Il tizio arrestato ieri a Misilmeri e accusato di concorso esterno in associazione mafiosa (un'operazione in cui si parla di estorsioni, di condizionamento degli appalti pubblici e di gestione del ciclo dei rifiuti), Vincenzo Ganci, era un candidato al consiglio comunale in una delle liste che sostengono la candidatura a sindaco di Marianna Caronia, deputata regionale ed esponente del Pid, cioè il partito di Saverio Romano e Totò Cuffaro (quando si dice: due nomi, due avvisi di garanzia). Ma come si chiama questa lista? Si chiama "Amo Palermo". Minchia, e se la odiava che faceva?!
Comunque non è il solo che scrive una cosa e pensa l'esatto contrario. I nomi delle liste presentate in tutti i comuni siciliani come specchietti per le allodole o per i polli, a sostegno di candidati discutibili, contengono tutte parole che nel linguaggio del centrodestra (un centrodestra lungo quanto dal Pdl all'Mpa, passando per il Pd) hanno un significato completamente diverso da quello che si trova nel vocabolario. Tipo: famiglia, che sta per famigghja o, in alternativa, harem; valori, con cui non si intende ciò che circola intorno all'etica, ma conti correnti e simili; lavoro che potrebbe benissimo sottintendere "in cambio di un pacchetto di voti"; amore - appunto - che in linea con il Berlusconi-pensiero, vuol dire sesso a pagamento; solidarietà, che significa calci in culo ai poveracci, agli anziani, agli immigrati, ai gay e chi più ne ha più ne metta. Per non parlare degli innumerevoli richiami alla sicilitudine, che tradotto vuol dire poter fare il cazzo che ci pare. Oppure della libertà declinata in tutte le sue forme e poi di cuori, cuoricini, fiori, uccellini, che pare san Valentino. E poi "patti" (di sangue, tramite punciuta?), "cambiamento" (al limite della schizofrenia o della pubblica ammissione di colpevolezza, quando la parola dà il nome a una lista che sostiene un sindaco uscente che vuole fortissimamente restare al suo posto) o futuro e avvenire "a minchia china" (piena), come si dice qui, cioè come se piovesse, in una terra in cui i giovani - cioè quelli che tutti a parole definiscono "il nostro futuro" - sono scappati e quelli che sono rimasti (e si sono candidati, a consigliere comunale ma pure a sindaco) somigliano terribilmente a Cetto Laqualunque con i loro capelli "pisciati", i vestiti gessati e gli occhietti furbi ma non intelligenti.
Strano che fra i nomi delle liste non ci sia la parola "onore". Ma sicuramente mi è sfuggita.
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