sabato 14 aprile 2012

La fotocopia di Bossi

Nazir Rafiq Ahmad ha il setto nasale rotto. Certo deve fargli un gran male, ma non tanto ciò che ha provocato la frattura quanto la violenza gratuita e la stupidità umana.
Lui è un professore cinquantenne che vive a Roma da undici anni e insegna inglese, oltre ad essere un mediatore culturale che collabora con il Cipax, il Centro per il dialogo interreligioso. Due giorni fa era sulla metropolitana quando è stato aggredito da un ragazzo di 19 anni che gli ha vomitato addosso tutta la propria bestialità coprendolo di insulti con l'immancabile "tornatene al tuo paese" fino alla testata che gli ha rotto il naso.
E ci sono un paio di cose che non quadrano.
La prima è che lo stesso professore, spiegando ciò che è accaduto, sembra sentire il bisogno di scusarsi per il fatto di occupare un posto nel mondo - per quanto si tratti di un sedile del metrò: "Mi ero appena seduto, c'erano due posti vuoti e questo ragazzo ha cominciato a riempirmi di parolacce e a dirmi di spostarmi, di tornare al mio paese". Ma perché, professore, quella precisazione: "c'erano due posti vuoti"? Se anche ce ne fosse stato uno solo, lei non pensa che le spettasse di diritto sedersi come tutti gli altri e certamente più di un bulletto diciannovenne? E non pensa che, non fosse che per l'età, lei ne avesse più diritto di uno che potrebbe essere un suo studente (e che, invece, ovviamente non ha fatto nemmeno le elementari per essere rimasto così selvaggio)?
La seconda, per esempio, è che questo episodio è avvenuto fra le fermate Termini e Cavour, cioè dove c'è l'inferno di gente: possibile che nessuno oltre che "inveire" - come si legge sui giornali - e oltre che un poliziotto in borghese, si sia posto il problema di bloccare quella bestia? La terza è che non si capisce perché il diciannovenne sia stato soltanto denunciato e non arrestato. Può valere in questo caso la regola di essere incensurato?
Poi è arrivata la solidarietà stucchevole del sindaco Alemanno: "Roma è una grande città che ogni giorno di più afferma la sua natura cosmopolita e che promuove il rispetto delle diversità e dell’identità delle persone". Peccato che abbia sbagliato a coniugare il verbo e avrebbe dovuto usare l'imperfetto o addirittura un passato remotissimo: Roma fu città cosmopolita. Roma era una città dove chi non aveva i mezzi per raggiungere paesi lontani poteva comunque rotolarsi in un miscuglio di colori e di odori e sentirsi cittadino del mondo.
Poi è arrivato Alemanno, appunto, con il suo braccio teso, i suoi barbari riti tribali, gli inni all'intolleranza, i pestaggi degli omosessuali e la corruzione formato famiglia: la fotocopia del modello Bossi.

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