Vogliamo parlare di Napoli? Parliamo di Napoli. Ma è un “parrami soggira e sentimi nora”, per parlare della Sicilia. Partiamo dicendo che a Napoli c’è un buon 27% di persone perbene. Forse anche di più in realtà, ma quel 27% ha anche il coraggio e l’orgoglio di essere per bene. Poi c’è un altro 20% scarso che a naso potrebbe essere diviso fra persone per bene che però non hanno abbastanza coraggio da fare il salto di qualità; indolenti che votano per abitudine convinti di votare un partito che non c’è più; fedeli alla linea che votano per disciplina di un partito che ha fatto un’incomprensibile scelta di convenienza e di appiattimento ma aveva fatto male i calcoli; venduti che preferiscono la scorciatoia dell’assimilazione ai metodi di un centrodestra corrotto piuttosto che la fatica dell’onestà.
A Napoli – regno dell’illegalità - le persone per bene hanno dimostrato di essere molte di più di quanto non facciano pensare le semplificazioni giornalistico/folkloristiche e hanno votato per una persona per bene. Di più: per il simbolo della legalità. Luigi De Magistris è una di quelle persone che lo senti a pelle, per istinto, che ti puoi fidare e la cosa meravigliosa della sua candidatura a sindaco di Napoli è che ha preso più del 27% dei voti malgrado fosse sostenuto soltanto da due (anche se giornali e tv hanno fatto i salti mortali ancora una volta per cancellare i comunisti dalla scena) formazioni politiche nemmeno troppo grandi: Italia dei Valori e la Federazione della Sinistra – cioè i due partiti comunisti insieme -, quest’ultima data per spacciata e il più delle volte scientificamente nemmeno presa in considerazione dai sondaggisti, abilissimi nello spacciare indicazioni di voto per intenzioni di voto. L’IdV ha preso circa l’8%, la FdS poco meno del 4. E fa 12. Gli altri, evidentemente, l’altro 15% è fatto di elettori – probabilmente anche militanti ed elettori di Sel e del Pd - che si sono riconosciuti nella candidatura di De Magistris e che hanno voluto dare un segnale forte di cambiamento. Soprattutto dopo il disgusto che il Pd è riuscito a suscitare, a partire dalle numerose indagini in cui è stato coinvolto Bassolino fino al grande imbroglio delle primarie.
De Magistris non sindaco di Napoli, dove il “di” in questi casi – quando si parla di sindaci, presidenti o imperatori – è più un “su” che un “di” e non indica appartenenza ma potere, ma sindaco “per” Napoli, come ama dire: talmente per Napoli che, in vista del ballottaggio, ha detto di volere come interlocutori solo gli elettori e annunciato l’intenzione di non far alcun apparentamento con i partiti. Se vogliono, lo votino a prescindere. Perché dopo tutto lo schifo che ha fatto Il Pd in quella città e in quella regione, finendo con il somigliare in tutto e per tutto al centrodestra delle regioni del sud (rapporti con la criminalità compresi), e dopo che Sel ha scelto di fare le costola del Pd forse in cambio di qualche assessorato, non è che ora - se De Magistris sarà eletto - possono uscirsene magari dicendo che è merito loro. Traggano lezione, invece. Il Pd a Napoli ha pagato per le sue scelte, che definire sbagliate è davvero un eufemismo, e per una volta almeno dovrebbe provare ad analizzare i suoi errori. Il Pd è stato punito dagli elettori napoletani per essere diventato come il centrodestra. Ma Napoli e la Campania sono troppo simili alla Sicilia: stessi problemi, stessi livelli insostenibili di disoccupazione, stessa soffocante e velenosa presenza della criminalità organizzata, stessi rapporti fra politica e criminalità. I campani si sono già stufati, alla fine hanno capito: hanno detto no alla “munnezza di miracolo” dell’imbonitore Berlusconi ma hanno detto no anche a un Pd snaturato. Se ne accorgeranno anche i siciliani: quanto può durare questo tenerli schiavi, questo sottometterli, questo pretendere il loro voto prospettandogli un surrogato di lavoro che durerà tre mesi e forse non sarà nemmeno pagato? E per quanto ancora il Pd siciliano potrà avere la faccia, davanti ai suoi elettori, di sostenere un presidente della Regione che ha rapporti con i boss? Se Lombardo è un criminale sul piano giudiziario lo stabiliranno i giudici; che lo sia sul piano politico è sotto gli occhi di tutti e chi lo sostiene è correo.
Il Pd siciliano, assettato di potere ma senza voti perché ha già deluso negli anni le aspettative del suo elettorato, si è prestato a questa porcheria di sostenere Lombardo e di diventare come lui, alimentando il sistema di clientele e appalti più o meno truccati. Mi chiedo se qualcuno dei suoi dirigenti (non la base, che ha già abbastanza vergogna e che al momento del voto saprà cosa fare, come è stato a Napoli) abbia provato almeno un po’ di disagio nel sentire un presidente che affama i siciliani – in occasione del ritorno in Sicilia della venere di Morgantina – dire, come un passante qualunque, che ora sarebbe bello se tornassero anche i nostri conterranei costretti ad emigrare. E chi ce li ha mandati fuori, in numero sempre crescente, se non il suo governo e quelli precedenti di cui era parte? E chi dovrebbe fare qualcosa per invertire la tendenza e creare posti di lavoro veri? O vogliamo aprire un contenzioso con il Getty Museum per farci restituire i nostri migranti? E magari poi li mettiamo a fare le statue.
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