Ma perché tutti non fanno che sottolineare la presenza delle donne nel governo Monti e specificano che si tratta di ministeri "pesanti"? Non sarà che vogliono indurci a guardare il dito anziché la luna?
A parte che non vedo la ragione di tanta euforia, dal momento che le donne nel governo sono tre su diciassette ministri (diciotto, compreso il primo ministro), e a parte l'aspetto positivo che le borse non le roteano sui marciapiedi ma ce le hanno sotto gli occhi con tutto il loro corredo di carico di lavoro, figli, nipoti, rughe e certificato di nascita ben in vista, vorrei umilmente far notare un paio di cose.
Intanto, non è vero che è la prima volta che le donne hanno ministeri di rilievo: il primo ministro dell'Interno donna durante il governo D'Alema fu Rosa Russo Iervolino e si comportò da catto-fascista come la gran parte dei ministri dell'Interno italiani; mentre un ministero di grande importanza, quello alla Sanità (non capisco per quale ragione lo si consideri minore, dal momento che si tratta della salute e della vita degli italiani), è stato ricoperto da Rosi Bindi. E il fatto che molti primari ospedalieri slash evasori fiscali ancora vorrebbero scuoiarla viva è garanzia del suo buon operato.
In secondo luogo, se sono donne che hanno accettato di entrare in un governo dei cattolici e dei banchieri (volendo fare una sorta di crasi della sostanza, praticamente lo Ior) io non sono del tutto certa che faranno gli interessi delle donne e, in generale, dei più deboli perché gli unici interessi sui quali sono abituate a ragionare - come i loro colleghi maschi - sono gli interessi bancari.
Terzo: comunque, anche se ci hanno messo il carico del ministero del Lavoro, è sempre una donna la titolare delle Pari opportunità, cosa che non mi piace e non mi è mai piaciuta perché suona tanto come lo zuccherino dato ai cavalli per essersi comportati bene. Anzi, è come dare dignità ministeriale al the delle cinque con plum-cake e pastine da dessert. Per la serie: fatevi le vostre cose cretine e non rompete i coglioni che noi (maschi) abbiamo nelle mani il destino del Paese.
Quarto: poco fa ho sentito alla radio il curriculum del Ministro del Lavoro, Elsa Fornero. Fra i suoi "titoli" c'era anche l'essere moglie dell'economista ed editorialista de "La Stampa", Mario Deaglio. Ma dico, ma quando mai qualcuno si è preoccupato di farci sapere - come "titolo di merito" - che Mario Monti è marito di Elsa Antonioli, presidente della Croce rossa di Milano o che Giorgio Napolitano è marito dell'avvocato Clio Bittoni?
Infine: tutta questa enfatizzazione della presenza delle donne nel governo, fa il paio con lo stupore ormai decennale dei cronisti che segnalano grappoli di donne sulle barche dei migranti (come se le donne non soffrissero anche più degli uomini e non fossero capaci di decisioni estreme come quella di fare una traversata a rischio della vita) o che sottolineano il ruolo di boss assunto da alcune donne di mafia (come se le donne non sapessero essere stronze e bastarde anche più degli uomini).
Forse la vera svolta, la vera rivoluzione, sarà compiuta quando avremo smesso di avvistare donne nei ruoli centrali del "potere" come fossero oasi nel deserto. Perché il più delle volte si tratta di un miraggio.
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