martedì 12 luglio 2011

La Giovane Italia come Paul Vitti

Certo sono strani questi di Giovane Italia di Palermo. Giovane Italia (no, Mazzini non c'entra una mazza) è il movimento giovanile del Pdl, cioè il partito di Berlusconi, i cui militanti palermitani da qualche tempo si agitano molto per dimostrare la loro esistenza in vita, ma evidentemente hanno un po' di idee confuse.
Talmente confuse che qualche giorno fa sono riusciti a confonderle a molti, quando in maniera anonima, salvo svelarsi in serata, una mattina hanno fatto apparire per le strade del capoluogo siciliano una serie di striscioni di protesta ("Indagati e condannati, vogliamo fare i deputati") contro il salvataggio da parte dell'Assemblea regionale siciliana - popolata per un terzo da inquisiti - dell'incandidabile esponente del Pid, Santo Catalano.
Insomma, sembrava il moto di rabbia di cittadini infuriati e indignados per essere governati da fuorilegge e invece nell'ordine poteva essere:
1) guerra per bande
2) bisogno di apparire, in vista di qualche candidatura
3) stupidità o abuso di sostanze allucinogene: convinti di essere militanti di un partito degli onesti, i giovini della Giovine (Forza) Italia sono saliti sul predellino a dare lezioni di moralità.
Ma bisognerà farli controllare, perché un abuso una volta può passare, poi diventa dipendenza. E infatti oggi se ne sono usciti con un'altra azione "moralizzatrice": forse inconsapevoli di commettere il reato di appropriazione indebita del ricordo di Paolo Borsellino (che si starà rivoltando nella tomba), stavolta hanno affisso per le vie di Palermo dei manifesti con la foto di Massimo Ciancimino e il titolo "Tale padre tale figlio, oggi come ieri meglio un giorno da Borsellino che cento anni da Ciancimino". La spiegazione data dai figli del partito di Berlusconi, di Dell'Utri e di più o meno noti parlamentari nazionali, deputati regionali, consiglieri provinciali, comunali e di quartiere che vengono eletti grazie ai voti dei boss, sarebbe degna del Paul Vitti di Robert De Niro in "Terapia e pallottole". Pura crisi di identità.
Giudicate da soli: "Nell'era della costruzione mediatica dei falsi eroi dell'antimafia vogliamo ribadire quali sono i veri punti di riferimento dei giovani italiani. Per troppo tempo i soloni dell'antimafia, sempre pronti a dare lezioni non richieste di legalità, ci hanno propinato l'immagine di un Massimo Ciancimino ripulito ed in grado di svelare la verità sulle stragi del '92. Oggi vogliamo riaffermare che la vera famiglia da prendere ad esempio è quella di Paolo Borsellino, della moglie Agnese e dei figli, che in questi anni non hanno cercato notorietà e, seppur nel dolore, hanno continuato a credere nelle istituzioni e nella lotta alla mafia fatta non di parole ma di un preciso stile di vita".
Ma questi ci sono o ci fanno? Io vorrei ricordare loro che il primo a non credere nelle istituzioni è il capo del loro partito nonché - purtroppo per tutti noi - presidente del consiglio, Silvio Berlusconi, che un giorno sì e l'altro pure le istituzioni le infanga con la sua stessa presenza e per il quale i magistrati sono di volta in volta disturbati mentali, un cancro, antropologicamente diversi, eccetera. E vorrei ricordare loro che il magistrato forse più vicino a Paolo Borsellino, il suo allievo, che ne sta continuando l'opera in maniera rigorosa e irreprensibile, rispondendo solo alla legge, è cioè Antonio Ingroia, viene sistematicamente attaccato dal partito di Berlusconi e dai partiti del centrodestra, con quel che questo può significare per un magistrato anche sul piano dell'incolumità personale. Vorrei ricordare loro che Berlusconi si teneva in casa il capomafia Vittorio Mangano e che Marcello Dell'Utri lo definì "eroe" per essere stato omertoso.
Lungi da me dal difendere la famiglia Ciancimino in generale e il figlio di Don Vito in particolare, che pure un contributo ha dato allo svolgimento delle indagini ma che resta sempre un personaggio ambiguo, però una cosa voglio dirla ai giovani sudditi del premier: voi tenetevi i vostri eroi - Vittorio Mangano, Marcello Dell'Utri - e non toccate i nostri, magistrati che non si lasciano corrompere, persone normali che svolgono con impegno e onestà e sempre nel rispetto della legge il loro lavoro. Il fatto che Paolo Borsellino fosse "di destra" non vi autorizza a infangarne il nome pretendendo di manifestare in nome della legalità il giorno dell'anniversario della strage di via D'Amelio. Oppure cambiate partito. Ma dubito che in questo centrodestra possiate trovare qualcosa che si avvicini a un partito degli onesti.

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