Vi ricordate di Massimo Calearo? E' quel padrone, ex presidente dell'Associazione industriali del Veneto ed ex presidente di Federmeccanica, soprannominato "il falco di Confindustria" per l'odio dimostrato in tutti i modi nei confronti dei lavoratori e forse proprio per questo - per dimostrare, se ce ne fosse stato bisogno, che il Pd non era un partito di sinistra - candidato da Walter Veltroni nel 2008 come capolista di quel partito alle elezioni per la Camera dei deputati nella circoscrizione "Veneto 1". Candidato ed eletto.
Ebbene Calearo - che appena qualche mese dopo lasciò il Pd affermando di non essere mai stato di sinistra (ma va?), passato all'Api di Rutelli e poi con i Responsabili di Domenico Scilipoti, insieme ai quali nel dicembre 2010 votò contro la sfiducia al governo Berlusconi e quindi premiato con l'incarico di consigliere personale del Presidente del Consiglio per il Commercio estero - oggi ha confessato.
Cos'ha confessato? Ha confessato di essere un ladro e un evasore fiscale. Lo ha fatto durante la trasmissione la Zanzara, su Radio 24, affermando di essere andato alla Camera dall'inizio dell'anno soltanto tre volte - perché "è usurante andare alla Camera solo a premere un pulsante" -, che non ha intenzione di andarci più fino alla fine della legislatura e meno che mai di avere intenzione di dimettersi perché con quei soldi che ruba a tutti noi ci paga il mutuo della casa: dodicimila euro di mutuo al mese. E in più ha aggiunto che la sua Porsche ha la targa slovacca perché in Slovacchia, dove ha un'impresa con 250 dipendenti, "si possono scaricare tutte le spese per la vettura".
Lo vada a dire agli operai, a quelli che stanno alla catena di montaggio e a 50 anni sono vecchi (anzi, sono "rotti", come ha detto Maurizio Landini) come se ne avessero 80, che il suo è un lavoro usurante. Ma glielo vada a dire di persona, se ne ha il coraggio, e vedrà come lo usurano a calci in culo. E lo vada a dire agli operai, ai precari, agli insegnanti che non possono pagare più un mutuo da 500 euro al mese, che ha una casa come un grande albergo, il cui mutuo mensile equivale a un anno di stipendio dei lavoratori (ormai) più fortunati del nostro Paese, e che se la paga con i soldi che vengono dalle loro tasche, dalle tasche di quelli che pagano le tasse. E poi gli vada a dire che la sua macchina da parvenu che costa quanto un appartamento se l'è comprata pagando ai lavoratori (gli italiani e, presumiamo, ancor di più gli slovacchi) stipendi da fame.
Poi però c'è anche qualcun altro che dovrebbe dire qualcosa. Per esempio il presidente della Camera, Gianfranco Fini, che un qualche potere di redarguirlo dovrebbe averlo. E per esempio il direttore dell'Agenzia delle Entrate, Attilio Befera, secondo il quale il governo Monti ha reso il fisco più forte. E per esempio il governo Monti, che ancora non ha fatto nulla di concreto contro i grandi evasori e i grandi patrimoni, troppo impegnato com'è ad ammazzare il mondo del lavoro.
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