Ieri sera, mentre rincasavo, un ragazzo che lavora nella mia strada stava raccontando sconvolto a un conoscente che poco prima, sotto i suoi occhi, una signora era stata scippata della collana e che, poco dopo, forse gli stessi erano saliti all'ultimo piano di un palazzo dove dei muratori sono impegnati nella ristrutturazione di un appartamento e si sono fatti consegnare il portafogli da uno di loro: c'erano venti euro.
Storie di ordinario e quotidiano degrado in una città, Catania, dove il livello di disoccupazione giovanile è ormai patologico, dove il 90% dei commercianti paga il pizzo, dove un libraio che non lo paga è stato costretto a chiudere perché gli hanno incendiato il negozio a ripetizione, dove le strade sono degli immondezzai, i beni culturali sono al disfacimento e i musei sono chiusi. E però in questa città senza amministrazione, dove il bilancio di previsione 2011 sarà approvato (forse) quando già saranno passati tre quarti dell'anno che si doveva prevedere inaugurando così la categoria delle previsioni postume, l'amministrazione inesistente ha stabilito che il 2 agosto - quando cioè saranno in pochi ad accorgersene - porterà all'approvazione del consiglio comunale l'istituzione della tassa di soggiorno, quella sorta di pedaggio che i non residenti devono pagare nelle località turistiche e nelle città d'arte che poi con quei soldi dovrebbero provvedere a valorizzare il patrimonio di quei luoghi.
Insomma, chi si troverà a passare da qui - oltre a pagare il pizzo agli scippatori, lasciandogli la collana, la borsa o la macchina fotografica - dovrà pagarlo anche al sindaco, grazie anche a un decreto regionale varato un paio di anni fa che ha indicato Catania fra gli 88 comuni siciliani che avrebbero potuto chiedere di essere inseriti nell'elenco delle località "a vocazione turistica" e quindi partecipare ai programmi europei per lo sviluppo regionale. Quel decreto diceva che, per stare in lista, i comuni dovevano avere tre insieme di questi requisiti: "l’adeguata presenza di beni culturali, artistici e architettonici; la collocazione all’interno di parchi regionali; la localizzazione paesaggistica e naturalistica, la persistenza e la tutela dei centri storici, l’adeguata dotazione infrastrutturale alberghiera (che comprende alberghi, agriturismi, turismo rurale, paesi-albergo, case vacanza, bed and breakfast); l’organizzazione, da oltre un triennio di manifestazioni, rassegne o grandi eventi culturali e un’adeguata presenza turistica". A parte la ripetizione ossessiva del termine "adeguata", che sembra voler giustificare un concetto molto vago (Quanti beni culturali ci vogliono - tre, trecento, tremila - per considerare adeguata la loro presenza? E quanti alberghi? Quanti B&B? E gli alberghi quante stanze devono avere? E quanti camerieri? Qual è il criterio per stabilire l'adeguatezza? Boh!) e dunque molto elastico, e ammettendo che a Catania - malgrado i suoi amministratori - c'è un numero consistente di beni culturali e architettonici, non mi sembra che il comune faccia parte del Parco regionale dell'Etna; quanto poi alla "persistenza e la tutela dei centri storici", quello di Catania - sempre malgrado loro - di persistere persiste, perché ancora il coraggio di prenderlo tutto a picconate e costruirci grattacieli (dopo lo scempio già intollerabile degli anni Settanta) non l'hanno avuto, ma sulla tutela...basta passarci qualche ora a Catania per capire quanto questa amministrazione e la precedente sembrino nutrire un sentimento profondo di odio verso il centro storico. Forse, appunto, perché non ci possono mandare le ruspe.
E' davvero difficile che Catania abbia insieme ben tre requisiti per essere classificata città d'arte o a vocazione turistica, mentre ce li ha tutti per rientrare a pieno titolo nei paesi del terzo mondo: sottosviluppo, malgoverno, malasanità, sporcizia, strade come mulattiere, nessuna attenzione ai più deboli sui quali anzi si lucra (ricordate la cricca dei Servizi sociali, vicenda per la quale il sindaco Stancanelli è accusato di abuso d'ufficio con richiesta di imputazione coatta da parte del Gip?), casse comunali sgangheratissime a fronte di un proliferare esorbitante di consulenze che forse sono alla base dell'impossibilità di far quadrare i conti e quindi di approvare un bilancio credibile. E siccome soldi non ce n'è, l'amministrazione pensa di scipparli ai turisti. In cambio di cosa? Vogliamo ipotizzare qualche "svago" da offrire a chi viene a visitare la città? Potremmo organizzargli, per esempio, la "cacca al tesoro" che consiste non nel trovare una cacca di cane, ché le strade di Catania ne sono piene, ma di trovare la più grossa, come quando si va in cerca di tartufi. Oppure una gara di apnea per le vie del piscio, sullo stile dei tornei di bacio sott'acqua. O ancora le olimpiadi di Parkour, dove gli ostacoli da superare siano gli scippatori, le macchine in seconda fila, le buche nelle strade, la munnizza....
Finito il percorso di guerra, se ne saranno usciti vivi, saranno premiati con un soggiorno a Catania, senza tassa di soggiorno. Altrimenti, col cazzo che ci tornano!
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