martedì 12 novembre 2013

Giustiziati otto milioni di polli


Premessa serissima per non incorrere nelle solite accuse di stalinismo, pedofagia, eccetera: io sono assolutamente contraria alla pena di morte, ovunque la si pratichi, chiunque la pratichi, su chiunque la si pratichi. Eccettuate, ovviamente, situazioni contingenti molto particolari. Faccio un esempio: Mussolini. Che a testa in giù ci sta sempre benissimo.
Detto ciò, vi prego, lasciatemi sognare. Dunque, il titolo del Corriere della Sera oggi era questo: "Ottanta esecuzioni in Corea del Nord: 
vedevano la tv del Sud". Pensate - mutatis mutandis e indossate quelle di ferro come si conviene a un Paese governato da larghintenditori - se il titolo fosse stato: "Ottanta esecuzioni in Italia del Sud: vedevano la tv del Nord".
Perché, non è forse questo il problema dell'Italia? Non ottanta, né ottocento od ottomila, ma otto milioni circa (anche se lui arrotonda a dieci) di telespettatori/elettori, prevalentemente del Sud, di una vasta gamma che va dal pollo all'aspirante ricco, che da trent'anni guardano  le sue tv.
Provate per un attimo ad immaginare l'ebbrezza di vederli giustiziati con una sventagliata di mitra sulla pubblica piazza. O meglio, perché i polli in fondo sono polli e non hanno colpe se non quella di essere polli: provate ad immaginare l'ebbrezza di vedere lui giustiziato con una sventagliata di mitra sulla pubblica piazza.
E però, siccome sono contro la pena di morte a qualunque longitudine e latitudine, siccome più che giustiziarlo preferirei che fosse fatta giustizia e siccome penso che sarebbe più efficace, a lui infliggerei un'altra pena molto più penosa: confiscargli tutte le sue tv e tutti i suoi beni, come del resto si fa (o si dovrebbe fare) con i mafiosi e gli evasori fiscali.
Purché poi la Cancellieri - nota per i suoi colpi di genio, sia da ministro dell'Interno che da ministro della Giustizia - non glieli restituisca con la scusa di venderli al miglior offerente.

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