Il dialogo si svolge più o meno così: lui, affettuoso (e già questo qualche sospetto potrebbe destarlo), le propone di fare una vacanza in montagna; lei, sprezzante e stizzita, gli risponde che con la sua macchina non andrà da nessuna parte e che vuole "un vero fuoristrada".
E' una delle tante pubblicità ascoltate alla radio, che dipingono un mondo inesistente e sicuramente offensivo per i più, come quella bambina smorfiosa, insopportabilmente snob che parla come la rana dalla bocca larga e la cui madre fa la commercialista e la posta la riceve solo sullo smartphone, che somiglia tanto all'odiosissimo G (quello disumanamente ricco) di Giorgio Gaber e ti fa venire tanta voglia di mandarla a cagare. O di spiegarle che la tua di mamma fa la postina precaria e fa chilometri a piedi sotto la pioggia, carica come un somaro, per mettere nella cassetta della posta (quella vera) di migliaia di poveracci quintalate di carta che ti offrono finanziamenti per comprati - impegnandoti le mutande e il loro contenuto per i prossimi tre anni - lo smartphone che sua mamma realisticamente ha avuto in regalo da qualche assistito aiutato ad evadere il fisco.
Poi ci sono le pubblicità televisive sulle automobili, che mostrano una situazione più surreale di quella delle famigliole felici da mulino bianco: un coglione prigioniero della sua stupidità e dei suoi soldi sale in macchina ed ecco il silenzio, le praterie sconfinate, la libertà.
Allora, non so dove vivano certi pubblicitari, ma posso assicurarli che le femmine - la gran parte delle femmine, che infatti rientra nella categoria delle donne - non sono così stronze e che ci sono donne alle quali, per essere felici, basta sdraiarsi sulla spiaggia sotto casa a prendere il sole con il loro uomo e avere un lavoro dignitoso e non gliene frega niente del fuoristrada, del suv e di puttanate del genere. Così come, se sali in macchina, il silenzio le praterie sconfinate e la libertà te li scordi e la realtà invece è l'incubo del traffico e dei clacson che ti perforano il cervello e ti fanno diventare scemo ed è la doppia schiavitù di stare chiuso in una scatola - più o meno grande o più o meno accessoriata, ma pur sempre una scatola; una prigione, a volte di lusso, ma pur sempre una prigione - e di trovarti incatenato con la tua scatola ad altre scatole, senza via di fuga, come i detenuti pericolosi quando vengono portati in tribunale per un'udienza, legati per i piedi e costretti a camminare in fila indiana e il loro passo contrappuntato dallo straziante clangore delle catene.
Ma evidentemente quei pubblicitari vivono in un altro Paese: lo stesso abitato da quel venditore porta a porta (da cui il titolo della celeberrima trasmissione tv condotta dallo zerbino à pois) di aspirapolvere, secondo il quale in Italia la crisi non esiste e i ristoranti sono pieni di gente e ci sarebbe persino la fila per entrare. E quindi, se permettete, un consiglio per gli acquisti per una volta glielo do io, agli uni e all'altro. Compratevi un biglietto aereo di sola andata in business class, il più caro che c'è, e andateci a vivere davvero in quell'altro Paese. Magari a Panama, dove pare che i delinquenti italiani siano graditissimi ospiti. Così noi avremo finalmente il tempo di smaltire le nostre file: che non sono quelle ai ristoranti, ma alle mense della Caritas il cui rapporto 2011 parla di ben otto milioni e trecentomila italiani - cioè poco meno del 14% della popolazione - che vivono in uno stato di povertà. E che vi ci manderebbero volentieri a vivere in quell'altro Paese. Anzi, proprio a quel paese.
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