E insomma Stancanelli - sempre quello: quello che pur avendo rinunciato al doppio incarico è rimasto sempre, al massimo, mezzo sindaco di Catania - continua a spendere soldi in minchiate, è impegnato in una vorticosa campagna elettorale che lo fa diventare uno e trino (basta vedere il calendario degli appuntamenti mondanpolitici catanesi per accorgersi che presenzia praticamente a tutto: dalla mostra mercato dei prodotti artigianali del quartiere San Cristoforo alla consegna di uno sportello informativo del Comune all'interno dell'aeroporto), ci racconta la megaballa del primo cittadino che ha ripristinato la legalità e risanato il bilancio comunale, ma siccome con i tedeschi non si scherza (come sa bene anche il capo del suo partito) ora la pagherà cara la sua sbruffoneria.
Carissima, in realtà, e in realtà la pagheranno tutti i cittadini catanesi perché il loro caro sindaco, comportandosi - diciamo così, con un eufemismo - con leggerezza, ha contratto un debito, non lo ha pagato, si è fatto fare un decreto ingiuntivo esecutivo, se n'è fottuto alla grande facendo lievitare enormemente la somma dovuta e alla fine, però, siccome i tedeschi sono tedeschi e non se ne fanno passare una (magari lui pensava di cavarsela con una pacca sulle spalle e un accordo aumm aumm), i suoi creditori hanno continuato a - come si dice in gergo giuridico - adire le vie legali fino a rivolgersi a un Tar altrettanto tedesco, quello di Bolzano, che non se l'è fatto ripetere due volte ed è andato dritto come un treno ad alta velocità.
Ma vediamo di ricostruire la cosa: il 18 febbraio 2009, dando seguito a un'asta pubblica bandita dall'Economato del Comune per acquistare le nuove divise dei vigili urbani, la Commissione aggiudicatrice dell'appalto ammette al pubblico incanto una delle due sole ditte che si erano presentate, appunto la Würth dell'omonimo gruppo tedesco con sede italiana ad Egna, nome in tedesco Neumarkt, in provincia di Bolzano. Oltre 2000 paia di pantaloni, un migliaio di camicie, berretti e cravatte per un importo a base d'asta di 137.500 euro più iva. Francamente non saprei dire cos'è successo strada facendo, ma fatto sta che il debito del Comune nei confronti della Würth è diventato di 734.876,42 euro, aggravato ulteriormente da interessi di mora e spese legali che lo fanno avvicinare pericolosamente al milione. Roba che gliele avrebbero potute tempestare di cristalli swarovski 'ste divise! Debito non pagato, comunque, malgrado un decreto ingiuntivo esecutivo del 12 novembre 2010, tanto che la società - dopo diversi e inutili tentativi di farsi pagare - ha deciso di rivolgersi al Tar di Bolzano che il 18 ottobre scorso le ha dato ragione concedendo al Comune 30 giorni per pagare e nominando commissario ad acta il prefetto di Messina che, allo scadere del termine (cioè fra sei giorni), potrà avviare una serie di azioni perché la società abbia quanto le spetta. Potrà quindi operare variazioni di bilancio, accendere mutui o chiedere prestiti per conto del Comune o vendere beni di proprietà comunale, c'est à dire dei catanesi. Che dovranno aggiungere anche questa somma a quella vertiginosa del buco di bilancio creato dal predecessore di Stancanelli, Umberto Scapagnini, ed evidentemente mai sanato tanto che non è possibile pagare i debiti.
Riporto le parole pronunciate dal sindaco durante un consiglio comunale convocato appositamente e inutilmente e costato - a quanto sembra - cinquemila euro di diretta televisiva per comunicare che sarebbe rimasto a fare il primo cittadino: "Abbiamo pagato i creditori in ordine cronologico. Non c'è un creditore del Comune di Catania che possa dire che è stato superato; non li abbiamo chiamati: gli abbiamo mandato i soldi a casa!"
Ah, ecco allora qual era il problema: le solite Poste italiane che non funzionano.
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