mai più alle larghe intese (che per la verità, a parole, era anche nei programmi degli altri tre). Roba che sembravi quasi uno statista al confronto di quell'altro che vuole cambiare verso all'Italia (dal missionario alla pecorina?). Hai fatto il coup de théâtre congressuale, annunciando la tua mozione di sfiducia alla centralinista di Letta, ti sei incazzato con i tuoi compagni (!) di partito, li hai accusati di non essere democratici, hai parlato di ricatti. Poi però hai votato come loro, per "disciplina di partito".
Salvo poi comunicarci attraverso il tuo blog: "Non mi ritrovo più in questo Pd. Per questo voglio cambiarlo: basta con le larghe intese, basta con il ricatto continuo sulla tenuta del governo. Che devono pensare gli italiani di gente che dice: "penso una cosa, ma ne voto un'altra?"
Ecco, appunto: che devono pensare gli italiani di gente che dice "penso una cosa, ma ne voto un'altra?". Fatti una domanda e datti una risposta, Pippo. Scoprirai che gli italiani di te pensano che ti sei adeguato, cioè che sei diventato uguale agli altri del tuo partito: aequus e anche un po' equus (asinus). Dici che non ti ritrovi più in questo Pd? Allora non cambiare il partito (ché, tanto, è una causa persa): cambia partito. Altrimenti vuol dire che è a te che hanno già cambiato verso. E inclinazione: a novanta gradi.

P.S.: Perdonatemi per il titolo: ad vuole l'accusativo, ma il gioco di parole con il significato etimologico (ad + aequus) non veniva.

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