mercoledì 11 maggio 2011

Commissione parlamentare antigiudici

Conversazione (fra la Sicilia e Roma) con Orazio Licandro, a proposito della Commissione parlamentare che il Presidente del Consiglio vorrebbe costituire per fermare i giudici

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Non c’è che dire: negli ultimi cinquant’anni l’Italia ha subìto una metamorfosi che Kafka non avrebbe nemmeno potuto immaginare. Una volta in questo Paese si promuovevano le commissioni parlamentari di inchiesta sul fenomeno mafioso. Ora si sollecita la costituzione di una commissione per indagare sull’operato dei giudici. A proporre per primo una commissione antimafia fu Ferruccio Parri, un antifascista, che la vide realizzare nel 1962. A proporre la commissione antigiudici oggi è un piduista.

La mia conversazione con Orazio Licandro, giurista, oltre che dirigente nazionale dei Comunisti Italiani e della Federazione della Sinistra ed ex componente della Commissione parlamentare Antimafia, parte proprio da questo raffronto:
“Ma la Commissione antimafia riguarda fenomeni eversivi veri, reali. Non si istituisce un organismo così perché i magistrati indagano sull’eventuale commissione di alcuni reati!”

Nella nota in cui si illustrano i compiti della Commissione, il passaggio in cui si spiega che dovrà verificare “se e in quale misura singoli esponenti o gruppi organizzati all’interno della magistratura abbiano svolto attività in contrasto con il principio costituzionale della separazione dei poteri” sembra proprio voler intaccare il sacrosanto principio della divisione dei poteri:
“Infatti questo è proprio un attacco alla magistratura in quanto tale, un’operazione con scopi ben precisi, contraria a qualunque assetto di equilibrio fra i poteri di uno Stato. Se uno pensa agli Stati Uniti, di cui loro si riempiono tanto la bocca…Immaginare che un presidente possa attaccare la Suprema Corte come Berlusconi fa con la Corte costituzionale, finirebbe con l’impeachment. Lo scandalo Nixon scoppiò per molto meno”.

Riusciranno a farla?
“Non credo che andrà avanti: è una cosa che non sta né in cielo né in terra. E’ solo una trovata propagandistica, come la riforma ‘epocale’ della giustizia, che ancora non è stata fatta. Questa è la trovata elettorale di un leader in caduta libera anche presso il proprio elettorato, sia per gli scandali che per le questioni giudiziarie, che cerca di galvanizzare gli istinti più brutali, rozzi e beceri. E non importa se così si va a destrutturare lo Stato democratico”.

Ma nessuno lo ferma…
“Infatti resto sorpreso: il Presidente della Repubblica, invece di lacrimare sul sacrificio di alcuni magistrati (peraltro, che bel messaggio hanno fatto passare: il 9 maggio hanno scelto per la commemorazione soltanto i nomi di quelli uccisi dal terrorismo rosso – e noi lo abbiamo sempre avversato -, ma quelli caduti sotto il piombo del terrorismo nero e della mafia erano meno eroici?), perché non lo prende, metaforicamente, a randellate sui denti? Ormai sembra che si sia instaurato uno schema classico: Napolitano fa appello ai buoni sentimenti, all’unità, alla concordia, e un istante dopo Berlusconi dà due botte, una ai magistrati e l’altra a lui, rivendicando più poteri rispetto al Colle. Che senso ha reggergli bordone?”

Qualora dovessero riuscire a vararla, la Commissione avrà dei costi?
“Non tanto per i parlamentari, che non hanno diritto a un gettone di presenza, ma certamente il personale dovrà essere distolto da altri incarichi e assegnato alla Commissione. Però i costi dovranno essere affrontati per il Presidente dell’organismo: uffici, segreteria, macchine…”

E che a beccarsi questo bel posticino sia l’unico non ancora pagato per i suoi servigi, il più disponibile fra i disponibili (che ha pure qualche problema con la giustizia), l’onorevole (gulp!), Domenico Scilipoti?
“Sì, e magari fa l’agopuntura a tutti!”

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