Di solito quando uno dice che considera conclusa o in via di esaurimento un’esperienza vuol dire che è finita. E’ il classico “prendiamoci una pausa di riflessione”, giusto per non essere accusati di crudeltà mentale per aver dato un taglio netto, ma sia chi lascia che chi viene lasciato sa benissimo cosa significa.
In casa Pd – in particolare del Pd regionale – non funziona così. Alla fine della direzione regionale dei giorni scorsi, convocata per decidere se continuare a sostenere il governo Lombardo, il coordinatore della segreteria nazionale, Maurizio Migliavacca, e il segretario regionale dell’(o)P(us)D(ei), Giuseppe Lupo, hanno firmato un documento congiunto in cui si legge: “La valutazione sull’azione di governo di questi mesi ha messo in evidenza luci ed ombre che portano a considerare in via d’esaurimento la fase politica di sostegno al governo tecnico”. Ora, uno normale legge e pensa: “Ah, finalmente hanno capito. Ci sono stati un po’, ma bisogna compatirli perché non sono mai stati dei geni. Però alla fine ci sono arrivati pure loro e hanno deciso di togliere il sostegno al governo”. Governo vergognoso sul piano delle politiche del lavoro - le prime che dovrebbero interessare un partito che si dice democratico e che non disdegna di essere definito “di sinistra”-, sul piano della politica sanitaria, su quello della tutela dei beni culturali e, come se non bastasse, retto da un presidente indagato per rapporti con la mafia. E invece no. Perché poi continui a leggere e ti spiegano: “Ora si tratta di verificare se esistono le condizioni per aprire una nuova prospettiva politica fondata sull’alleanza delle forze progressiste, moderate e autonomiste all’insegna dell’innovazione”. Cioè, non cospargersi il capo di cenere, ammettere l’errore e tornare indietro, ma spingersi oltre (termine peraltro caro al segretario Bersani). Prima si limitavano al petting, ora con Lombardo ci scopano. E i siciliani la prendono nel culo. Così il cerchio si chiude.
Ma siccome non gli basta, si prendono per il culo da soli. O, meglio, lo fanno nei confronti dei loro amici di partito che – per le ragioni più disparate – erano contrari al sostegno a Lombardo al punto da sollecitare un referendum per fare pronunciare la base del partito. Ebbene, dopo mesi di cazzeggio, di liti furibonde, di minacce, di commissariamenti, quella stessa nota congiunta fa contenti tutti e ci informa che adesso andranno a una “verifica stringente”: il 19 giugno ci sarà l’assemblea regionale del partito per valutare la complessiva situazione politica regionale anche alla luce dei risultati delle amministrative, poi si dovrà procedere alla stesura del regolamento per il referendum, ad agosto presumo andranno tutti in vacanza e alla fine, entro settembre, ci sarà la consultazione referendaria. Altri quattro mesi, capite? Quattro mesi per raggirare quelli che si oppongono dall’interno, magari da impiegare riducendoli a scendere a più miti consigli attraverso l’offerta di assessorati e posti di sottogoverno nel governo prossimo venturo che dovrebbe vedere tutti insieme appassionatamente gli eredi di Salvatore Giuliano e quelli (molto presunti) di Pio La Torre; quattro mesi che chissà quanti diventeranno perché per dare il via a questa straordinaria stagione all’insegna del consociativismo e del clientelismo occorreranno le dimissioni di Lombardo e l’indizione di nuove elezioni. Il tempo per fargli un po’ di addestramento e spiegare a quelli del Pd che ancora non l’avessero capito come si fa campagna elettorale. Insomma, una sorta di scuola quadri in cui gli insegnamenti da seguire e fare propri sono quelli di Raffaele Lombardo: da Frattocchie ai patronati di Librino.
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