Stamattina riflettevo sul fatto che – pur essendo consapevole dell’importanza nazionale delle elezioni amministrative di Milano, del fatto che la sconfitta della Moratti sarebbe il colpo di grazia a Berlusconi, dell’emozione e delle palpitazioni che mi suscitano queste come tutte le altre elezioni, avendo io il vizio di appassionarmi alle cose del mio Paese – la mia attenzione per Napoli ha quel “quid” in più, qualcosa forse di irrazionale e che attiene più alle ragioni del cuore, che mi fa aspettare il risultato del ballottaggio con particolare fibrillazione.
Catania e Napoli, la Sicilia e la Campania, hanno tante – troppe - cose in comune perché io non mi senta particolarmente partecipe, vivono la stessa disperazione perché io non possa sperare che – in caso di vittoria a Napoli – anche qui si possa cambiare. Catania e Napoli, unite dal problema principale: no, non il traffico. La mafia a Catania, la camorra a Napoli. Da cui derivano tutti gli altri problemi: la disoccupazione a livelli insostenibili, il clientelismo, le raccomandazioni, l’assenza di servizi sociali (utili solo a elargire consulenze e nomine), l’illegalità diffusa, le strade sporche e poi, sì, anche il traffico, figlio di amministrazioni che non sanno e soprattutto non vogliono mettere a punto piani per la viabilità che rendano civile la città. Napoli e Catania, la Sicilia e la Campania. Se vinciamo lì, se vince De Magistris, forse anche qui può succedere qualcosa. Anche nella Sicilia governata dal re delle clientele che incontra i boss mafiosi.
Lì, però, un Pd pessimo, perfettamente integrato in un orribile sistema di potere, alla fine ha capito, ha dovuto capire – perché gliel’hanno fatto capire chiaramente i suoi elettori al primo turno, fregandosene degli ordini di scuderia e votando per la persona giusta – che il tema della legalità è irrinunciabile e che un centrosinistra senza sinistra è una contraddizione in termini.
Qui ci vorrebbe da parte del Pd a un tempo uno scatto d’orgoglio e un bagno di umiltà; bisognerebbe che il Pd ammettesse di aver preso una cantonata decidendo di sostenere il peggio del peggio (ammesso che sia possibile stilare una classifica) del centrodestra soltanto per “vincere facile”, perché i voti e/o i posti di governo ottenuti al gratta e vinci della politica come sono venuti se ne vanno; bisognerebbe – e sarebbe sufficiente - che i vertici del Pd aprissero gli occhi e si accorgessero del degrado e della disperazione in cui versa la Sicilia; basterebbe che ritrovassero la dignità e il senso delle loro origini. E – senza voler essere a tutti i costi attaccati a quelle che altri definiscono vecchie categorie della politica – che si rendessero conto che il centrosinistra non può essere centrocentrodestra. Il centrosinistra, di solito, è costituito da un centro moderato e da una sinistra: non da un altro centro, ma una sinistra vera. Se non è così, non si va da nessuna parte. Soprattutto in Sicilia. Per questo spero nella vittoria di De Magistris (oltre che in quella di Pisapia a Milano, naturalmente): perché se ce la fa Napoli, anche la Sicilia potrà ritrovare la dignità.
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