lunedì 2 aprile 2012

Le scuole? Cadono a pezzi


Articolo pubblicato sul Corriere di Sicilia del 31 marzo 2012



Immaginate la scena: da un lato una classe di un liceo classico al primo piano di un edificio intenta a seguire la lezione, dall'altro, qualche metro più giù, una classe di un istituto tecnico che gioca a pallone in cortile - surrogato di una palestra - e, in mezzo, grandi vetrate; il pallone vola, il vetro va in frantumi. Qualcuno si fa male, perché il vetro non è a norma - come previsto dal testo unico sulla sicurezza -, ma vetro comune. E' successo tempo fa a Catania, nella sede dell'ex scuola media Randazzo adibita a succursale in condivisione fra Spedalieri, Vaccarini e Turrisi Colonna: uno dei tanti casi di strutture insicure che riguardano la gran parte delle scuole superiori della provincia e che ha indotto i consiglieri provinciali del gruppo Comunisti-IdV a chiedere una seduta di consiglio provinciale per ieri mattina e il Movimento studentesco a promuovere una manifestazione per rivendicare sicurezza.
Pochi i ragazzi al corteo rispetto alla gravità della situazione, ma alcuni venuti dalla provincia per illustrare al consiglio provinciale la situazione delle loro scuole.
In quella stessa succursale in condivisione - racconta Dario Scuto, rappresentante di istituto dello Spedalieri - in palestra c'è un pilastro che cade a pezzi, manca l'acqua per settimane, il cortile che dovrebbe servire da via di fuga in caso di calamità è occupato dalle auto, in un muro c'è un buco di almeno mezzo metro e le prese elettriche si staccano e le riattaccano con lo scotch. Nella centrale dello Spedalieri invece c'è il paradosso di un auditorium nuovissimo, ultimato ma senza arredi né attrezzature. Per usarlo devono portarsi le sedie dietro da altre aule, "perché la Provincia soldi non ne dà", spiega Dario che sottolinea anche come il preside invii alla Provincia richieste settimanali che restano senza risposte.
Nessun dubbio nell'individuare come responsabile la Provincia anche da parte di altri studenti. Antonino Aci, dell'Ipsia Majorana Sabin di Giarre, parla di una struttura vecchia di oltre 40 anni, in cui non si fa la manutenzione ordinaria, l'uscita di sicurezza dà su un muro, ci sono infiltrazioni d'acqua dappertutto e, proprio per questo, i laboratori quest'anno sono rimasti chiusi. Con il risultato che circa 100 dei 400 alunni all'inizio dell'anno si sono ritirati e quelli che faranno la maturità arriveranno impreparati. Aci riferisce anche sullo stato delle altre scuole della sua zona: al commerciale ci sono i nastri bianchi e rossi nei corridoi, allo scientifico gli studenti sono il doppio di quanti ne preveda la legge in base ai metri quadri, all'industriale il campetto per le attività sportive è chiuso da ottobre. E parla di strutture cadenti e di soldi stanziati e spariti Walter Zapparrata, dell'Istituto di istruzione superiore di Palagonia: una delle tre sedi in un ex convento, una parte cadente "recintata con dei legni, come se fosse una stalla". Hanno dovuto fare scioperi e autogestioni perché la provincia si accorgesse di loro, poi c'è andato l'assessore Licciardello, ha detto che avrebbe costruito un Polivalente, ma - denuncia Zapparrata - il progetto è partito, il piano non è mai diventato esecutivo e "i sei milioni di euro stanziati non ci sono più", forse stornati per altre spese.
A questo quadro si aggiungono i primi risultati dell'indagine svolta per mezzo di un questionario in tutte le scuole della provincia. Un centinaio - ha spiegato Matteo Iannitti, del Movimento studentesco - quelli distribuiti, circa 30 quelli già restituiti. E in nessuna di queste 30 scuole le segreterie sono in possesso dei certificati di agibilità, nella metà ci sono locali completamente chiusi a causa di crolli o infiltrazioni di acqua, in molti non sono state abbattute le barriere architettoniche e in tutte ci sono almeno 32 alunni per classe.

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