Gli avevano detto che la loro vertenza si sarebbe spostata a Roma, al Ministero; gli avevano promesso un "tavolo tecnico" per salvare l'azienda dal fallimento; oggi invece li hanno ammazzati, operai e impiegati. E non c'è stato nemmeno bisogno della lupara o dell'esplosivo per mettere a segno quella che potrebbe benissimo essere classificata come una strage di mafia.
E' arrivata soltanto in via ufficiosa al momento la notizia - forse perché non avevano la faccia di dirglielo ufficialmente -, ma è sicura. L'hanno saputo oggi pomeriggio, mentre erano al lavoro: la Riela Group chiude e con essa le speranze di 23 lavoratori - fra tempo indeterminato e determinato - per i quali sarà avviata la procedura di mobilità.
Doveva essere un esempio di legalità, di vittoria dello Stato sulla mafia, la Riela group, e invece è diventata l'ennesimo esempio di giochi sulla pelle dei lavoratori e delle loro famiglie.
L'azienda di trasporti di Belpasso, di proprietà dei fratelli Riela, legati al clan Santapaola, era stata confiscata nel 1992 e qualche anno dopo affidata per la gestione all'Agenzia del Demanio. Nell'agosto del 2007 avevano cominciato ad assumere i primi dipendenti, alcuni dei quali (cinquantenni) "assorbiti" da aziende in crisi che avevano chiuso negli anni, e i camion avevano ripreso ad andare su e giù per l'Italia, questa volta trasportando merci che erano un segnale ben preciso, come i prodotti di Libera terra.
Ma i Riela non si erano mai rassegnati all'idea di aver perduto ciò che era "cosa loro" e avevano fatto di tutto per riappropriarsene arrivando a costituire un consorzio, il Se. Tra. Service, verso il quale dirottare dipendenti, commesse e crediti.
Oggi il credito vantato dal Consorzio nei confronti dell'azienda gestita dallo Stato è spaventoso: sette milioni di euro. E qualcuno dovrà spiegare chi e perché nessuno ha impedito che lievitasse fino a rendere inarrestabile il fallimento.
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