Partiamo da un presupposto: appartengo alla generazione del femminismo, il corpo non è un tabù, si fa pipì senza chiudere a chiave la porta del bagno, il reggiseno è una rottura di coglioni (specie quando - avendo ormai una certa età - l'artrosi ti obbliga a dolorosissimi contorsionismi per riuscire ad allacciarlo) nonché uno strumento di tortura anche se nato per sostituire quegli autentici strumenti di tortura che dovevano essere i corsetti, sono un'accesa sostenitrice del topless in spiaggia perché non capisco per quale motivo i maschi - pure se hanno una quarta flaccida - devono potersi alzare, passeggiare, giocare, restare a chiacchierare all'inpiedi per ore mentre noi - se non vogliamo diventare a stelle e strisce come la bandiera americana - siamo costrette a restare immobili come mummie a pancia in giù a mangiare la sabbia.
Quindi, a occhio e croce non sono una bacchettona e infatti mi è sembrato un po' esagerato il dibattito con polemica annessa sul manifesto scelto per la festa dell'Unità dal Pd di Roma, quello in stile Marilyn in "Quando la moglie è in vacanza" ma molto meno malizioso: la ragazza non era una bomba sexy, una vamp o una pornostar, ma - appunto - una ragazza qualunque, che calza le ballerine e istintivamente si porta le mani alla gonna quando il vento che sta cambiando (e sul quale il Pd ha messo il cappello) cerca di sollevargliela. E poi, fosse solo questo il problema del Pd!
Il problema è il Pd H (che non c'entra niente con Adèle H. la figlia pazza di Victor Hugo). Il Pd H è il Pd hard. Non solo quello dello spogliarello e, quindi, della mercificazione del corpo, di una specie di aspirante zoccola e l'altrettanto e più offensivo - perché spacciato per bilanciamento politicamente corretto - spogliarello e mercificazione del corpo di una specie di aspirante gigolò, che ha giustamente fatto imbufalire le donne di "Se non ora quando", quelle cioè che alcuni mesi fa avevano dato la sveglia all'Italia in nome della dignità femminile sistematicamente calpestata da quegli esseri preistorici che sono Berlusconi e i berlusconidi.
Il problema è il Pd hard. Quello osceno (e per fortuna non tutto) perché non è più nemmeno, come direbbe Beppe Grillo, pdiellemenoelle, ma perché ambisce a diventare in tutto e per tutto Pdl, con il suo carico di perversione, di festini, di corruzione, di disprezzo per la democrazia, di fastidio verso la stampa e la magistratura. Ora, onore (che però non cancella il disonore, se le responsabilità saranno accertate dalla magistratura) a Filippo Penati che ha lasciato le cariche e disonore al senatore Alberto Tedesco che si è guardato bene dal lasciare quella corazza di immunità/impunità che è il seggio al Senato e che in più ha ricoperto di insulti Rosi Bindi - la presidente del suo partito, autorevole per carica e per condotta - solo perché gli chiedeva di dimettersi. Ma disonore anche al segretario del partito, Pierluigi Bersani (non parliamo di D'Alema, tecnicamente craxiano), che non solo ha taciuto per giorni sull'inchiesta che vede coinvolto l'ex capo della sua segreteria politica, ma poi si è messo a pettinare le bambole tirando fuori la richiesta di “una legge sui partiti che garantisca bilanci certificati, meccanismi di partecipazione e codici etici pena l’inammissibilità a provvidenza pubbliche o alla presentazione di liste elettorali”. Ma davvero pensa che abbiamo l'anello al naso? Primo: se per caso l'avesse dimenticato, gli ricordo che le leggi le fa il Parlamento (per quanto sia stato privato delle sue prerogative) e quindi anche lui e i suoi compagni/amici che vi sono stati eletti/nominati. Secondo: un partito che voglia distinguersi dalla merda corrente non ha bisogno che gli si imponga l'onestà ope legis, ma si dota di regole interne e impone comportamenti irreprensibili dal primo dirigente all'ultimo militante. Terzo: abbiano almeno il buon gusto di non spacciarsi per eredi del Pci e di non appropriarsi delle commemorazioni di Enrico Berlinguer e Pio La Torre se poi la questione morale se la mettono sotto le scarpe e in Sicilia governano oscenamente con Raffaele Lombardo. Nel Pci per tesserarsi ci voleva uno che ti presentasse e garantisse sulla tua moralità. Ma il Pci non esiste più proprio per volontà di alcuni che oggi sono ai vertici del Pd arrivati persino ad affermare di non essere mai stati comunisti, e la diversità comunista fa talmente tanta paura che con tutti i mezzi - dagli sbarramenti elettorali ai sondaggi taroccati, che altro se non sono se non dei partiticidi - si fa in modo di oscurare l'esistenza dei comunisti. Che fa paura. Perché può succedere che un comunista ti metta in crisi e faccia vacillare certezze basate su corruttela e clientelismo se ti spiega che un posto di lavoro vorrebbe trovarlo per concorso e non perché conosce un politico, mentre la regola oggi è l'oscenità: che si tratti di uno spogliarello, di una raccomandazione o di una tangente.
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