E così Michele Aiello ha preso due piccioni con una fava: ha fatto fesso lo Stato e adesso potrà godersi a casa una pensione doratissima.
Il manager della sanità arrestato per mafia nella vicenda delle talpe alla Dda di Palermo e condannato a 15 anni di reclusione, ritenuto uomo del boss Bernardo Provenzano e amico di Totò Cuffaro - con il quale decideva nel retrobottega di un negozio le tariffe (dieci volte in più che in qualsiasi altra regione italiana) della sua clinica Santa Teresa di Bagheria convenzionata con la Regione -, è stato scarcerato dal carcere di Sulmona e messo agli arresti domiciliari perché soffre di favismo, la malattia genetica ereditaria a causa della quale è praticamente impossibile mangiare fave e piselli.
Che, invece, sembra siano l'ingrediente base dei menu del carcere di Sulmona, nel segno dell'immaginazione al potere: pasta o riso con piselli, seppie e piselli, minestrone e fave. In pratica, o ti mangi questa minestra...sicché i giudici del Tribunale di sorveglianza dell'Aquila hanno stabilito che lui là, in quel penitenziario, non ci poteva stare: "Il vitto carcerario non ha consentito un'alimentazione adeguata del detenuto, risultando dal diario nutrizionale la presenza costante di alimenti potenzialmente scatenanti una crisi emolitica e assolutamente proibiti". Così hanno detto.
Non hanno chiarito però perché, per esempio, non si sono rivolti a una ditta specializzata in forniture di pasti perché gli preparassero delle pietanze non incompatibili con la sua malattia; oppure se hanno fatto una ricerca su tutto il territorio nazionale per vedere se trovavano un penitenziario (ci sarà almeno uno!) in cui non si cucinassero fave e piselli in tutte le salse; e infine se tanta attenzione e relativa scarcerazione viene riservata a detenuti diabetici o addirittura celiaci, che rischiano lo chock anafilattico persino se inavvertitamente si usa un cucchiaio di legno servito a preparare pietanze.
Sono quasi sicura invece che lui - rientrando nella sua villa di Bagheria costruita lucrando sulla disgrazia dei malati di tumore - avrà festeggiato con una guantiera gigante di cannoli.
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