Ma dov'è finito l'assessore alla Cultura del comune di Catania? Hanno abolito l'assessorato? Hanno abolito la Cultura tout court (non sia mai che la gente si evolve e pensa e se pensa vota e c'è il rischio che lo faccia secondo coscienza)?
No, perché io sono mesi che aspetto. Non foss'altro che per divertirmi un po', perché con le amministrazioni di centrodestra a Catania (e non solo) gli assessorati alla Cultura sono stati una vera e propria farsa, dal mortadellaro a Cicca Stonchiti che parlava solo in civitoto fino ad arrivare alla signora degli atelier diventata famosa per avere definito la mafia "un luogo comune" e poi dimessasi (ma restando consulente) ufficialmente a causa dei tagli ai fondi del suo assessorato ma a quanto sembra perché forse voleva anche la delega al Turismo. Ecco, io aspetto esattamente da un anno: da quando, il 10 marzo del 2011, Marella Ferrera si dimise. Periodicamente vado sul sito del comune, ma di un nuovo assessore alla Cultura - che dovrebbe significare una programmazione culturale articolata e non solo qualche mostra fotografica - non trovo traccia.
Ieri pomeriggio per un attimo avevo creduto che finalmente Catania potesse avere di nuovo un assessore quando è uscita la notizia che il sindaco, Raffaele Stancanelli, ha "rimodulato" la giunta e assegnato nuove deleghe. Peraltro, unica attività cerebrale registrata: di tanto in tanto, si sveglia dal suo coma amministrativo e rimodula. Cioè mette in atto una cosa a metà fra un minuetto e il gioco del 15 per - cristianamente - dar da mangiare agli affamati. L'ultimo balletto sembra sia servito a nominare assessore (e con deleghe pesanti: Lavori pubblici, Manutenzioni, Servizi cimiteriali e Protezione civile) l'avvocato penalista Giuseppe Marletta, ex Udc e ora Pid - il partito dell'ex ministro Saverio Romano, accusato di mafia -, già assessore provinciale ai tempi della presidenza Lombardo, nonché difensore nel processo Iblis dell'ex sindaco di Palagonia, Fausto Fagone, e del consigliere provinciale Antonino Sangiorgi, entrambi indagati per rapporti con i boss. Poi c'è un assessore alla Pubblica Istruzione, Sanità e randagismo (nel senso che uno, dopo avere studiato, se ne va a fare il cane randagio perché lavoro non ce n'è) e una al Turismo e Grandi eventi. Ma di Cultura non c'è traccia, non pervenuta. Del resto, come ebbe a dire l'ex ministro Giulio Tremonti, "di cultura non si vive". Di cemento invece sì.
Nessun commento:
Posta un commento