domenica 15 aprile 2012

Fustigat ridendo mores

Non so se ve ne siete accorti, ma in Italia è nato ufficialmente un nuovo partito. Si chiama Frm (Fustigat ridendo mores) ed è il partito dei comici. Ovunque ti giri, qualunque programma televisivo stai guardando o qualsiasi radio stai ascoltando, ce n'è uno - ben pagato, ça va sans dire - che indossa i panni dell'uomo della strada traducendo in show il "piove, governo ladro" e soprattutto, con riferimento ai partiti, "sono tutti ladri" finora appannaggio del cittadino della strada che quel governo e quei partiti ha votato magari sperando di trarne qualche vantaggio.
Guardi il tg e c'è Beppe Grillo, già promosso leader politico, che starnazza concetti abusati; vedi il programma della Dandini e c'è Enrico Brignano che la mena con la storia del referendum intrattenendoci sul "magna magna"; vai su Raitre e da Fazio c'è la Littizzetto ancora con la storia del referendum con annesso urlo finale ai partiti per dire che se ne devono andare tutti.
Bene, è comprensibile: è comprensibile perché siamo tutti molto incazzati ed è comprensibile perché l'artista deve strappare l'applauso raccontando o cantando alla gente quello che vuole sentire. E' come se De Andrè ancora vivo (Faber ci perdoni per il paragone irriverente) tenesse un concerto per presentare un nuovo album e alla fine non cantasse "Bocca di rosa".
Il punto è che questi non si rendono conto (o, che sarebbe peggio, se ne rendono conto ma se ne fregano perché per loro è più importante l'applauso) che, essendo nei millenni il ruolo del comico quello di condannare i costumi e di svegliare i cervelli assopiti del popolo, quindi di farsi in qualche modo punto di riferimento, il pericolo è che la gente prenda per oro colato tutto quello che dicono. E così se la Littizzetto dice ai partiti che se ne devono andare tutti e che "soldi ai partiti col cazzo" (ma non è che la Costituzione la puoi difendere a giorni alterni, quando ti conviene: la Littizzetto dovrebbe sapere che l'articolo 49 assegna ai partiti il compito di "concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale"), sa qual è l'alternativa? E' che i soldi ai partiti se non glieli dà lo Stato glieli dà la mafia e/o Berlusconi - che poi, c'est pareil - garantendo la vita solo ai peggiori. Oppure, sparendo i partiti, è la dittatura del governo tecnico, di un esecutivo come quello di Monti che considera gli esseri umani personaggi di un videogioco, da eliminare premendo un pulsante del joystick. E, fatti i dovuti distinguo e reso l'infinito omaggio alle sofferenze del popolo cileno, non basta - per non essere regime sanguinario - non trasformare uno stadio in lager dove sterminare gli oppositori: è sufficiente indurre al suicidio la popolazione. "Primato" che indubbiamente spetta a Monti e agli altri automi, grazie ai quali il numero medio giornaliero di suicidi per mancanza di lavoro o di pensione sta superando quello già insostenibile delle morti sul lavoro.
Va bene tutto, se il comico si fa beffe dei tic e delle caratteristiche fisiche o mentali e culturali del politico, che siano le escort di Berlusconi l'occhio da pesce bollito del Trota o persino (guarda un po' che ti dico) lo sfottò a Diliberto che si voleva portare in Italia la mummia di Lenin. Ma se il comico fornisce ricette politiche deleterie per la democrazia si assume responsabilità enormi.
Sapete invece quale può essere (forse) una soluzione? Vi do un suggerimento per i vostri prossimi spettacoli. Soltanto dopo aver fatto una distinzione fra i politici delinquenti e i politici per bene e avere fustigato il malcostume degli italiani di votare per i primi ma non per i secondi, i comici potrebbero seriamente proporre - nei confronti dei politici delinquenti e dei loro partiti altrettanto delinquenti che fingono di non vedere - una legislazione come quella adottata nella lotta alla mafia: carcere duro a vita, confisca dei beni e in più immediata e automatica decadenza da ogni carica e chiusura istantanea del partito. Sarebbe un deterrente, perché il rischio di perdere tutto potrebbe indurli a dei controlli rigorosissimi. Si potrebbe obiettare che la chiusura dei partiti colpevoli di non controllare i propri uomini sarebbe una ferita, perché il Parlamento si svuoterebbe e si impedirebbe a un gruppo politico di esercitare la democrazia secondo Costituzione. Ricordo che nessuno si è scandalizzato quando i partiti maggiori di entrambi gli schieramenti, complici e correi in una serie di attività criminali - a partire dal conflitto di interessi fino al sostegno al governo Monti -, hanno fatto una legge apposta per impedire ai partiti più piccoli di esercitare la democrazia, perché c'era il "rischio" che in Parlamento oltre che mafiosi corrotti cocainomani ladri troie e magnacci ci andasse anche qualche persona onesta.

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