Ci fosse stata una guerra con relativi bombardamenti avrebbe fatto meno danni. Mancano morti e feriti, ma non è detto che non accada. La sicurezza a scuola è un diritto, ma evidentemente non nelle scuole di Catania. La legge 626 in materia di sicurezza equipara gli studenti ai lavoratori e proprio come i lavoratori, in una città e in una provincia senza regole, i ragazzi escono da casa la mattina per andare a fare il loro "dovere" e non è detto che rientrino o che rientrino tutti interi.
Qualche anno fa ci avevano pensato Le Iene a sputtanarci: avevano ripreso la scala di sicurezza di un istituto tecnico del capoluogo e s'era visto che la scala cominciava e non finiva. Cioè, finiva contro una porta murata. Solo un caso? No, a giudicare dall'esito del questionario on-line predisposto dal Movimento studentesco catanese e dal quale emerge come ben l'80% degli istituti scolastici catanesi sia una specie di trappola per topi per i nostri ragazzi e per i loro insegnanti, per i bidelli, il personale di segreteria, eccetera. Strutture cadenti, niente certificati di agibilità, uscite di sicurezza non a norma, in alcuni casi disabili emarginati perché non sono state abbattute le barriere architettoniche, e poi bagni inutilizzabili, palestre impraticabili, pezzi di intonaco che si staccano dopo un po' di pioggia. Questo perché la provincia sembra non avere molto interesse ad investire nell'edilizia scolastica. E in più, dovesse capitare di essere costretti a scappare, c'è il fatto che nelle aule gli alunni sono a strati non solo per via dei tagli e del conseguente sovraffollamento della pessima Gelmini (ma le dovrà capitare un giorno di restare imbottigliata in un tunnel, magari di neutrini!) ma anche perché a quanto sembra ci sono presidi - Che bel risultato i presidi manager! Che bella cosa la "produttività" a scuola! - che pur di gonfiare il loro portafogli non esitano a gonfiare come otri le classi. E questo nella gran parte dei casi senza avere messo in atto - come sarebbe loro dovere - tutte quelle misure necessarie ad evitare che andare a scuola sia come andare in guerra e quindi di dover rispondere in caso di incidenti.
Venerdì mattina a Catania gli studenti di tutte le scuole superiori della provincia scenderanno in strada a rivendicare il loro diritto alla sicurezza e quel corteo sarà una specie di colonna sonora del consiglio provinciale che si svolgerà nelle stesse ore sullo stesso tema, su richiesta dei consiglieri del gruppo Comunisti-IdV. Ma dovrebbe essere un'intera città e un'intera provincia a manifestare, perché la cosa riguarda tutti: gli studenti, i genitori degli studenti, i mariti delle professoresse, le mogli dei professori, i bidelli, i mariti delle bidelle, le mogli dei bidelli, i segretari, i nonni e persino i figli di papà deficienti che i diplomi se li comprano nelle scuole private, ma ce l'avranno pure qualche amico che va in una scuola pubblica.
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